Arte

La Madonna col Bambino “ferita”. Un’icona miracolosa a Lecce: la Madonna della Carità

di Valentina Antonucci

Iconografia mariana a Lecce e nel Salento (Parte III)

La Madonna della Carità in Lecce: un’icona miracolosa semisconosciuta…

Madonna col bambino ferita
Lecce, Chiesa di S. Teresa, Madonna col Bambino, affresco, fine del XIV sec.
Nella città di Lecce si trova un’icona di Madonna “ferita” decisamente più sfortunata delle sue conterranee di Soleto e Galatone. E’ conservata nella chiesa di S. Teresa, in una parte poco illuminata del muro di controfacciata, all’interno di una teca coperta da un vetro che rende difficoltosa la visione del contenuto. Semisconosciuta al giorno d’oggi, questa icona è stata la protagonista di una storia devozionale importante e duratura che però, a un certo punto, si è interrotta.

Si tratta di un lacerto di affresco raffigurante la Madonna col Bambino, in un discreto stile tardomedievale che un restauro renderebbe meglio leggibile: fu staccato e trasportato nell’attuale sede dalla chiesetta di S. Maria della Carità, non più esistente perché abbattuta in epoca moderna. Era la chiesa del Monte di Pietà, o dei Pegni, importantissima istituzione caritativa fondata a Lecce nella prima metà del Cinquecento.
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Arte

La Madonna col Bambino “ferita”. Da Napoli a Galatone: storie di Madonne vulnerabili

di Valentina Antonucci

Iconografia mariana a Lecce e nel Salento (Parte II)

Madonna col bambino ferita
Galatone (Le), Chiesa di S. Maria della Grazia, Madonna col Bambino, affresco, XIV sec.
Le immagini vulnerabili: da Napoli a Galatone, storie di icone ferite Nel Meridione d’Italia, questo iter è esemplificato egregiamente dalla straordinaria storia della Madonna dell’Arco, la “Madonna dei napoletani” per eccellenza (solo dal XIX secolo parzialmente soppiantata dalla Madonna di Pompei): e non è certo un caso che il culto della “Mamma dell’Arco”, le cui origini risalgono al 1450, abbia assunto la dimensione di una ferventissima venerazione popolare in epoca controrifomata, verso la fine del Cinquecento, estendendosi a diverse province dell’antico viceregno di Napoli. Neppure il Salento rimase del tutto estraneo al culto della Madonna dell’Arco, come testimonia la presenza a Taviano (Le), nella chiesa già dei Francescani Riformati (ora intitolata all’Addolorata), di una pregevolissima tela settecentesca di scuola salentina che riproduce l’immagine della Madonna dell’Arco (cfr.: Una galleria d’arte francescana tra XVII e XVIII sec. Il Santuario dell’Addolorata di Taviano, a cura di V. Antonucci – M. De Santis – F. Melodia, Lecce 2008).
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Arte

La Madonna col Bambino “ferita”. Lecce come Bisanzio: la devozione alla Vergine Maria

di Valentina Antonucci

Iconografia mariana a Lecce e nel Salento (Parte I)

Madonna col bambino 'ferita'
Lecce, chiesa di S. Maria della Grazia: la Madonna col Bambino, affresco, fine XIV sec.
La figura di Maria Vergine è sempre stata, fin dai primi secoli del Cristianesimo, quella cui con più fervore si è rivolto il popolo dei fedeli, di ogni nazione e di ogni condizione sociale. Tuttavia, dopo lo strappo della Riforma protestante, nella prima metà del XVI secolo, i sentimenti dei fedeli sono stati costretti in qualche modo a diversificarsi: raffreddare l’ardore nei paesi i cui governanti avevano aderito alla Riforma, dare viceversa il via libera al più sfrenato sentimentalismo e alla più fervente devozione nei paesi cattolici.

La liceità del culto a Maria in quanto “Madre di Dio” (Theotokos: definizione sancita nel Concilio di Efeso, 431 d.C.) fu infatti uno dei temi centrali dell’aspra polemica teologica in corso in quei tempi. Tale polemica era strettamente legata a quella sulla venerazione delle immagini sacre, che i protestanti, soprattutto i Calvinisti, rigettavano come una forma di idolatria.
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Opinioni

Parole stantie

Pasquale Urso: L'aquilone
Pasquale Urso: L'aquilone
Esperimenti di scrittura, di questo si tratta e null’altro; metti sul foglio due parole e provi a tirare fuori il resto; il risultato lo lascio giudicare a voi. Mi rendo conto, tuttavia, che le parole pesano e forse questo fu il motivo per cui, il mio amico Michele, non volle pubblicare questo scritto sulla sua rivista, l’Impaziente.

Chi ha paura si sente più sicuro nel male che nel bene, “Ernst Wiechert, l’autore di questa frase, doveva essere fine conoscitore dei suoi simili” pensai quella volta, sicuramente esagerando come mio solito. Occorre, tuttavia, sgombrare il campo da fraintendimenti: il nostro intento è solo quello di ragionare sulle cause del male nel tentativo, forse vano, di individuarne i rimedi; buona lettura:
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Ambiente

Passeggiate verdi …quasi!

Degrado rurale: la nuova emergenza
Degrado rurale: la nuova emergenza

Metti una domenica normale: una gita fuori porta, una amena passeggiata in campagna, una rilassante camminata fra prati fioriti e pingui paesaggi agricoli. Questo era il Salento una volta, ora non più …o, quantomeno, non sempre.

Capita spesso di uscire in cerca di spunti creativi, d’altronde da quando non fotografo più per professione, sono tornato ad essere un felice fotoamatore.
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Bibliografia, Bozzetti di viaggio

Bozzetti di viaggio di Cosimo de Giorgi: da Lecce a Galatone

Cosimo de Giorgi
Cosimo de Giorgi
Usciamo da Lecce dalla Porta di Rusce, eretta nel 1703 sulle rovine di un’altra più antica, e sormontata da una statua di S. Oronzo scolpita in pietra leccese. Ripiegando verso sinistra passeremo sotto il convendo dei PP. della Missione, oggi ridotto a penitenziario; e di lì potremo osservare i due viali alberati che cingono la nostra città; uno dei quali va a far capo all’obelisco di porta a Napoli, e l’altro giunge fino all’orfanatrofio Principe Umberto. Entrambi son lunghi pressoché un chilometro e formano la passeggiata prediletta dei leccesi nei mesi estivi e nelle ore pomeridiane, sotto l’ombra delle robinie, degli ailanti, degli olmi e dei pioppi. Che stupenda vegetazione!

(Cosimo De Giorgi, 1882)

Cosimo De Giorgi, La provincia di Lecce, Bozzetti di Viaggio; Congedo Editore, Galatina 1975

Arte, Cultura salentina

Il tema del “Nnanzi la porta” di Pasquale Urso

Pasquale Urso: Lattesa
Pasquale Urso: "L'attesa"
Inauguriamo oggi un altro modo di guardare alla salentinità quella indagata attraverso gli occhi dell’artista.

Partiamo con Pasquale Urso, maestro salentino che nel corso della sua lunga carriera, inaugurata a Lecce nel 1968, ha analizzato molti aspetti della nostra cultura riuscendo a trasporre sulla carta opere magistrali: immagini di usi, costumi e tradizioni locali spesso a rischio di estinzione la cui riproposizione assume i connotati del rimpianto per un tempo felice ormai cancellato dall’impetuoso avanzare dei cambiamenti sociali.
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Ambiente

Salento: l’uso e l’abuso

Questa ridicola costruzione rappresenta il tentativo compiuto da un nostro concittadino di costruirsi una casetta vista mare in uno dei luoghi paesaggisticamente più belli della costa salentina.

Labuso: linsulto al paesaggio che saremo costretti a guardare per molti anni
L'abuso: l'insulto al paesaggio che saremo costretti a guardare per molti anni

Siamo fra la Torre del Serpe e la Palascia immediatamente a sud di Otranto. Si tratta di un tratto di costa che ancora è rimasta stranamente intatta, forse solo grazie all’orografia del terreno abbastanza aspra.
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Storia

La casa comunale di Maglie

La vicenda storica che portò Maglie a dotarsi dell’attuale palazzo municipale è una vicenda lunga e complessa dettata dalla necessità di dare al decurionato una sede decorosa, dove potessero svolgersi le adunanze e conservarsi gli atti. Nicola Maria De Donno, illustre avvocato magliese, fu il promotore del progetto di costruzione del fabbricato e grazie a un suo manoscritto di Memorie abbiamo conosciuto le articolate vicende che portarono alla realizzazione dell’opera. Uno spaccato interessantissimo di Maglie a cavallo tra il decennio napoleonico e il ritorno dei Borboni nel Regno di Napoli.
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Scoperte, Storia

2 luglio ’43, una battaglia aerea nei cieli di Muro Leccese

Mappa operativa del Mediterraneo orientale
Mappa operativa del Mediterraneo

Lo sbarco degli Alleati in Sicilia tra il 9 e il 10 luglio ‘43 apre quella fase del secondo conflitto mondiale che gli storici hanno definito Campagna d’Italia. Da questo punto inizia la guerra di liberazione, che vede gli anglo-americani impegnati a risalire dal sud la penisola italiana sino a giungere nella capitale il 14 agosto, data della dichiarazione di Roma città aperta. Il proseguimento della seconda guerra mondiale è noto e molto studiato, ma ci sono dei momenti cruciali che la storia sino ad oggi non ha mai raccontato, e spesso ha anche completamente ignorato, di cui si rese protagonista l’intero territorio salentino.
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Bozzetti di viaggio

L’edicola Gallelli a Campi Salentina (parte II)

di Valentina Antonucci

Edicola Gallelli - Campi S.na
Edicola Gallelli - particolare

Per non disturbarli, ho spinto pian piano il cancelletto della loro abitazione, che era aperto, e sono entrata nel patio antistante, mattonato di recente con piastrelle azzurrine e occupato da tre vasetti un po’ squallidi, di cui si erano fatte ospiti alcune piante infestanti. Si vede che la Signora, oltre a dimenticare di chiudersi dentro, non ha molto tempo per la floricoltura.
E lo credo, con quel po’ po’ di impegno che si sono presi, Lei e il Bambino!

Il mio stupore è cresciuto (con un po’ di delusione, anche, devo ammetterlo) quando, trovandomi proprio di fronte a loro, mi sono accorta che il Drago contro cui sembravano star combattendo non c’era affatto: al posto suo c’era invece una grossa macchia di cemento, malamente tinteggiata con un colore intonato a quello della parete di fondo, sulla quale si sarebbe dovuto stagliare il terribile mostro.
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Scrivere il Salento

“Pesce a mare”: un piccolo aneddoto salentino

Centro storico di Castrignano del Capo
Centro storico di Castrignano del Capo

Non ho conosciuto il nonno materno, perché la malattia lo ha vinto prima della mia nascita, ma i racconti dettagliati di mia nonna e di mia madre hanno contribuito a farlo sedere a capotavola con noi, nelle domeniche trascorse in quel paesino così africano e soprannaturale, dal caldo intenso e dal nome più lungo della sua strada principale.

Castrignano del Capo: la chiesa madre settecentesca dedicata a S. Michele, la banda che accompagna i feretri, i corredi delle spose stesi sui cancelli delle case per essere ammirati, gli anziani del circolo del tressette, la vistosa penuria di giovani, il pane senza lievito fatto in casa da portare alla messa di Pasqua, la terra rosso bauxite delle campagne.

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