Storia

L’antica diocesi di Castro

dalle origini alla soppressione del 1818

La cattedrale di Castro

Risalente al periodo bizantino, la piccola diocesi di Castro sarebbe stata eretta da papa Leone II (682-683) nell’anno 682. Prime notizie riguardanti i suoi vescovi risalgono però solo al sec. IX; nella Diatiposi dell’imperatore Leone VI (886-911) è infatti riportato come in tale periodo la chiesa di Paleocastro fosse suffraganea della metropolia di Santa Severina in Calabria. La accompagnavano le sedi di Cerenzia, Isola Capo Rizzuto, Umbriatico e Gallipoli. Lo storico belga André Jacob, forte delle sue competenze paleografiche, ha esaminato attentamente uno stralcio del codice Vat. gr. 1238, giungendo alla conclusione che la Paleocastro succitata sia proprio Castro in Puglia.

Ai primordi del sec. XII la diocesi castrense rientrerà sotto la giurisdizione della rinnovata arcidiocesi di Otranto, che ormai si va quasi completamente latinizzando. Anche Castro, pertanto, è costretta ad abbandonare progressivamente la sua plurisecolare indole greca. Numerose tracce restano ancora oggi a testimonianza del periodo bizantino di Castro: dalle vestigia dell’antica chiesa a pianta centrale (secc. X-XI) situata nei pressi dell’attuale matrice, all’interessante insediamento rupestre dei Santi Stefani a Vaste (secc. X-XIV). Altra preziosa testimonianza è costituita dal codice greco Ambros. S 62 sup., copiato nel 1370 dal protopapa di Depressa e oggi custodito nella biblioteca Ambrosiana di Milano.

Il primo vescovo di cui si conosca il nome è tale Petereio, che nel 1179 prende parte al terzo concilio lateranense, convocato da papa Alessandro III (1159-1181). Intanto, col passare degli anni, la chiesa di Castro vive sempre più di riflesso rispetto alla vicina Otranto. Alcuni vescovi, tra l’altro, sono al contempo pastori dell’una e dell’altra realtà. Intanto l’insicuro affaccio sul mare pone a continuo repentaglio la sicurezza della sede diocesana, esposta in modo diretto alle scorribande saracene che si fanno sempre più frequenti. Neppure il sacrificio della città di Otranto, consumatosi nel 1480, permette di abbassare la guardia. A riprova del costante pericolo ottomano, nel 1537 l’episcopio è spostato a Poggiardo, piccolo centro nell’immediato entroterra; vi rimarrà in pianta stabile per un lungo periodo.

Proprio dalla sede di Poggiardo, con modalità simili a quelle impiegate dalle altre diocesi del Salento, partirà un lento processo di acquisizione dei dettami tridentini. Alcuni decenni dopo la conclusione del concilio di Trento saranno celebrati due sinodi diocesani, unici almeno di cui si abbia riscontro: il primo indetto nel 1632 dal vescovo carmelitano Dionisio Tomacelli (1631-1642), il secondo voluto nel 1653 dal calabrese Annibale Sillano (1653-1666).

Tra il 1810 e il 1818 Castro è sede vacante. Versa in tale condizione da che il vescovo Francesco Antonio Del Duca (1792-1810) ha esalato in Poggiardo l’ultimo respiro. Anche la diocesi procede a stento nei gravosi impegni pastorali e amministrativi. Intanto a Napoli, conclusasi l’esuberante esperienza napoleonica, tornano i Borboni. Nuovi rapporti vanno maturando tra il vecchio reame partenopeo e Roma. Tra i frutti del Concordato di Terracina, firmato da regno delle Due Sicilie e Santa Sede il 16 febbraio 1818, appare un preciso programma di riordino delle diocesi del Mezzogiorno. Il piano di revisione stabilisce che la diocesi di Castro in Puglia, con tutti i paesi che la compongono, sia soppressa e annessa in perpetuo alla sede idruntina. Così, oltre alla cittadina di Castro, passeranno a Otranto i paesi della sede estinta: Andrano, Castiglione, Cerfignano, Cocumola, Diso, Marittima, Nociglia, Ortelle, Poggiardo, Santa Cesarea, Surano, Spongano, Vaste, Vignacastrisi e Vitigliano.

Da quel momento la cattedra di Castro in Puglia diverrà sede vescovile titolare, attualmente occupata da Richard John Sklba, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Milwaukee in Wisconsin (USA).

12 pensieri su “L’antica diocesi di Castro”

  1. Caro Don Ciccio,
    questo me lo stampo e lo archivio!
    Un tracciato bellissimo di “storia religiosa” locale utilissimo ai miei umilissimi studi. Grazie di cuore!
    V.

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  2. Figurati, Vincenzo caro. Finalmente ho trovato un attimo per sedermi e selezionare questo saggio, estrapolandolo dal mio lungo contributo sull’arcidiocesi di Otranto apparso in “Storia delle Chiese di Puglia”, Bari 2008. Un modo per salutare tutti gli Amici di Cultura Salentina. Un abbraccio!

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  3. Libro che ho da qualche giorno acquistato e citato anche nelle fonti del mio ultimo saggio (assieme a un altro tuo contributo) 🙂
    Un caro saluto a te!

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  4. Carissimo don Francesco,

    come Vincenzo, che pure saluto cordialmente, stampo subito il tuo interessante contributo.
    Quella del vescovo titolare di Milwaukee poi, è forte … Immagino che nessuno lo sappia …
    A presto rivederci don Francesco e ogni bene!

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  5. Caro Marco Amedeo, noi Castrioti conosciamo bene il “nostro” attuale Vescovo Titolare! Se posso azzardare un parere, dico, che la politica attuata dal 1818 in poi dalla “sorella maggiore” è stata sempre volta a cancellare ogni traccia di tale entità autonoma purtroppo.
    Ora do uno spunto di riflessione al bravo Francesco Danieli, verrei capire per quale motivo contrariamente a quanto correttamente avviene in altri casi, l’attuale diocesi no ha preso la doppia intitolazione?
    Vi saluto spero che si faccia sepre più luce sulla nostra storia patria.

    Ad majora semper Luigi

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  6. Caro Luigi, quello della doppia intitolazione è un espediente impiegato durante gli accorpamenti delle diocesi attuati nel Novecento, specie nel 1986, in ossequio alla revisione craxiana del Concordato del 1929 tra Italia e Santa Sede. Nel 1818, quasi esclusivamente, si sopprimeva la sede più piccola e la si accorpava a quella limitrofa più ampia. Da quest’ultima era tratto il titolo della diocesi unificata. Molte diocesi italiane furono riunite nel corso dei secoli, quasi sempre in seguito a politiche giurisdizionaliste e all’interferenza dello stato nella sfera ecclesiale. In alcuni casi, come quello dell’attuale arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, per molto tempo l’ordinario era al contempo arcivescovo di Brindisi “e” vescovo di Ostuni. Il pastore era investito del titolo di “amministratore perpetuo”. L’attuale prassi di conservare il nome di tutte le diocesi accorpate nel titolo della diocesi unificata è sì rispettoso della storia del territorio e della sensibilità dei fedeli locali. Ha però del ridicolo quando una piccola diocesi si ritrova un titolo chilometrico, come ad esempio “Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi”. E’ il classico modo di fare all’italiana: in pratica il centro diocesano è uno…ma un misero contentino, a lungo andare, tappa la bocca ai patrioti più facinorosi… col passare del tempo, naturalmente! La profonda ferita dei gallipolini per l’unione forzata con Nardò (1986), ad esempio, è ancora in fase di cicatrizzazione; seppure non si verifichino più gli episodi di insofferenza e polemica che si registravano fino alla fine degli anni ’90. Spero di essere stato esauriente. Un caro saluto. Francesco Danieli

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  7. Carissimo francesco..mi chiamo Emanuele e sono un parrocchiano della parrocchia Maria SS. Annunziata di Castro. Grazie a Dio sono nell’ambito della Chiesa da quando ero bambino, fondamentalmente, faccio attualmente parte del coro parrocchiale e ho avuto l’onore e il piacere di “crescere” accanto a una figura per me indimenticabile, D. Salvatore Martella, già Canonico Parroco della Parrocchia di Castro. Non è per vantarmi ma sono uno studioso, o quanto meno un esperto, di storia locale e soprattutto di storia della Chiesa di Castro, alla quale come ti dicevo sono profondamente legato anche per questo motivo..Se hai bisogno di materiale o suggerimenti sulla storia di questa vetusta sede vescovile non esitare a contattarmi..insieme al mio carissimo amico Dott. Gianluigi Lazzari che è diciamo il mio mentore nello studio della storia ecclesiastica di questa città e col quale mi onoro di collaborare saremo lieti di darti una mano.. Ora solo una domanda..Anch’io so della presenza del “nostro” vescovo titolare e mi piacerebbe molto se un giorno fosse possibille che lui venisse per una visita, come lui stesso ha detto in una lettera inviata alcuni anni fa al nostro Don Luigi..volevo solo chiederti una cosa.. io non ne so molto di diritto canonico però ho visto che in questi ultimi anni non poca confusione è stata fatta sul titolo della nostra parrocchia..In alcuni documenti ufficiali anche provenienti dalla curia la chiesa in alcuni casi viene denominata chiesa parrocchiale, in altri chiesa ex-cattedrale, in altri ancora Chiesa Parrocchiale Cattedrale, in alcuni altri tipo ad esempio l’annuario diocesano addirittura Chiesa Collegiata, e infine l’ultimo caso che a dire la verità mi ha lasciato a dir poco perplesso dove sul progetto di restauro ufficiale, approvato dalla Curia Arcivescovile, la nostra chiesa viene fregiata men che meno del titolo di Concattedrale..ti preciso che per generalizzare ed anche per consuetudine noi la chiamiamo la Cattedrale perchè lo è stata e anche alcuni sacerdoti parlano genericamente della Cattedrale di Castro.. Ora, io mi chiedo, Castro è una parrocchia della diocesi di Otranto, e fin qua ci siamo..però la parrocchia ha un titolo vescovile che è stato assegnato a Mons. Richard John Sklba vescovo ausiliare di MIlwaukee.. Se questo, pur se non residenziale è il vescovo di Castro e sull’annuario pontificio si parla di Diocesi titolare di Castro in Puglia, allora la Chiesa sede titolare è una Cattedrale dal punto di vista giuridico o è un caso a parte?per come la vedo io mi sembra un controsenso un vescovo che ha la sua “sede” in una Chiesa Parrocchiale?chiaramente io parlo da profano, perchè ti ripeto non so come funziona in questi casi..se potessi darmi qualche delucidazione te ne sarei veramente grato e riconoscente..un abbraccio e a presto Emanuele

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  8. Una “sede titolare” è tale per semplice titolo, come suggerisce la stessa denominazione. Il vescovo-arcivescovo che la occupa idealmente in realtà non vi risiede e non esercita il governo pastorale di alcun territorio. Per diritto canonico, in quanto pastore di un gregge, ogni vescovo deve avere assegnato il titolo di una distinta sede episcopale. Alcuni presuli, però, il cui ruolo richieda l’ordinazione episcopale ma che non sono alla guida pastorale di diocesi residenziali (come i vescovi ausiliari di diocesi residenziali, o prelati con incarichi amministrativi o diplomatici per la Santa Sede) ricevono il titolo di una sede vescovile estinta. E’ questo il caso della nostra Castro. Tornando alla tua domanda, circa il titolo reale di Maria SS.ma Annunziata in Castro: indubbiamente non è “Concattedrale” (che è già un contentino all’italiana per Gallipoli e altre sedi accorpate il cui nome sussiste nel titolo diocesano unificato, come ho spiegato in una precedente risposta, giacché la cattedra del vescovo è unica in una diocesi, nella Cattedrale); indubbiamente e per ovvie ragioni è “chiesa parrocchiale”; è “chiesa ex-cattedrale”, essendo l’antica cattedrale di una diocesi da tempo estinta; è “Chiesa Collegiata”, giacché anche dopo la soppressione della diocesi vi sopravvisse un collegio canonicale (e il titolo delle collegiate, quantomeno a livello onorifico, rimane); può essere anche chiamata “Cattedrale”, per uso invalso da antica tradizione, non nel senso pratico del termine, ma sempre a livello onorifico.

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  9. Carissimo Don Francesco..ti ringrazio sentitamente per la stupenda esposizione della questione e rimango a tua disponibilità per qualsiasi bisogno come già ebbi modo di dirti nella mia precedente mail..ti aggiungo che probabilmente i restauri entro un mese quindi prima del mese di agosto potrebbero essere portati a termine, quindi se vorrai potrai venire a vedere questa antica Cattedrale nella sua nuova veste..ti assicuro che il risultato dei restauri è veramente sbalorditivo..ps.ti aggiungo un’ultima notizia..devi sapere che se non erro negli anni ’50 un arcivescovo di Otranto, Mons. Raffaele Calabrìa, avrebbe avuto con ogni probabilità una mezza intenzione di accorpare la parrocchia di Castro come sede Concattedrale di Otranto; questo vescovo infatti trascorreva buona parte dell’anno a Castro e a riprova del fatto pensa che ci sono alcune foto dove sull’architrave della porta maggiore della Cattedrale era appeso lo scudo metallico, ancora esistente, se non erro, da qualche parte, con lo stemma del vescovo..poi non si sa perchè ma la cosa è saltata..questa naruralmente è una cosa che non molti sanno..un abbraccio e buon lavoro Emanuele

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  10. Carissimo francesco una ulteriore curiosità che ho avuto modo di discutere con un mio amico ma alla quale non ho trovato una risposta chiara e convincente: ma il titolo di primate del salento è utilizzato o non più?la soppressione della metropolia di otranto e il suo trasferimento alla sede di lecce ha causato lo spostamento o semplicemente non esiste più il tiitolo?grazie per i chiarimenti buon lavoro emanuele ciullo

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  11. L’ultimo ad usufruire del titolo di Primate del Salento è stato Mons.Vincenzo Franco. Con il Decreto ”Instantibus votis” della Sacra Congregazione per vescovi del 30 settembre 1986, Otranto è stata fatta Diocesi suffraganea di Lecce e ha perso il suo Primate.

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