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25 Aprile 1945, fine dell’oppressione nazi-fascista

Testata
Prima pagina de "Il Lavoratore del Salento" del 12/04/1946

Il 9 settembre del 1943, giorno che segue all’armistizio, truppe naziste e fasciste spadroneggiano ancora per l’Italia. Si tratta di gruppi ben armati e organizzati intenzionati a mettere ordine in una terra che ha osato ribellarsi perché crede nella propria libertà e indipendenza. Si versa sangue per questa causa, non è il sogno utopico di un italiano ma è il sentimento di una nazione intera. E’ la gloria della resistenza, il coraggio dei partigiani, la forza dell’uomo che vuol salvarsi dall’uomo, l’uomo che combatte per la libertà del popolo cui appartiene. Non solo ideali, non sterile demagogia ma è realtà fatta di coraggio, fierezza, sprezzo del pericolo, disinteresse per la propria vita. Il 16 ottobre di questo stesso anno si costituisce a Roma il Comitato Nazionale di Liberazione, e sono tre i punti del programma:1. assumere tutti i poteri costituzionali dello Stato evitando ogni atteggiamento che possa compromettere la concordia della nazione e pregiudicare la futura decisione popolare;2. condurre la guerra di liberazione a fianco degli alleati angloamericani;3. convocare il popolo al cessare delle ostilità per decidere sulla forma istituzionale dello Stato.

E’ iniziata dunque la Resistenza, l’ora dei partigiani è suonata definitivamente e spetterà a loro versare il sangue per la nostra libertà. Si combatte su tutti i fronti, ci si nasconde nei boschi, sabotaggi e fucilazioni in ogni angolo delle città, proclami e manifesti in ogni luogo. Le spie dall’una e dall’altra parte fanno con dovizia il loro lavoro, ne muoiono migliaia ma lo spirito del partigiano è sempre alto. E si combatte ancora ma, finalmente, il 4 giugno del ’44 gli alleati liberano Roma. Ivanoe Bonomi, presidente del CNL, è capo del Governo ma il Savoia è ancora formalmente saldo al suo trono. Si va avanti, in tanti partono dalle città e dalle campagne per arruolarsi negli eserciti “irregolari” dei partigiani. Famiglie distrutte dai nazisti, bambini senza più un padre che è morto da eroe, figli arruolati forzosamente nelle truppe. Qualcuno diserta ma la polizia fa il suo dovere e quando lo ritrova, se è fortunato, lo arresta. In alternativa qualcuno è internato e non tornerà più al paese.

Il 5 giugno 1944 Vittorio Emanuele III spontaneamente assegna la luogotenenza del Regno al figlio Umberto II rinunciando così, seppur informalmente, al titolo di Re d’Italia. Il decreto luogotenenziale n. 151/1944 stabilisce che alla fine della guerra sarebbe stata convocata un’Assemblea costituente per dare una Costituzione all’Italia e risolvere la questione istituzionale. Intanto con altro decreto luogotenenziale n. 23/1945 del 1 febbraio si estende il diritto di voto alle donne. La mattina del 24 aprile 1945 il CNL dell’Alta Italia comunica attraverso “Radio Milano libera!” l’«invito all’insurrezione in tutte le città e provincie, per cacciare gli invasori e i loro alleati fascisti, e per porre le basi di una nuova democrazia, che sarà l’espressione della volontà popolare». Il 25 aprile i partigiani e gli operai conquistano la città di Milano. Ben 125 altre città italiane aderiscono al proclama riuscendo a liberarsi dagli invasori prima dell’arrivo delle truppe alleate. I partigiani hanno vinto, l’Italia rinasce dalle sue ceneri ed è un’Italia libera votata all’espressione repubblicana e democratica. Il popolo dei partigiani esulta, la Resistenza è finita. Il 28 il Duce, l’amante Claretta Petacci e altri dirigenti del partito fascista  sono arrestati e fucilati su ordine del CNL a Giulino di Mezzegra, Como. Il fascismo è caduto!Il 29 aprile è ufficiale la capitolazione dei tedeschi. Il 2 maggio gli anglo-americani entrano a Trieste.  Il 4 gli alleati si congiungono sul Brennero con i partigiani e i reparti dell’esercito popolare jugoslavo. Il generale britannico Harold Alexander lo stesso giorno annuncia:

«I resti di quello che fu un orgoglioso esercito, quasi un milione di uomini con i loro armamenti ed equipaggiamenti e accessori, hanno consegnato le armi. Le forze combattenti […] combattenti agli ordini del comandante in capo si sono arrese incondizionatamente. […] Questo è il primo esempio di capitolazione incondizionata di un intero esercito tedesco. Essa è dovuta al convergere di due elementi di rottura di ogni possibile resistenza: l’insurrezione di un popolo intero, organizzata dagli organi militari e politici del Comitato di liberazione nazionale e l’assalto trionfale delle armate alleate».

La guerra in territorio italiano è finita, l’Italia è completamente liberata!Il 21 giugno 1945 una crisi di governo porta alla caduta del presidente del Consiglio Bonomi ed è eletto il partigiano Ferruccio Parri al quale, a causa di un’altra crisi del suo gabinetto, subentra il 10 dicembre dello stesso anno Alcide De Gasperi. Sotto il suo governo, con decreto luogotenenziale n. 98/1946, si istituisce che la risoluzione della questione istituzionale è affidata alla volontà popolare che si esprimerà con un referendum fissato per il 2 giugno del 1946. La campagna elettorale è caldissima. Da una parte i filomonarchici intenti a riaccreditare la figura del Savoia per riportarlo sul trono, dall’altra gli agguerritissimi partiti dei lavoratori. Anche il Salento è in fermento e i partiti dei lavoratori che hanno difeso le tabacchine, i contadini e gli emarginati ben si controbilanciano ai ricchi borghesotti che nel credo fascista hanno trovato l’affermazione del loro status e il consolidamento delle proprie ricchezze. “Il Lavoratore del Salento” organo di stampa della Federazione Comunista di Lecce, a voce del suo redattore Ernesto Paiano, titola l’editoriale del 12 maggio 1946 con la frase “Il Mezzogiorno sarà per la Repubblica”.

Scrive l’autore:

«Una leggenda aleggia da molto tempo sull’Italia, quella cioè che dice essere il Mezzogiorno una regione monarchica, per antica tradizione, ed i meridionali tra i più fedeli sostenitori della monarchia. Riteniamo che fra 22 giorni questa leggenda sarà definitivamente sfatata. Sulla nostra terra passarono i Normanni e Federico, Angioini ed Aragonesi, i Borboni e i Francesi di Murat, e poi ancora i Borboni e quindi sopraggiunse la monarchia dei Savoia. Ma le popolazioni meridionali non hanno mai chiamato queste dinastie a regnare in casa loro. Più volte nella storia le nostre città e nostre campagne sono insorte per scuotere il giogo della tirannide e molto sangue è stato sparso dalle popolazioni meridionali nelle lotte per la libertà.

I nostri nonni e nostri padri si sollevarono in Sicilia, in Calabria, nel Napoletano, dovunque. Insorsero ancor prima che Garibaldi ponesse il piede sul continente. L’ora attesa da secoli parve giunta. Garibaldi ci portava la liberazione ed apriva nel nostro cuore la speranza del rinnovamento della nostra vita, della fine di un passato di miseria, di schiavitù e di vergogna. Salutammo in Garibaldi la libertà e la repubblica. Ma anche questa volta le nostre speranze andarono deluse. Le truppe monarchiche scesero nel Mezzogiorno ad occupare le nostre terre liberate e Garibaldi, cui stava a cuore soprattutto la unificazione della patria si ritirò nell’isola. Che cosa ci ha dato il nuovo regno nei suoi 85 anni di vita? Noi sappiamo come sapete voi, che la nostra vita è restata in una sorta di immobilità, ciò che, di fronte al movimento ascendente della vita delle regioni del Nord, ha significato aumentare la distanza tra Nord e Sud. Il regime terriero semifeudale è stato appena scalfito e tutta la nostra economia risente di questa arretratezza. […]. La monarchia […]. Ci ha regalato, in 85 anni, una decina di guerre.

Ci ha fatto dire, ogni volta che i nostri problemi non si potevano risolvere se non andando ad aggredire altri popoli, se non andando a devastare le case degli altri, a rubare la terra degli altri, ad uccidere uomini di altri paesi, che non ci avevano fatto niente di male. Ci ha fatto dire e ripetere: “Voi volete la terra, avete ragione, andatevela a prendere fuori d’Italia”. I nostri contadini sono andati in queste guerre ingiuste, vi hanno lasciato migliaia e migliaia di morti, o sono tornati a migliaia feriti, mutilati e invalidi, e più miseri di prima. Si illude chi pensa che noi meridionali abbiamo dimenticato tutto questo. Il 2 giugno le popolazioni meridionali daranno il loro voto per la repubblica. Da noi la questione istituzionale è estremamente semplificata: chi vota per i partiti dove vi sono gli agrari vota anche la monarchia; chi vota per i partiti dei lavoratori […] vota anche per la Repubblica e per la difesa dell’unità della Patria».

La Repubblica, come si augurava il nostro editorialista, si afferma con 12.717.923 di voti, contro i 10.719.284 della monarchia, mentre il 13 giugno 1946 Umberto II parte per l’esilio portoghese. E’ finalmente nata la Repubblica Italiana e il 1 gennaio 1948 nasce la Costituzione.

Sono tutte queste le conquiste di libertà che l’Italia attraverso i suoi eroi è riuscita a garantirci (diritto di voto, uguaglianza, democrazia, ecc.) e noi siamo solo gli eredi! Ricordiamoci dei nostri eroi e della nostra Italia non solo il 25 aprile ma ogni giorno perché le conquiste delle nostre libertà sono il frutto della Resistenza. Dobbiamo indigniarci di fronte a quanti reputano l’Italia, il Tricolore e l’Inno di Mameli solo “vessilli” antichi e desueti e a volte, anche brutti! Loro hanno perso il senso di appartenenza ad una nazione e hanno dimenticato di essere figli di quel sangue che bagnò l’Italia intera.

Il 25 aprile sia un giorno per ricordare i nostri eroi e i valori nei quali ogni Italiano deve riconoscersi e continuare a credere: Libertà, Repubblica e Democrazia!

5 pensieri su “25 Aprile 1945, fine dell’oppressione nazi-fascista”

  1. Il tuo contributo è molto bello e sentito ed incontestabili sono le conclusioni a cui giungi. Ma ogni volta che si tira fuori l’argomento, la domanda che mi gira per la testa è sempre la stessa: cosa penserebbero i Padri della Repubblica dell’Italia di oggi? La riconoscerebbero come il frutto (indiretto) dei loro sacrifici?
    Ho paura a darmi una risposta.

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  2. caro Francesco
    non saprei risponderti ma credo che bisogna essere un po’ piu’ partigiani oggi per rinnovare e moralizzare questa Repubblica. grazie per l’attenzione posta al mio scritto.

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  3. Ancora un bel contributo, caro Vincenzo! Complimenti. Come sempre, sei tempestivo, preciso e storicamente encomiabile. Forza e coraggio. Riusciremo a mantenere unita l’Italia nata il 25 aprile 1945.

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