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La stima, più che l’oro e l’argento

Il buon nome vale più di grandi ricchezze; la stima, più che l’oro e l’argento. (Salomone)

Quando ormai anziana e poco autosufficiente chiedemmo a mia nonna di lasciare il piccolo paesino in cui era nata e vissuta per trasferirsi a Lecce, la sua risposta fu categorica: lasciatemi morire a casa mia.
Padre Pio celebra la messa
Rispettando la sua volontà è stata sepolta nel loculo che ha pagato per tutta una vita alla confraternita che lo gestisce, nello stesso paesino in cui il cimitero è un po’ a conduzione familiare; se sta chiuso puoi sempre suonare a casa del custode e chiedergli di aprirti, perché un saluto ai defunti non lo nega a chi viene da lontano.
Un po’ come quel San Giovanni Rotondo di tanti anni fa, quando arrivavi in piazza ed era tutto lì: le bancarelle coi santini, la chiesa, la vita del paese e gli immancabili frati con il saio.

Mi chiedo se il riposo di mia nonna sarebbe stato altrettanto sereno se invece di quella piccola lapide in mezzo a cento suoi concittadini avesse avuto un’intera cappella dorata tutta per sé; la risposta mi frulla come un ritornello sempre uguale: no, non penso.

Per il cristiano il rispetto per i defunti si manifesta con piccoli gesti, preghiere, pensieri che ogni giorno ricordano la vita di chi non c’è più, di tutto ciò che di buono il defunto ha fatto o detto per noi e per gli altri. Ecco perché penso che San Pio, o come ancora qualcuno di noi lo chiama, Padre Pio, non stia comodo in quella cattedrale di oro fiammante che hanno destinato per le sue spoglie mortali, in un paese che lui non riconoscerebbe più, firmato da Renzo Piano come una biennale di Venezia, dove tutto è semplicemente fastoso.

Non avevo ancora dieci anni quando fui portata in quella piccola stanzetta in cui il Santo aveva vissuto e che conservava ancora la tazzina in cui aveva consumato l’ultimo caffè: la memoria delle sue opere di misericordia era più vivida allora, e dava l’immagine di una “persona umana”, non avvezza alle manie di grandezza (cui l’ordine ecclesiastico sembra più votato), ma molto più incline al lavoro sul campo, quello vicino alle sofferenze e alla semplicità di vita.

Chiesa di San Pio - fonte: Wikipedia

Tradisce l’immagine del Santo la cripta dorata che accoglie ora i suoi resti, pensata con buone intenzioni per ospitare 500 visitatori per volta e priva di barriere architettoniche; ma lascia titubanti e questo post giunge forse un po’ in ritardo: le critiche sono già state avanzate, le ragioni delle scelte sono state spiegate e i commenti sono fiumi in piena.

Però credo che il territorio pugliese e il devoto Salento non avessero bisogno di questo sfarzo: i precari dell’Adelchi, i disoccupati che tentano ancora di resistere alla tentazione di abbandonare il Sud, i malati che non possono permettersi cure specialistiche perché troppo onerose, gli anziani con pensioni minime che non arrivano a fine mese forse sarebbero stati aiutati da San Pio con quel poco che aveva o dall’equivalente in euro dell’oro utilizzato per il nuovo sepolcro.

Peccato, un’occasione persa per la Puglia e per la Chiesa di mostrare umanità: ora la nuova galleria è un’opera d’arte da ammirare in bellezza, ma forse un po’ meno quanto a rispetto del Santo e del territorio che soffre fra mille problemi mai risolti.

La stima per il Santo non verrà minata dal contesto in cui riposa, la fede non si discute, ma come interpretare lo spot televisivo della CEI che chiede la devoluzione dell’8 per mille alla Chiesa cristiana? André Malraux ha scritto: “Troppe chiese dorate e troppi villaggi senza pane”.

4 pensieri su “La stima, più che l’oro e l’argento”

  1. Concordo pienamente Agnese!
    Non voglio esprimere una parola in più in merito all’eccesso dello sfarzo in ambiente ecclesiastico perchè sono da sempre disgustato. Quanto all’8 xmille, sarebbe più semplice lasciarlo in tasca agli italiani e non obbligarli, invece, a donare!
    Spero vivamente in un prossimo “Concilio di Trento”…….
    V.

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  2. Caro Vincenzo,
    io rinvierei i concili a tempi migliori: se non cambiano i costumi e gli uomini, i risultati potrebbero essere dei nuovi patti lateranensi 😉
    Spesso dimentichiamo infatti che l’istituzione ecclesiastica è fatta da persone e accanto a un padre Cristofaro ci può essere un don Abbondio…
    Per fortuna i principi sono un po’ più resistenti della materia cui è fatto l’uomo.

    A presto

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  3. L’8 per mille come viene utilizzato dalla Chiesa Cattolica? E’ sufficiente l’informazione mediatica a ridosso della scadenza della dichiarazione dei redditi? A me pare di no. Anche perchè mi risulta che molti di quei preti impiegati nello spot televisivo percepiscono per la missione pastorale circa 700 euro al mese per svolgere una missione pastorale a dir poco stressante e impegnativa. Questo per restare in ambito ecclesiastico, Per il resto mi trovi allineato alle tue amare considerazioni. Purtroppo!

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  4. Caro Fernando,
    lungi da me dal fare i conti in tasca alla Chiesa; sono convinta, anche per averne conosciuto qualcuno, che i missionari fanno un lavoro indispensabile per l’umanità e a un prezzo elevatissimo.
    Anche i loro stipendi mi sembrano un’ingiustizia: è vero che un prete o missionario non vive per accumulare ricchezze terrene, ma deve pur vivere e 700 euro oggi non credo che bastino per vivere dignitosamente.
    Il mio sfogo è rivolto altrove; d’altronde non so quanta gente recandosi nella cripta di S. Pio oggi si concentrerà nella preghiera.
    A me riuscirebbe meglio in una chiesetta come quella dei Padri Comboniani, fatta con i cuscini a terra, un grosso tronco d’ulivo per altare e tante reti da pesca appese alle pareti: non ci vuole l’oro per ricostruire la casa di Dio.

    Un saluto

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