Architettura, Arte

Ecclesia Sancti Pauli di Nardò, nota a margine

di Paolo Marzano
Anche Nardò possedeva una cappella dedicata a S. Paolo. La piccola chiesa dette il suo nome, oltre all’antica e monumentale porta rivolta ad Oriente, anche ad uno dei quattro Pittagi, in cui era divisa la città e che la conteneva.

Sappiamo dalla storia che nel 1501 la chiesa di S. Paolo è ancora esistente in quanto, presente l’indicazione nella visita pastorale di Mons. Gabriele Setario tra il 1500 e il 1501 (1).

Da questo momento in poi solo il G.B. Tafuri (1695 – 1760) indica, citando pubbliche scritture, la presenza della chiesa e, confermandone così l’assenza nel suo tempo.

Dalle descrizioni, la chiesa di S. Paolo, era dotata oltreché di un campanile con campana, anche di orticellum unum retro ipsam ecclesiam pro usu cappellanorum (2). Poi, ci rifacciamo allo studioso Roberto Filograna che nel suo testo accenna ad una notizia orale circa un ritrovamento negli anni 1993-94, in via Grassi, durante dei lavori di restauro a piano terra, tra porta S. Paolo e la torre del Cantone (non più esistente), ma comunque, di fronte alla chiesa della Carità, della presenza, di un ambiente sottostante riccamente affrescato con immagini sacre riferibili ad un luogo simile a grande cappella o, a piccola chiesa (3).

Un altro passo, sull’indagine della nostra Ecclesia Sancti Pauli, tentiamo di farlo osservando nella veduta settecentesca di Nardò dalla parte orientale, pubblicata nel saggio di G.B.Tafuri “Dell’origine sito ed antichità di Nardò” (Libri due), inserito nella Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici di Angelo Calogerà, Tomo XI, pag. 34, pubblicato a Venezia tra 1728 ed 1787 (cartina presente in rete al link http://it.wikipedia.org/wiki/Nardò), dove ritengo interessante ed evidente, come, proprio tra la Porta S. Paolo (centrale nel disegno) e il tempietto dell’Osanna, la presenza di un’originale piccola sagoma di un campanile che appare, anche, nella veduta di Nardò sulla tela tardo cinquecentesca, ora, nella sala del Consiglio Comunale, di autore ignoto e raffigurante la Vergine Maria Incoronata, il Figlio, S. Michele Arcangelo, il Toro rosso simbolo della città di Nardò, il versante orientale della città, lo stemma di Filippo II di Spagna.

Anche qui, (vedere foto, del particolare, appare il piccolo campanile di forma per lo più attinente all’immagine che ho, poi cercato di immaginare simulandone la forma e la composizione). La cappella dunque, era posizionata nell’ambito di piazza della repubblica o delle tre palme, assolutamente vicina a Porta S. Paolo (4).

A questo punto le possibilità sono diverse, ma ritengo che molteplici sono le ipotesi che si possono fare. Il piccolo campanile d’altronde è il simbolo della presenza importante della chiesa di S. Paolo, capace di dare il nome alla porta più grande della città e a tutta una parte urbana, perché non avrebbe potuto ‘rimanere’ visibile anche quando la chiesetta non c’era più? I vedutisti, d’altronde, ci hanno insegnato, nella storia come l’aberrazione la deformazione e l’immaginazione, nelle viste di città magnifiche, possano contribuire a disegnare il loro “sentire” le città, con le loro regole, i loro simboli, presenti e desiderati, come le loro tradizioni.

Testi di riferimento per l’indagine.

(1) C.G. Centonze, A.De Lorenzis, N.Caputo, Visite Pastorali in diocesi di Nardò (1452 – 1501), Congedo editore, Galatina 1988, 159, c.69r.

(2) Emilio Mazzarella, Marcello Gaballo (a cura di), Nardò Sacra, Quaderni degli Archivi Diocesani di Nardò e Gallipoli, Mario Congedo editore, 1999, pag. 52, nota 30.

(3) R. Filograna, Castelli fortificazioni ed antichi privilegi della città di Nardò, Conte editore, Lecce 1999, in particolare pgg. 110 – 111, nota 5.

(4) B. Vetere, (a cura di), Città e monastero – I segni urbani di Nardò (sec. XI – XV) , Congedo editore, Civiltà e Storia collana diretta da Cosimo Damiano Fonseca, sezione in quarto 1, 1986, pag. 181 , nota 73.

1 pensiero su “Ecclesia Sancti Pauli di Nardò, nota a margine”

  1. Caro Paolo,
    interessantissimo articolo. Rintracciare in questo modo i ruderi di una chiesa è davvero molto interessante; sarebbe un bel metodo da applicare quando i documenti tacciono.
    Complimenti
    V.

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