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Francesca Capece: l’ignorante fondatrice degli studi in Maglie

Liceo Ginnasio Maglie
Liceo Ginnasio Maglie, Francesca Capece (Olio su tela, ph. V. D'Aurelio)

Qualunque sia l’occasione per dibattere sulla cultura di Francesca Capece (1769-1848), fondatrice del Ginnasio magliese, il giudizio è sempre lo stesso: “sempliciona e ignorante”. Una convinzione, questa, attinta dalle “Memorie su l’origine e le vicende dell’Istituto scolastico Capece” scritte sul finire dell’800 da Alessandro De Donno (1821-1901). Questi, sia per il rapporto di parentela con la duchessa e sia per essere il suo esecutore testamentario, è stato considerato attendibilissimo da tutti gli storici che si sono avvicinati allo studio biografico della baronessa di Maglie. Lo stesso Salvatore Panareo (1872-1961) ne rimane influenzato tanto da scrivere che

la baronessa era infarinata di una cultura sufficiente e utile all’amministrazione dei propri beni […anche] se rimase illetterata tanto che sapeva appena mettere sulla carta i propri pensieri e la firma.

Tutto ciò pone una profonda riflessione: cosa significava per Alessandro De Donno l’essere acculturati? Certamente la sua è una concezione umanistica che correla l’acculturamento alla quantità di conoscenze derivate dallo studio. Ben lungi quindi dalle più moderne interpretazioni che, prescindendo dall’istruzione scolastica, inseriscono nell’universo culturale di un individuo anche gli apporti delle esperienze individuali e altrui nonché gli stimoli intellettuali che provengono dal  mondo esterno. Su questa interpretazione del significato di cultura, io e Cosimo Giannuzzi nel nostro studio “La figura di Francesca Capece e l’origine dell’istruzione pubblica a Maglie” (Maglie, 2010) ci siamo molto dibattuti giungendo alla conclusione che il giudizio di ignoranza dettato dal De Donno altro non esprime che il mancato o irregolare cursus scolastico di F. Capece. Per tale motivo, spinti dalla formulazione antropologica di cultura, abbiamo proposto una revisione del tradizionale e ingiusto, a parer nostro, giudizio. A questo si aggiunga come molto spesso negli scritti che trattano della cultura della baronessa magliese, non si tiene conto dei giudizi espressi da Augusto Chiesa, direttore del Ginnasio sino al 1900, e del prof. Angelo De Fabrizio. I due, nel numero speciale de “L’Avvenire” del 29 luglio 1900, si esprimono in modo completamente opposto a quello del De Donno. Il primo riferisce che F. Capece era

colta e generosa, innamorata dei versi di Virgilio,

mentre il secondo la definisce

erudita e colta, innamorata di Dante e soprattutto di Virgilio di cui sapeva a memoria tutta l’Eneide.

Sono questi, dunque, i presupposti per motivare una Francesca Capece non del tutto ignara della cultura classica e principalmente di quella che il tempo dell’illuminismo infondeva negli animi di ogni individuo e classe sociale. Tuttavia il presupposto dovrebbe, dal punto di vista storico, essere sempre fondato su prove documentarie che tutti gli studiosi precedenti hanno, nostro malgrado, omesso di rendere note (se esistono!). Il nostro ritrovamento, invece, di una farsa del 1798 dal titolo “Il Cieco” messa in scena al Teatro Carlo Goldoni di Venezia (ex San Luca), dedicata dall’autore Vettor Cornér a Francesca Capece e che la stessa

sistemò e mise a nuova foggia assieme ad altre sue teatrali sorelle

e pubblicato nello studio sopradetto, pone un tassello inamovibile nel mosaico dei dubbi circa il giudizio d’ignoranza della nostra baronessa magliese. La farsa è la testimonianza diretta degli influssi che la cultura del tempo, quella illuminista, ebbe su Francesca Capece e basterebbe la lettura di questo componimento per rendersi conto di quanti rimandi al pensiero del tempo in essa emergono. In seconda analisi non è da sottovalutare la figura di don Saverio De Rinaldis (1732-1817) di Surbo che fu, secondo Luigi Maggiulli (1828-1914), il precettore di F. Capece e sua sorella Geronima. Il prelato di Surbo era uomo di grande cultura, poeta, filosofo, teologo e conoscitore della matematica e del francese. Fu nel 1770 precettore in Napoli dei rampolli delle maggiori famiglie napoletane al cui incarico attese con grande scrupolosità e onore. Scrisse diverse opere e fondò nella sua Surbo una scuola di pubblica utilità dove insegnò latino, scienze teologiche e filosofiche con gran concorso di giovani studenti che accorrevano da tutti i paesi limitrofi. Dopo un periodo di soggiorno nel Seminario di Nola si ritirò a Gallipoli e qui fondò un Liceo. Ormai anziano si ritirò sino alla morte nel Convitto dei Chierici Lari di Gallipoli pur continuando a rendersi utile alla popolazione che sempre lo stimò e ammirò. Questa breve biografia tratta dalle notizie di Giambattista de Tommasi di Gallipoli, noto studioso della lingua messapica, del 1822 e inserite nell’VIII tomo della “Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli” ci fanno intendere come l’acculturamento delle sorelle Capece fu destinato a un uomo di grandi qualità. La figura di questo precettore svolge un ruolo chiave nella formazione di Francesca Capece, non solo per l’ammaestramento cristiano che le infuse ma, principalmente, per accostare ad esso l’insegnamento umanistico il cui binomio era tipico del metodo istruttivo del prelato. E’ chiaro che l’apprendimento, pur di fronte ad un valente insegnante, dipende dalle capacità intellettive e dal desiderio di conoscenza di ognuno ma è fuor dubbio che con questo precettore Francesca Capece abbia almeno imparato a firmare! Malgrado questa asserzione, che difficilmente ci mette in disaccordo, si pone un’ulteriore opposizione a vantaggio del giudizio di ignoranza della baronessa. Difatti, Vito Papa nel suo testo Il sogno della Duchessa” (Maglie, 2010) scrive che

Si trattò di un insegnamento meramente umanistico e probabilmente non sistematico, considerati anche i vari impegni del De Rinaldis […].

Niente di più errato poiché lo stesso De Tommasi, nella biografia, riferisce a tal proposito che

finché fu in vita, rivolto a diffondere tra i suoi Allievi i semi utili delle verità, ed i principj dell’ottima educazione Cristiana travagliò incessantemente pel pubblico vantaggio,e con ciò benefico, ed util sempre si rese alla società, per la quale era nato. […] Giusto per elezione, esatto osservatore de’ suoi doveri, schietto nel conversare, sentenzioso nel discorso, modesto nel portamento[…].

Ancora una volta la risposta ai “se” e agli “ma” proposti dagli storici difficilmente possono assurgere a verità assolute e, non di meno, le stesse sono spesso confutate dai documenti. Siamo certi, e ribadiamo, che la figura di Francesca Capece debba essere rivalutata dal punto di vista della sua personale cultura.

15 pensieri su “Francesca Capece: l’ignorante fondatrice degli studi in Maglie”

  1. In realtà su questa interpretazione della figura di Francesca Capece si adombra la concezione maschilista, superficiale e penalizzante di un mondo femminile, che per certi versi è durata fino almeno alla metà del 900, soprattutto nelle famiglie nobili e/o agiate del Sud come del Nord, anzi forse meno che nel Nord.
    Stupisce che uomini di cultura di oggi non ne abbiano colto i sottili legami psicologici, squisitamente femminili, in quel testamento “intellettuale” di Francesca Capece nel porre la propria dimora al servizio dell’Istruzione e degli Studi.

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    1. Cara dott.ssa Orlando,
      quello che lei dice mi colpisce e mi fa riflettere. Mi riferisco alla dicitura di “testamento intellettuale” e alle parole “sottili legami psicologici, squisitamente femminili”. Penso veramente che il pensiero e il gesto di Francesca Capece sia racchiuso in queste parole. Grazie 1000!

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  2. Occorrerebbe ripensare con scrupolo la storiografia locale su personaggi che sono stati ingiustamente bistrattati ed altri che altrettanto ingiustamente sono stati esaltati. Grazie Vincenzo per questo contributo eccezionale.

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    1. Egr. Preside Vito Papa,
      Le muovo solo una obiezione: è evidente che la figura di Francesca Capece sia stata strumentalizzata al fine di enfatizzare o meno la sua opera benefica. Tutti gli studiosi hanno sempre preso per buono il giudizio di Alessandro De Donno senza mai andare a verificare questa fonte con altre coeve o precedenti. Lo stesso Panareo ebbe il timore che le fonti non fossero sempre attendibili e ciò pare vero con la farsa da noi ritrovata che mostra una Capece non ignara del mondo del teatro e, quindi, della cultura. In appoggio a questa affermazione, che non è tesi, basti pensare che la casa baronale fu certamente molto vicina al mondo del teatro. In quegli anni una commedia su Sant’Oronzo scritta dal Sellari di Maglie fu dedicata ad Antonio Lopez ossia al marito di Francesca. Mi sembra che continuare ad insistere sull’incultura della Capece e riportare alla luce scritti che non hanno riscontro con altra documentazione coeva, porti solo a confusione oltre allo sminuimento della nostra benefattrice. La saluto con la stima di sempre.

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  3. Intenderei contribuire al dibattito che Giannuzzi e D’Aurelio hanno aperto sulla personalità di Francesca Capece e soprattutto sulla sua presunta ignoranza, anche alla luce di una loro recente ricerca, pubblicata sul n. 10 dei Quaderni del Capece. (La figura di Francesca Capece e l’origine dell’istruzione pubblica a Maglie, in “Il Regio Liceo Ginnasio F. Capece di Maglie. Ricerche e studi”, Galatina 2009, e del mio lavoro “Il sogno della duchessa”. Scritto con l’intento di fornire una lettura organica e completa degli avvenimenti storici legati al liceo Capece, esso, sul piano metodologico, evita di collocarsi in maniera selettiva su uno dei versanti della relativa critica storica, mirando, più modestamente, ad offrire un semplice “profilo” del complesso delle vicende dell’istituto. Il libro, pur non schierandosi in maniera categorica a favore dell’una o dell’altra delle interpretazioni, si muove secondo alcuni fondamentali orientamenti: riporta alla memoria il Convitto, definito “lustro e decoro del Comune di Maglie” e che fu il vero centro di attrazione e di rispetto, non tanto per i Magliesi quanto per tutto il territorio circostante; si propone di rendere il giusto merito al ruolo svolto dai Gesuiti; ultimo, ma non per ultimo, tutta l’opera mira a ridare dignità alla figura e all’opera di Francesca Capece, tentando di riscriverne la personalità e, soprattutto, sottolineando la consapevolezza della sua scelta con quelle caratteristiche di “costanza” e di “fermezza”, già riconosciute dagli storici precedenti. Non è un caso che proprio queste caratteristiche siano state messe in dubbio dai contemporanei, enfatizzando a tale proposito anche le carenze della sua formazione: solo in questo modo si giustificava l’ immagine dei Gesuiti come predatori e plagiatori della nobildonna. La consapevolezza delle scelte effettuate, già evidente nella pubblicistica tradizionale, i contributi recenti recati da Giannuzzi e D’Aurelio sui suoi interessi teatrali e sulla formazione, impartita dall’eccellente don Saverio De Rinaldis di Surbo, lasciano arguire che la famiglia Capece era particolarmente attenta alla formazione culturale della propria prole. Al figlio Nicola donna Maria Vittoria della Valle di Aversa, madre anche di Francesca e Geronima, garantisce un percorso “sistematico” di studi, iscrivendolo al Collegio Clementino di Roma; alle figlie una formazione domestica, affidata comunque ad illustri precettori come il De Rinaldis; una formazione, in questo caso, non “sistematica”, e non perché tale sistematicità non appartenesse alla personalità del Rinaldis (non è a lui che viene riferito l’aggettivo), ma semplicemente perché per “sistema”, in questo caso, si intende un regolare cursus studiorum, che non è in alcun modo documentato né, si presume, poteva essere garantito per ragioni logistiche e temporali dal De Rinaldis, che aveva la sua sede, i suoi interessi e altri gravosi impegni altrove.
    Giannuzzi e D’Aurelio, nella pubblicazione citata argomentano che il coinvolgimento della duchessa in un’opera teatrale, da loro ritrovata, può aiutare a “dare una definizione differente e una rivalutazione storica dell’interesse che la duchessa ha mostrato nella sua vita per la cultura” . Saggiamente essi stessi, poi, sottolineano che una tale conclusione “è difficile da valutare ma non è da escludere a priori”; infatti, a parere del sottoscritto, molti elementi restano vaghi, come l’effettivo contributo recato dalla duchessa alla “riscrittura” dell’opera. Meno plausibili alcune successive affermazioni dei due autori: “Il ritrovamento del componimento teatrale dimostra che Francesca Capece frequenta il teatro, è probabilmente una mecenate di letterati, è intervenuta sul testo, ha contatti con il mondo della cultura e in particolare quello del teatro (pag. 35)… probabilmente risente del nuovo clima culturale creato dall’illuminismo divenendone, quasi inconsapevolmente, testimone diretta”. Si tratta di conclusioni allo stato dei fatti soggettive e tali da condurre a un totale ribaltamento del tradizionale giudizio sulla nostra nobildonna; proprio per questo necessitano di ulteriori probanti documentazioni.

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  4. E’ proprio a proposito del metodo storico, “… di conclusioni allo stato dei fatti soggettive …”, come qui afferma il prof. V. Papa, ex preside del Liceo Capace, intendiamo intervenire e manifestare la nostra incredulità, visto che nella sua stessa pubblicazione di cui si argomenta (Il sogno della duchessa) invece le ritroviamo, diffuse a piene mani, specie su avvenimenti che riguardano la memoria recente e diretta del personale scolastico dello stesso Liceo e di cittadini magliesi. Ad esempio non possiamo tacere che è quanto meno fuorviante se non allusivo a fosche interpretazioni quanto il prof. Papa riporta a pag. 181 “Il rinnovamento generazionale del corpo docente ruota attorno alla figura del nuovo preside, Nicola De Donno, accanto al quale si raccoglie un manipolo di giovani professori …”. Non si capisce cosa vuole intendere con la definizione del corpo docente quale “manipolo”, non si comprende alcuna accezione compatibile con la realtà effettiva di quei docenti, della loro formazione intellettuale e professionale se non, quanto meno, una “diminutio capitis”.
    E ancora, nella descrizione delle vicende che seguirono la richiesta della Direzione Classica al preside, di sospendere le iscrizioni a partire dall’anno scolastico 1995-’96, dell’Indirizzo Artistico e Tecnico Informatico, (pagg. 183-188) non si fa alcuna menzione dell’autoritario rifiuto, dello stesso prof. Papa, allora preside, (accompagnato da minacciose riservate ai 50 docenti firmatari) della richiesta di convocazione urgente della riunione del Collegio Docenti per un’immediata risposta al M.P.I. e richiesta di chiarimenti.
    Inoltre il prof. Papa non dà notizia della formazione del comitato di docenti, dei rappresentanti di 12 Amministrazioni Comunali, del Consiglio Distrettuale Scolastico Maglie 43 e di magliesi, nato a sostegno della Sperimentazione Artistica del Liceo Capece. E ancora il prof. Papa non dà notizie della relativa petizione forte di 11.000 firme di cittadini a sostegno dell’Indirizzo di studi Artistici del Capece, visto anche che tale indirizzo di studi non è presente nel Distretto Scolastico di Maglie.
    Questa vicenda che ha duramente provato tutte le componenti del Liceo Capece, i suoi alunni e molti cittadini, storicamente non trova alcuna corrispondenza in tale pubblicazione, né consegue alle premesse della stessa che qui, introducendo il suo commento, così il prof. Papa riporta: il “… mio lavoro –Il sogno della duchessa- Scritto con l’intento di fornire una lettura organica e completa degli avvenimenti storici legati al liceo Capece … “ (???).

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  5. Non posso restare indifferente dopo gli ultimi due commenti. Io facevo parte di quel manipolo di docenti che lavorò al progetto della maxisperimentazione nel 1974, ho continuato ad insegnare nella sperimentazione fino al 1998. Dal libro del preside Papa mi aspettavo una maggiore attenzione per quegli anni. La distanza temporale dà ora la possibilità di valutare serenamente e oggettivamente quegli anni e quelle scelte che si possono anche non condividere ma che hanno segnato una tappa importante della storia del Capece sul territorio. Non si possono trascurare gli avvenimenti e i documenti citati da Caroppo né si può frettolosamente accostare l’esperienza scolastica a quella giornalistica di Tempo d’Oggi che ha un’altra storia.
    Io sono stata protagonista dell’una e dell’altra esperienza e ho intenzione di raccontarle. A Natale sono trent’anni dalla chiusura di Tempo d’Oggi, della maxisperimentazione è scomparso anche lo spirito. E’ tempo di raccontarle. Perciò se gli amici mi aiuteranno con le loro testimonianze e con la ricerca di documenti, rifaremo quella storia. Già da ora chiedo a tutti gli amici, ex alunni dello Sperimentale sparsi per il mondo, di raccontare la loro esperienza in quella scuola, in quel clima, e di inviare tutto, anche foto, a mariarosariadelume@libero.it

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    1. Carissima prof.ssa De Lumé,
      conosco molto bene lei sia in virtù di cittadino magliese e sia come appassionato di storia patria. E’ molto bello per me vedere che l’argomento Capece abbia interessato persone come lei e il prof. Caroppo poiché questo significa mettere in moto quel mondo culturale che a Maglie da qualche decennio è sopito. Quanto alla sua idea io penserei subito a consultare l’archivio scolastico del Capece e ciò sarebbe molto semplice grazie al nuovo dirigente che lei sicuramente conosce anche in virtù della sua carica di Presidente dell’Istituto di Culture Mediterranee. Spero che questa sua idea si porti avanti e se posso esserle d’aiuto direi sin da subito di contattare il nostro prof. Roberto Muci.
      Un caro saluto sperando di rileggerla ancora.
      Vincenzo

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  6. Voglio contribuire alla raccolta dei documenti degli anni della maxisperimentazione del Capece allegando qui il link di una raccolta organica di materiali didattici, dell’amministrazione scolastica, dell’interesse sociale e politico riguardanti in particolare la vita dell’indirizzo Sperimentale Artistico a partire dei suoi inizi nel 1983 fino al 1999, anno in cui il ministro Berlinguer, complice di una politica accentratrice, favorita da complicità locali, decide di esaurire questa sperimentazione che coniugava formazione liceale e territorio, vanificandone il lavoro e i notevoli traguardi raggiunti.

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  7. …io sono un ex alunno del liceo Sperimentale di Maglie, e sono stato alunno sia della Professoressa De Lumè sia del Professore Caroppo con il quale ho condiviso una meravigliosa esperienza in quel di Strasburgo nel lontano 1988, e condivido in pieno le rivendicazioni dei “veri” protagonisti di quel progetto foriero di formazione e “curiosità intellettuale”, che cercava di “sperimentare” una forma didattica nuova legandola alla territorialità e ad un approccio propositivo e personale alla ricerca culturale e ai metodi di studio e di approfondimento storico artistico, quel “manipolo” di “giovani illusi” che mi hanno (ci hanno) dato la possibilità di essere “persone vere”, “menti pensanti” prima che alunni, prima che “strumenti di didattica”. Non posso aggiungere altro se non il mio assoluto e convinto “grazie” a tutte quelle persone che ci hanno regalato quella “giustissima illusione”, professori De Lumè e Caroppo in primis…

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  8. Ringrazio Carmelo Caroppo per il suo contributo e per l’amore e la pazienza impiegati nel mettere insieme tutta la documentazione riguardo la sperimentazione del Capece. Ringrazio anche Lele Mastroleo per le parole di apprezzamento che sono prima di tutto manifestazione di affetto. Anche di nostalgia, credo, per quegli anni che furono per ciascuno di noi, docenti e alunni, i migliori della nostra vita. Non solo perché fanno parte del passato e tutti avevamo qualche decennio in meno, Gli alunni che incontriamo per strada, o se lontani anche su Fb , costituiscono la più completa “documentazione” di quell’esperienza. Altro che manipolo di illusi! Se lo siamo stati, almeno per quanto mi riguarda, sono orgogliosa di aver fatto parte del gruppo fondatore del progetto di sperimentazione e di averlo seguito per 26 anni.

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  9. sto ultimando la preparazione di un volume sulla vita e l’opera di Liborio Salomi, che fu alunno del Capece, con il contributo determinante di una sua figlia ancora vivente. Cerco finanziatori per la stampa. Ad eventuali interessati posso fornire ulteriori particolari. Buona giornata a tutti. Riccardo Carrozzini ric.carrozzini@tiscali.it

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  10. Video realizzato dagli alunni dell’Indirizzo Artistico nel 1993 che descrive l’articolazione dei diversi Indirizzi della maxisperimentazione del Liceo Classico Statale “F.Capece” Maglie (Le). Tale sperimentazione attivata nel 1973 (DPR 419) ha riguardato i seguenti indirizzi sperimentali: classico, scientifico, linguistico, tecnico e artistico. Le attività di sperimentazione hanno visto via via ridurre gli indirizzi sperimentali con l’unica richiesta inviata dal Direttore Generale della Direzione Classica al preside V. Papa nel 1994 di “auspicio” a non attivare gli indirizzi “non afferenti” la stessa Direzione Classica. Il risultato irresponsabile è stato quello di favorire a livello locale e tramite la stessa segreteria del Capece la chiusura di questa sperimentazione rifiutando le richieste d’iscrizioni alle prime classi dell’indirizzo Artistico senza tener conto dei risultati formativi, pure eccellenti e pubblicamente riconosciuti, né delle esigenze del territorio rappresentate da ben 16 Consigli delle Amministrazioni Comunali del Distretto e di ben 12.000 firme di cittadini che hanno chiesto espressamente la richiesta al Ministero della P.I. e al Presidente della Repubblica il mantenimento dell’Indirizzo Artistico, unico corso di Studi Medio Superiori non presente nel Distretto scolastico di Maglie.

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