Arte, Pittura

Pittura: Mimmo Anteri

di Domenica Specchia

© Mimmo Anteri: Elegia mediterranea 05 (acrilico su tavola, cm 70x80)

Di Mimmo Antonaci, in arte Mimmo Anteri, hanno scritto non pochi studiosi e critici d’arte e, tutti hanno sintetizzato, in maniera appropriata e qualificata il suo fare artistico commentando anche la sua singolare tecnica pittorica.

Autore sensibile ed appassionato, Mimmo dipinge soggetti diversi, senza mai perdere di vista i concetti di classico e romantico che possono considerarsi i termini dialettici della cultura artistica moderna. Il classico, modello della cultura latino–mediterranea e il romantico, di quella germanico – nordica, rappresentano due differenti modi dell’uomo di vivere il rapporto con la natura che si sostanzia, in talune opere di grandi artisti dell’Ottocento e del Novecento, nelle peculiari rese formali e pittoriche di una classicità scevra di qualsiasi contenuto storico, religioso, mitologico da un lato e, di un’ansia di possedere la realtà o dall’angoscia di essere travolti da essa, dall’altro.

Queste due differenti concezioni del mondo e della vita troverebbero un’integrazione sintetica nella produzione pittorica di Anteri il quale, assume gli aspetti classici, con una tensione fortemente romantica.
Coniugando modelli classici e contenuti etici, l’autore esprime un’arte che, nella copiosa produzione, rimane fortemente emotiva e comunicativa di determinati stati d’animo.

Nelle serie “Interazione d’ambiente” ed “Elegia Mediterranea”, il paesaggio salentino, protagonista delle sue composizioni, nella resa grandiosa e monumentale, rimane soggettivato dall’autore in una visione pittoresca dove il suo atteggiamento contemplativo può transustanziarsi nell’emozione visiva del fruitore facendogli rivivere, intellettivamente, ciò che è già vivo in essa.

L’elemento qualitativo, il segno di una testimonianza umana, viene captato tra le forme ed i colori, quasi visione speculare del contenuto trascendente dell’autore nelle forme immanenti della realtà. Allo stesso modo, la classicità delle opere di Anteri potrebbe trovare la sua ragion d’essere nella poetica di Piero della Francesca (1415 – 20 ca – 1492), artista toscano che, come d’altronde tutti gli artisti del primo Rinascimento, fondò la sua ricerca sullo studio della natura. L’atteggiamento volitivo, pierfrancescano, di ricondurre tutto a forme misurabili e rappresentabili, in opposizione alle infinite varietà offerte dal mondo naturale può riscontrarsi nelle opere di Anteri, in particolare, nelle serie di “Natura morta” ed in quella di “Memorie Mediterranee”.

Tali composizioni ampie e spaziose, dai volumi definiti, dai contorni che limitano le zone campite dal colore saturo, accostato senza alcun riguardo per le sfumature ma, come media proporzionale degli altri colori stesi nello spazio – luce compositivo omogeneo, rappresentano la razionalizzazione della realtà e, nel contempo, l’astrarsi da essa. I sensi accolgono le forme, il pensiero fa proprio ciò che si agita in esse: linee armoniose e musicalità cromatica che, nell’insieme, riassumono e purificano i sentimenti in un’unica espressione formale romantica.

L’arte di Anteri andrebbe analizzata, dunque, nella sua duplice veste, di forma e di contenuto: la solennità nella rappresentazione artistica e l’anelito alla spiritualità poiché il valore di un’opera non consiste mai nei suoi aspetti illustrativi bensì nella qualità del suo linguaggio formale e nell’essenza dei contenuti che intende comunicare. Questo dualismo si coglie ancora nella serie “Geometrie esistenziali” poiché se è vero che “l’intelletto non possiede nulla che gli occhi non possono vedere e gli occhi non vedono nulla che l’intelletto non possa capire” ne scaturisce che le opere del Nostro si qualificano anche per la forma geometrica la quale, iconologicamente, supera la realtà contingente determinando l’altra peculiarità dell’autore: l’evasione.

© Mimmo Anteri: Trafittura (acrilico su tavola, cm 85x85)

Dinanzi alle opere di questo pittore grottagliese non ci si può limitare ad osservare ciò che è dipinto ma, bisogna proiettarsi oltre la visione poiché il suo furor non scende dall’alto ma, emana dalla vita, dal reciproco trascendersi e sublimarsi dei sensi.

Le forme artistiche di Anteri possono anche dirsi simboliche in quanto possiedono una valenza contenutistica che è propria del veicolo segnico, linguaggio artistico articolato in ben definite forme espressive.

La semplice empiricità e la pura astrazione si fondono e si rinnovano in una creazione artistica che supera la fenomenicità e la concettualità allo scopo di originare una perfetta coincidenza tra i motivi dell’immanenza e le istanze della trascendenza. Probabilmente, il rendere presente e visibile qualcosa che si pensa appartenere soltanto allo spirito avviene nelle opere di Anteri non attraverso la percezione del reale bensì mediante l’intuizione, per dirla alla maniera di Bergson, cioè per mezzo della comprensione istantanea delle cose.

Nelle sue silenti composizioni pittoriche, dove la luce signoreggia spiritualizzando la materia pittorica, il sotteso e continuo moto spirituale, rimanda ad echi, ridondanze, corrispondenze, permettendo al fruitore di cogliere della realtà, non più le semplici, certe, visibili apparenze o sembianze ma, il ritmo di una segreta trasmutazione. Nell’euritmia compositiva, l’equilibrio formale e cromatico evidenziano la classicità strutturale che, nel dissolvimento delle forme plastiche in composizioni luminose e nella ieratica rappresentazione della realtà naturale e sociale anche salentina, si traducono in un anelito orientato a trascendere la realtà visualizzata nelle volute trasparenze e, talvolta, stratificate velature.

Questi rimangono gli stilemi caratterizzanti il modus operandi di Mimmo che, insieme ai colori studiati nelle gradazioni e nelle tonalità, sono rappresentativi di un’arte originale dalla quale traspare anche l’uomo Anteri nella semplicità delle forme, nell’umiltà della consapevolezza di ciò che dipinge, nell’estrosità dei significati che comunica, nella compostezza e dignità del far trasparire, tra forme e colori, i tratti salienti della sua esistenza, nella gioia di comunicare opere partecipative della sua passione per l’arte.

A Gallipoli, città adottiva, Anteri trascorre le giornate nella sua casa, sulla scogliera ionica, vivendo, quotidianamente, nella familiarità profonda del paesaggio salentino e, dipingendo le emozioni che, sedimentate nell’animo, riemergono pittoricamente a conferma di questa sua intima dimestichezza con la natura.
Sull’epidermico esprit de géométrie ha il sopravvento l’esprit de finesse, una capacità d’intuizione che, compendiando la luce fredda della razionalità e la luce calda del sentimento, s’impossessa dell’anima e avvince la volontà.

Dalla contrapposizione, di nietzschiana memoria, tra arte di serena contemplazione ed arte di inebriante tensione, si origina la poesia pittorica del Nostro poiché si vis me flere dolendum est primum ipse tibi. Il pittore non dipinge se, nel suo animo, non sente emozioni, affetti, sentimenti che vuole imprimere nell’animo del fruitore il quale, sollecitato dagli elementi compositivi, dal ductus della linea e dal colore, s’impossessa della esperienza intensa e profonda dell’autore.

Ut pictura poesis! La pittura di Mimmo, come la poesia, esprime passioni mediante la fusione di realtà e simbolo, comune denominatore dell’ars pingendi del Nostro e della poesia degli ultimi decenni dell’Ottocento e dei primi del Novecento.

Se nella visione dei poeti tale unione costituiva l’immagine presente nell’inconscio collettivo o anche l’archetipo lunare – materno irradiato nel paesaggio, nel lavoro umano, negli oggetti familiari come verseggiò soprattutto Vittorio Bodini 81914 – 1970), uno dei maggiori ed indimenticabili letterati pugliesi, in Anteri tale processo diventa visione del passato e del presente, della vita e della morte, del terreno e dello spirituale, irradiantesi dalla valenza apollinea e dalla bellezza naturale idealizzata che il fruitore, comunque, percepisce nelle sue toccanti composizioni artistiche.

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