di Lele Mastroleo
…un tramonto bianco chiude a chiave
il calore sapido delle vecchie case,
e la terrarossa delle gravidi mani
si mescola all’odore delle volte a stella,
mentre un sonno antico di donne in nero,
che cucinano tarrassaco ed olive,
muove ritmando i passi alla Fortuna.
un angolo verderame di pomeriggi
lasciati a dormire alla mantagnata,
con le grida di monete lanciate al muro
e le dita incrociate a far passare sassi
mentre infilavi nell’ago foglie di tabacco,
e i tiraletti che insultavano i passanti,
al prossimo :”che vuoi mare o terra?”
ed una palma bizantina nelle ossa,
dalla quale si può intuire la bonaccia,
con dentro i chiodi storti delle luminarie.
un tramonto bianco che sa di mare greco
e profuma di bimbi che lo diranno lontano.
un posto dove il cielo diventa viola
per la fatica che fanno i ricordi…
nostalgia ..amore… struggimento..
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un posto dove il cielo si colora di rosa
per alleviare la fatica del suo Uomo
un posto di sassi sorridenti
tra odori di mare
e timi selvatici
un posto che respira
nella memoria dei suoi uomini.
commento dopo la lettura della poesia Luigina Paradiso
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e li ritorna sempre il tuo cuore, alla memoria di Scauro, a quel prediale romano dove respiri un Salento d’altri tempi … Un abbraccio
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…grazie a Tina,Luigina e Vincenzo,mi fa enormemente piacere sapere che alcune mie sensazioni siano condivise ed apprezzate…
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La tua “Via Veris” mi ha portato lontano nel tempo, reproproiettandomi a tanti giorno d’estate della fanciullezza. Ai profumi di via Emilio Scauro: da quello del tabacco lasciati ad essiccare sui tiraletti al profumo di stalla, messa la di fronte all’abitazione del nonno e dello zio Toto. Allo sciarabbà, che il nonno metteva fuori in onore del nipotino piccolo (mio fratello Vanni “ca era tristu comu ‘nu diaulu e se calmava sulu sullu cavaddru). Al’enorme noce “de lu scjiardinu”, che ogni volta mio padre dichiarava con orgoglio essere stato lui a piantare. Al vociare del burbero ma benefico zio Pippi, che mi raccontava del gol segnato su punizione, quasi da centrocapo, a Racale, dall’allora giovanissimo Gino Bello. Agli scontri con la tifoseria del Tricase di Fachechi. Altri ricordi mi vengono fuori come in un coacervo mentale, tutti belli e pastellati. Grazie, Lele!
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Scusate gli errori ortografici: mi dovrò mettere gli occhiali da presbite, prima o poi.
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…Pierluigi,il tuo commento ha fatto riaffiorare immagini rinnovate che pensavo sopite e disperse nella memoria.Piccole mattonelle di ricordi che compongono un puzzle di sapori,profumi e visi che ridipingono in silenzio l’anima.Grazie per essermi correo,un abbraccio…
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