Cinzia Griffini dipinge le icone con la polvere di fiori
A vederla è davvero incantevole! È una stola bianca, tessuta al telaio antico e decorata con motivi floreali veri, che mercoledì 26 giugno prossimo sarà donata a papa Francesco, durante l’udienza generale del mercoledì, da una delegazione dell’associazione Caledda di Galatone.
La stola di Caledda. Partico
Li avevo presi per pazzi tempo fa, proprio i maestri infioratori di Caledda, quando hanno bussato alla porta di casa mia per chiedere a mia moglie, Anna Rita De Matteis, una delle poche maestre di telaio ancora attive nel Salento, di tessere per loro una tela bianca. L’avrebbero confezionata in forma di stola e ornata con fiori veri, spighe e fogliami, al posto dei tradizionali ricami.
E quella stola sarebbe stata donata al nuovo papa in persona. Ci guardammo stupiti, io e Anna Rita, non perché dubitavamo della bellezza di ciò che sarebbe stato realizzato (le creazioni di Tommaso Filieri e Cinzia Griffini sono arcinote in quel di Galatone), ma perché ci chiedevamo quanto sarebbe durato un paramento sacro con fiori veri. Arte effimera si chiama, come mi ribatté Tommaso, il creare un’opera d’arte sapendo che non durerà nel tempo. Un colpo al cuore per gli spettatori, qualcosa di normalissimo per gli artisti, consapevoli del testamento biologico delle proprie creazioni.
I maestri infioratori, e chi come quelli di Caledda decora con fiori veri i vestiti d’alta moda, sanno di lavorare come i madonnari o come i pasticceri. Sanno che ciò che resterà dei propri capolavori sarà una fotografia e il ricordo estasiato di chi li avrà ammirati. Decorare con i fiori significa educare alla delicatezza verso se stessi, verso gli altri, verso il creato. Significa sforzarsi di usare mille attenzioni possibili per evitare di sciupare ciò che è bello e che, per un gesto maldestro, potrebbe dissolversi in un attimo. Significa incarnare questa massima del Buddha: “come l’ape raccoglie il succo dei fiori senza danneggiarne colore e profumo, così il saggio dimori nel mondo”.
La stola dei maestri infioratori di Caledda per papa Francesco
Proprio come spesso ha ricordato papa Francesco in questi primi cento giorni di pontificato. La stola, tessuta appunto da Anna Rita De Matteis e decorata da Tommaso Filieri e Cinzia Griffini, porterà a Roma un po’ di Salento: i fiori, la tradizione, la geniale originalità, soprattutto l’umanità. E porterà anche i simboli religiosi di Galatone: le icone del SS. Crocifisso e della Madonna della Grazia. Realtà tutte che dicono concretamente come una delle vie privilegiate dell’incontro con Dio sia l’Arte, nelle sue più originali espressioni. E che l’incontro con Dio non può non avvenire nella delicatezza.
Francesco Danieli, classe 1981, è originario di Galàtone (Le).
Conseguita la maturità classica a Nardò nel 1999, intraprende gli studi di Filosofia e Teologia che lo condurranno alla laurea presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli nel 2004. A Roma, alunno dell'Istituto di Archeologia Cristiana, ottiene nel 2007 il diploma postuniversitario in Archeologia. Sempre nella capitale, presso l'Università della Santa Croce, consegue nel 2008 la licenza in Teologia e la specializzazione in Storia. Presso la medesima Università vince il dottorato di ricerca in Teologia - Storia, discutendone la tesi nel 2010.
Già sodale dell’Associazione Archivistica Ecclesiastica, dal 2010 è membro della Società di Storia Patria per la Puglia (deputazione di Lecce).
Nel 2007 è cofondatore della rivista «Spicilegia Sallentina», semestrale volto alla riscoperta e valorizzazione dei tesori culturali e ambientali di Terra d’Otranto. Ne sarà vicedirettore fino al 2011. Per le Edizioni Universitarie Romane, casa editrice legata all'università "La Sapienza" di Roma, è direttore fin dal 2007 della collana editoriale «Gli Argonauti», strumento scientifico che accoglie studi a carattere storico, artistico e antropologico culturale. Fa parte del comitato di redazione de "L'Idomeneo", rivista della facoltà di Beni Culturali dell'Università del Salento.
Organista di talento e concertatore d’esperienza, tra il 2000 e il 2008 dirige varie cappelle musicali prima nel Salento e poi a Roma. Ha pure composto versi e musica di numerosi inni e canti sacri, alcuni dei quali incisi su cd, variando nel suo repertorio tra il neo gregoriano, il polifonico, il swing e il beat.
È autore di cabaret e sforna esilaranti commedie in vernacolo salentino, messe in scena periodicamente in tutta la provincia di Lecce da varie compagnie teatrali.
Cultore della materia presso la cattedra di Storia Sociale dei Media, corso interfacoltà (Scienze della Comunicazione e Beni Culturali) dell'Università del Salento, collabora con diverse associazioni culturali nazionali ed è invitato a intervenire a conferenze e tavole rotonde in tutta Italia. Intellettuale eclettico e uomo dalle mille risorse, nell'oceano delle sue competenze si è fatto notare a livello nazionale soprattutto nell'ambito degli studi di interpretazione delle immagini, tanto da essere definito «uno dei maggiori iconologi italiani, capace di penetrare le opere d’arte – soprattutto quelle a soggetto religioso – palesando il messaggio criptato che committenti e artisti vollero imprimere in esse secoli e secoli fa».
Ciò che stupisce e ammalia della sua persona, però, è la stravagante e al contempo armonica commistione tra sfera intellettuale e sfera manuale. Acerrimo nemico del cemento armato, è tra gli ultimi custodi della muratura leccese all'antica, che trova le sue massime espressioni nelle tipiche volte a botte e a stella (spigolo, squadro, padiglione lunettato). Formatosi alla "scuola edile" pratica dei vecchi maestri, durante un lungo apprendistato giovanile, condivide con passione le antiche tecniche con quei "discìpuli" che, andando controcorrente, si affidano alla sua competente esperienza. Per loro e per molti altri è "Mesciu Cicciu". Unico titolo che lo inorgoglisce! Titolare di una piccola impresa individuale di muratura, è questa la professione che garantisce il sostentamento a lui ed alla sua famiglia, in aderenza all'antico adagio oraziano, per cui "carmina non dant panem".
Ha scritto vari volumi e ha firmato numerosissimi apprezzati contributi a carattere storico, artistico, antropologico e teologico per opere miscellanee e riviste cartacee e telematiche.
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2 pensieri su “Dal cuore del Salento un gioiello di “arte effimera” per papa Francesco”
Quando l’arte non è ambizione di immortalità. Quando la gentilezza e la finezza d’animo bastano a se stesse. Quando la vita accetta serenamente la sua fine e non si ritiene inutile per questo. Un mondo interiore quasi sconosciuto al giorno d’oggi. Il tutto da tentare di assimilare in silenzio, posto che ancora si sappia cosa è.
Notevole, complimenti
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Quando l’arte non è ambizione di immortalità. Quando la gentilezza e la finezza d’animo bastano a se stesse. Quando la vita accetta serenamente la sua fine e non si ritiene inutile per questo. Un mondo interiore quasi sconosciuto al giorno d’oggi. Il tutto da tentare di assimilare in silenzio, posto che ancora si sappia cosa è.
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