Le voci delle donne sono come le voci della natura, collegate con chi le riceve non solo da ben noti nessi sensoriali, ma anche da incomprensibili elaborazioni emotive e “cerebrali”.
Una voce sonora, alta, forte e decisa simula il galoppo di un cavallo selvaggio nella prateria e ci fa venire alla mente solo l’immagine di una fredda marcia militare.
Una voce cavernosa, bassa, scura e cupa, ricorda gli indistinti suoni degli animali del bosco nella notte e ci riporta sul tenue confine tra il sogno e la paura.
Una voce acuta, stridula, metallica e pungente, ci fa sentire come una mela nel frullatore, traghettandoci con violenza nel caos della quotidianità, senza alcuna indulgenza al sogno o all’incanto.
Una voce garrula, chiara, trillante e squillante ci richiama al dolce verso dell’usignolo e ci conduce, tendendoci per la mano, al sereno riposo della mente e dell’anima.
Una voce anfrattuosa, calda, profonda e roca ci riporta, invece, al tenue bagliore luminoso dell’alba, allo straordinario risveglio della natura e della vita dopo il buio della notte. È una voce sensuale e penetrante, che ti percuote tutto il corpo pur senza trapassarti come una spada. È una vibrazione intensa e costante, che ti attraversa le membra quasi per osmosi e che continua a vibrarti dentro senza sosta, inondandoti d’un’energia vitale che ti fa ritornare alla ribalta taluni ormai remoti e sepolti impulsi giovanili. È il suono intenso e battente d’un contrabbasso che ti entra con dolcezza nella mente e che ti percuote senza interruzione, ma senza mai farti del male…
Ed è questa, la tua voce, quella la cui eco mi pulsa battente nelle tempie e che mi evoca, giorno dopo giorno ed in ogni istante della giornata, antichi sogni perduti, che non rivivrò mai più…