Poesia, Poesie

Volte a stella

di Cesare Minutello

 

a Maria

Giuseppe Diso: ritratto4

vedo luminarie di gioia e letizia

nei suoi occhi

dove gli aquiloni sono rami d’arcano

dalle foglie che pulsano di mille luci

filare d’un interminabile natale alare

e vedo fiaccole di primavere

nelle sue mani

dove i campi sono un cuore

dalle volte a stella:

è questa la mattina che dell’usitato

l’inferriata sradica e la grata

quando mareggio raccoglie crepe, frane

e  i nodi ne scioglie

col rivolo vitale della tela

 

 

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2 pensieri su “Volte a stella”

    1. Leggo ora il commento dell’amico scrittore Lucio Causo e lo ringrazio per il tempo che ha voluto dedicare leggendomi.Che la lettura della mia Volte a stella non lo abbia infastidito è per me già abbastanza. Perché io scrivo essenzialmente per me stesso e se pubblico qualcosa, di tanto in tanto, lo faccio solo se attorniato da ambienti amichevoli, come quello di Cultura Salentina, appunto. E per spirito di squadra, in questo caso sempre per la “nostra” rivista”. Stevens ha scritto che una poesia spiegata è una poesia morta. Non mi azzardo a spiegare il mio elaborato. E poi, chi può affermare senza tema di smentita che il proprio “andare a capo” sia effettivamente Poesia?. Però qualche indicazione la esprimo, visto che anche in questo caso qualche lettore ha manifestato la presenza di non poche oscurità nella comprensione del testo. Se è vero che la dedica indica una persona reale, non è detto che lo svolgimento parli solo e soltanto della Maria in esergo citata. Non scordiamo perciò Midons, la Donna/Poesia cara a Giovanni Giudici, per esempio. La “grata” è un (modesto) riferimento alla “Grata di parole”
      ( Sprachgitter ) di Paul Celan. E la “tela” dal rivolo vitale dell’ultimo verso è quella di Penelope, qui intesa come “qualcosa che non finisce mai”. Dunque da chi o cosa sono sciolti i nodi? Non aggiungo altro per non condannare a morte ila mia già fragile creatura

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