di Dino Licci
Da vecchio biologo ormai in pensione ma con molti anni di esperienza sulle spalle, che infatti si sono curvate, vorrei spendere due parole per definire correttamente cos’è questo Coronavirus, che tanto ci sta allarmando. Cominciamo a capire cos’è un virus in generale perché la conoscenza è già un’efficace arma di autodifesa:
il termine “virus” che in latino significa “veleno”, si riferisce a organismi talmente piccoli che solo col microscopio elettronico si può vedere la loro struttura. Infatti il loro diametro varia in genere da 20 a 300 nanometri laddove un nanometro equivale a un miliardesimo di metro. Sono parassiti obbligati nel senso che non posseggono un loro metabolismo, ma sfruttano quello della cellula ospite a qualsiasi forma di vita essa appartenga potendo infettare, traendone vantaggio, animali, piante, funghi o batteri. Una scelta vincente nella corsa per la sopravvivenza! Pur essendo parassiti obbligati cioè incapaci di riprodursi al di fuori della cellula ospite, i virus possono comunque sopravvivere nell’ambiente esterno anche per lunghi periodi. In questo caso è più corretto chiamarli VIRIONI e, come tali, possiamo trovarli dappertutto, nell’aria, negli alimenti e nell’ambiente, mentre come virus sono obbligatoriamente confinati all’interno delle cellule (animali, vegetali o batteriche ), che li ospitano.
La struttura elementare di un virus è costituita da un nucleo formato da un acido nucleico, detto “core” , che può essere DNA oppure RNA, ricoperto da un rivestimento proteico detto capside.
I virus a DNA sono chiamati desossiribovirus, mentre quelli a RNA sono detti ribovirus.
I Coronavirus sono ribovirus e, al microscopio elettronico, mostrano un aspetto simile a una corona. Essi possono causare varie malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS).
La malattia provocata dal nuovo Coronavirus ha un nome: “COVID-19” (dove “CO” sta per corona, “VI” per virus, “D” per disease (malattia) e “19” indica l’anno in cui si è manifestata).
Per quanto la malattia si sia manifestata fin dal 2019 , la sua presenza è stata annunciata solo l’11 febbraio 2020, in un incontro con la stampa da Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS (Organizzazione Mondale della Sanità), durante la pausa di un convegno dedicato proprio a tale virus.
Egli ha asserito che il virus potrebbe anche generare una pandemia, anche se ancora siamo molto lontani dal paventare tale pericolo.
Io, nel mio piccolo, ritengo che si stia esagerando sulla pericolosità di questo virus che è certamente molto contagioso ma, a giudicare dal numero di guarigioni comparate al numero dei decessi quasi tutti relativi a pazienti in condizioni di salute già precarie, potrebbe essere considerato alla stregua degli altri virus influenzali e potrebbe stare tra noi da molto più tempo di quanto crediamo, scambiato per un comune virus influenzale.
Solo un’indagine di laboratorio stabilisce infatti di quale virus si tratti nel caso di sintomi che, nella grande maggioranza dei casi sono simili sia se dovuti al coronavirus o ai più comuni virus della famiglia degli Ortomixoviridae che ogni anno ci assillano durante il periodo invernale.
Ciò non toglie che dobbiamo essere prudenti soprattutto nella nostra igiene personale e nell’evitare di sostare a lungo in posti molto affollati, ma evitando allarmismi che possono rivelarsi più pericolosi della malattia,
Dino Licci