di Lele Mastroleo

…curvo sulla schiena, sulle ginocchia nude, con le mani tra le zolle, estirpo zizzania e rassodo la nera pianura dei miei avi, con poca acqua e una lacrima. Da qui, dove il sole emerge dal mare e nel mare muore, strappo le radici della gramigna e del trifoglio e metto a dimora l’infanzia serena di mio padre. Qui dove il cielo si colora di fichi e oleandri, ho messo il tabacco ad essiccare su ogni mio ritorno. Coltivo l’incanto, altro non so fare…
…il pensiero corre veloce a quei muretti a secco, barriere di pietre e fatica, che proteggevano dagli sguardi, gli accaldati ragazzi in una domenica d’estate, da quel vento largo di scirocco che da sempre addormenta i nostri pomeriggi. E quel nostro provare ad uscire al sole, come tabacco da essiccare, appoggiati all’ombra, allungando la mano sui fianchi, nel sentirne le labbra, in quel nostro ritrovarci in un attimo, in un battito dell’anima, in un bacio.
“Se vuoi possiamo andare a prendere il caffè al mare?”.
C’erano tutte le tue paure, tutta la tua vita, tutti i sogni, in una sola domanda: testa o croce?
Ed era in quell’attimo, in quei lunghi secondi prima della sua risposta, tutta la felicità…