Cultura salentina

Santa Lucia: culto e tradizioni

di Mimì Mastria
Secondo quanto riporta Jacopo da Varagine, frate domenicano (sec. XIII), nella sua Leggenda aurea, compendio delle biografie dei santi, Lucia nacque a Siracusa intorno al 283 da un nobile di origine romana che morì quando la bambina aveva cinque anni.
La madre, malata, fu condotta dalla giovane nel santuario di Sant’Agata dove la donna venne guarita dalla santa, e come ringraziamento Lucia ottenne di donare tutte le sue ricchezze ai poveri. Essendosi rifiutata di sposare un pagano (che probabilmente avrebbe voluto mettere le mani sul patrimonio anzicchè donarlo ai poveri), fu da questi denunciata all’autorità romana per il fatto di essere cristiana. Pertanto fu sottoposta a diverse torture alle quali sopravvisse. La leggenda vuole che le venissero cavati gli occhi, ecco perché nell’iconografia classica la santa viene rappresentata con gli occhi su un piccolo vassoio in mano. La tradizione vuole che ad ucciderla fosse stato un certo Pascasio che le avrebbe trafitto il collo con un pugnale. Il suo martirio venne fissato nell’anno 304 a seguito delle persecuzioni di Diocleziano. Dopo l’invasione araba, nell’anno 1040 il comandante bizantino Giorgio Maniace sottrasse Siracusa agli arabi e dispose che i resti di Lucia fossero portati a Venezia dove riposano nella Chiesa di S. Geremia. Naturalmente i Siracusani reclamano ancora la loro Santa.
Il nome di Lucia viene associato alla Lux divina ed è considerata la protettrice della vista.
Un detto popolare definisce il 13 dicembre, giorno in cui la chiesa celebra Santa Lucia, come “il giorno più corto che ci sia”. In effetti i nostri avi si sono sbagliati di poco poiché il solstizio d’inverno, il giorno con minor numero di ore di luce, è in genere il 21 o il 22 dicembre (o forse bisogna considerare che in seguito c’è stata la riforma gregoriana del calendario, e quindi non c’era errore). E’ un periodo dell’anno in cui i popoli europei, e in particolare gli scandinavi, celebrano la luce proprio perché in quei giorni ce n’è ben poca.
La festa di Santa Lucia è ben radicata sia in gran parte d’Italia che in Europa.
In Italia, fino alla II Guerra Mondiale, era Santa Lucia che portava i doni ai bambini, mentre contendeva questa funzione ai Morti in altre zone. Dopo la guerra, con la televisione è arrivato il modello americano di Babbo Natale (Santa Klaus derivante a sua volta da San Nicola, dispensatore di doni) che l’ha soppiantata.
In Lombardia, in particolare nelle province di Bergamo e Brescia, la leggenda vuole che la santa, in groppa ad un asinello, col al seguito il cocchiere Castaldo, passasse di casa in casa a distribuire doni ai bambini i quali, prima di andare a dormire, dovevano lasciare una tazza di latte per la santa, un bicchiere di vino per Castaldo e del fieno per l’asino.
Da Nord a Sud nel giorno della Santa si organizzano mercatini natalizi dove si possono trovare dolciumi caratteristici dei luoghi, addobbi per l’albero, festoni, oggettistica, e naturalmente giocattoli.
Le cerimonie religiose prevedono processioni e offerte votive, naturalmente la città in cui i festeggiamenti durano più a lungo, una settimana, è proprio Siracusa, la città natale della Santa di cui è anche patrona. Si celebra dal 13 al 20 dicembre, ed è una festa molto sentita dagli abitanti: per l’occasione tornano anche gli emigranti dall’estero, sia dall’Europa che dagli Stati Uniti. Per festeggiare si prepara il pane votivo, piccoli panini a forma di occhi, simbolo della Santa, e si mangia la cuccìa, un grano cotto con ricotta, miele o vino cotto.

Cuccìa

Santa Lucia è molto celebrata anche nel Nord dell’Europa. In Scandinavia (Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca con piccole varianti), ma soprattutto in Svezia, ogni anno il 12 dicembre i bambini preparano dei biscotti. La mattina del 13 la bambina più grande della famiglia si veste come la santa con una camicia bianca, una cintura rossa e una corona di candele in testa. Insieme agli altri bambini più piccoli, vestiti con camicia bianca e cappelli di paglia, iniziano una processione per le strade dei paesi offrendo biscotti agli abitanti del quartiere.

La processione è accompagnata dal canto di Luciasången, che riprende la melodia di “Santa Lucia”, la canzone napoletana, tradotta in lingua svedese, sebbene di religioso nella canzone sia rimasto poco. I testi scandinavi descrivono la luce con cui Lucia vince l’oscurità. Successivamente vengono intonate canzoni di Natale.
La tradizione riguardo le celebrazioni della Santa collegano la Svezia alla Sicilia. Ogni anno viene selezionata una “Lucia” per partecipare alle celebrazioni a Siracusa.

E nel nostro Salento, il 13 dicembre è dedicato alla Fiera di Santa Lucia a Scorrano. Nei tempi antichi la fiera permetteva la vendita di animali, frutta secca (noci, fichi, mandorle), legumi, e naturalmente dolci (biscotti con mandorle, nocciole con tanto miele e zucchero). Ora di quel tempo rimane solo il ricordo: tra le luminarie dei maestri artigiani del paese, la tradizione continua con le bancarelle che offrono oltre agli addobbi per l’albero di Natale, i pastori in plastica, in terracotta o in cartapesta per il presepe, anche i dolciumi locali, come il torrone, le gelatine di frutta, i mostaccioli, e tanta altra roba. Insomma, tutto il necessario per rendere le festività natalizie allegre, dolci e serene.

Ecco il testo di Santa Lucia, la canzone di Teodoro Cottrau (1849).

Santa Lucia

Sul mare luccica l’astro d’argento,
Placida è l’onda, prospero è il vento
Venite all’agile barchetta mia
Santa Lucia! Santa Lucia!

Con questo zeffiro, così soave
Oh! Com’è bello star su la nave!
Su passaggieri, venite via!
Santa Lucia! Santa Lucia!

In fra le tende bandir la cena
In una sera così serena!
Chi non domanda, chi non desia?
Santa Lucia! Santa Lucia!

Mare sì placido, vento sì caro
Scordar fa i triboli al marinaro,
E va gridando con allegria,
Santa Lucia! Santa Lucia!

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