di Francesco Pasca
Stamane, al risveglio, ho iniziato a pensare a cos’è “comprensibile”. Sono giunto al determinato, cioè a come può essere riconfigurato, a come con il “vedere” e la ricerca dei fondamenti si giunga al ruolo dialogico di un’idea, a come “prendere” una qualsiasi forma e attivarne la vivacità dell’attenzione, “trasformare”.
Un esempio?
La Venere di Urbino non è bella perché comprensibile, non è bella per gli attributi a lei conferiti o per l’eccitazione altrettanto comprensibile di una mano ben predisposta ma per lo spazio di composizione, per i rapporti tra la figura e lo sfondo, per l’equilibrio fra la sua dimensione temporale e noi spettatori.
Credo che, per Tiziano sia stata sufficiente l’ispirazione dovuta alla Venere di Dresda del Giorgione e al come possa essere passato da un’impressione ad un volume architettonico e al come averne poi riposizionato la linea d’orizzonte.
Dal che mi son detto: Se l’immagine agevola l’iconografia spostandola nell’iconologia con l’attuale le cose si potrebbero complicare.
Ho aggiunto: sarà sufficiente “l’incomprensibile”.
Buon fine con fragilità e un pizzico di nostalgia.