di Cristina Carlà
E poi
creare un varco
per la linfa e il nutrimento
liquido, lo spazio
per il frutto che verrà;
sgomberare, dicevamo
il campo dal superfluo
che sottile e precisissimo
s’insinua fitto e succhia, terribile
s’impone, aguzzo parassita.
Spezzar la foglia è illudersi:
in pochi giorni rispunterà
brillante. Andarci allora
con intenzione risoluta,
smuovere il terreno
con le mani, stanare
la radice più gelosa
e tirare, con forza
estirpare la malerba.
A ogni strappo sentire
come un bianco solletico
interiore, il male che sfila
via attraverso rami di vene
immaginari e respirare
e lasciar andare e stare.E’ pratica faticosa
la cura, amica mia,
ma vedrai col tempo
vedrai, che bel raccolto.