Ad Otranto ho consegnato i miei primi ricordi …d’acqua!
Lì l’ostro e lo scirocco ammansivano il mare saraceno ma ci rendevano particolarmente irrequieti.
A dire il vero del mare ci importava poco, non ne facevamo ancora parte. Piuttosto ci inebriava l’idea di poter crescere insieme per quattro mesi : immersi in un fluido speciale dove ogni molecola rappresentava un gioco d’acqua o di sabbia. Una sabbia magica in grado di trasformare le nostre semplici, stagionali amicizie, in puro affetto.
Il bianco pervadeva le nostre giornate, un bianco abbacinante che “ossigenava” i capelli , la sabbia, striava il cielo e rendeva candido il mare. Non ho più visto quel colore, riesco solo ad immaginarlo. Continua a leggere “I cento scalini del pianeta azzurro”
Il naufragio del mercantile Peppinella per certi versi ricorda la drammatica fine dell’Andrea Doria, il maestoso transatlantico agli ordini del Comandante Piero Calamai, già eroe di guerra e decorato al valore, colato a picco il 26 luglio 1956 dopo essere stato speronato dallo Stokholm, all’epoca nave passeggeri battente bandiera svedese. Continua a leggere “Il naufragio del mercantile Peppinella”
Se solo potessi stare in Polonia a costruire parafanghi per la Panda Eco 4X4, se arrivare da te fosse un autobus Varsavia/Pescara, diretto, con bagno-carrello, se solo io sapessi il polacco, o almeno sapessi come chiedere un biglietto no-stop Varsavia/Pescara, sarei da te.
Paul Cezanne: “La montagna Saincte Victoire” 1904-1906
È vero, o mar, non sono ancora passato al libro vecchio, non riesco a seguire il tuo “ quanto conta il saper fare ”, le parole, soprattutto per me, sono un po’ come cirase (una tira l’altra), febbraio è sempre un mese corto e amaro, le serpi sono ancora nascoste e le rane non “cantano” ancora… ma sono il figlio della storia del miglio e del mortaio, della camomilla dorata della sera, quello che perdeva gli occhi su quel vecchio comò a casa della nonna, Continua a leggere “È vero, o mar…”
Le serate sul terrazzo con aranceto e lucine colorate che facevano festa lì tra tavolini, gli invitati di sempre e il tovagliato e l’argenteria che ricordavano la “dote” di quell’antico palazzo di metà Ottocento. Questo ricordavo, tra giocattoli di legno e grandi vassoi con biscotti e dolciumi che attraversavano l’enorme stanza dei giochi in cui ci trovavamo io e le mie sorelle e altri bambini. Cadevano le stelle là fuori la stanza, un venticello quasi le raccoglieva in filandole e giri, e amavano la bella serata. “Sì, gradisco un sorso di limonata; Continua a leggere “Quando a Maglie si abbattevano le chiese”
Nel 1720, il Barone Filippo Guarini (o Guarino), Signore di Tuglie, ormai non più giovanissimo, sposò una nobile sedicenne, Isabella Castriota, educanda nel Convento delle suore di Santa Chiara di Gallipoli.
La giovane Isabella, perduta ogni speranza di avere un figlio, nel 1727 si separò dal marito e andò a vivere nel Conservatorio di Sant‘Anna, nella città di Lecce. Rimasto solo, Filippo, bisognoso di cure e di affetto, prima di morire, donò il Feudo di Tuglie al nipote Giuseppe Ferdinando Venturi, Duca di Minervino, i cui discendenti oltre al feudo, ebbero anche il titolo di Marchese di Tuglie. Continua a leggere “Isabella Castriota Scanderbeg”
Il nuovo libro di Nicola Apollonio, “Memorie di un cronista” (edizioni “Espresso Sud”,2022) , non mi sorprende affatto. Da un uomo che ha compiuto gli ottant’anni , che ci consiglia Davide – come disse Borges – poco c’è da aspettarsi , fuorché l’impiego consapevole di alcune abilità , qualche leggera variazione e parecchie ripetizioni . In realtà il libro che pubblicò lo scrittore argentino, “L’oro delle tigri”, testimonia uno dei periodi più intensi e fecondi della sua attività poetica e ne documenta un volto nuovo , una diversa tonalità, più lirica, più personale, più intima. E’ un po’ quello che è accaduto con questo libro circolare, che è un valzer di ricordi nei cieli più alti e disparati delle avventure di un cronista. Come diceva Rilke ne “I quaderni di Malte Laurids Brigge”, per scrivere un solo verso occorre prima aver veduto molte città, molti uomini e donne, molte cose . Occorre poter ripensare a sentieri dispersi in contrade e mondi sconosciuti; a incontri inattesi; a partenze da lungo presentite imminenti; a giorni trascorsi in stanze silenziose e raccolte; a mattini sulla riva del mare; a tutti gli oceani attraversati; a notti di viaggio che scorrevano altissime vie , volando sonore con tutte le stelle. Ma tutti questi ricordi solo quando si fanno in noi sangue , sguardo , gesto , in un attimo rarissimo di grazia , diventano poesia.