Forse è presto per dire che è tardi Anche se questi occhi tradiscono pupille scannate sulla sclera Tocca camuffare creare un punto luce ombreggiare l’arco redimere l’oltraggio della palpebra Strano come i colori d’autunno spalanchino lo sguardo e le ciglia ravvivate stiano come aghi di pino di vedetta sul mare E queste chiose minute ai lati queste postille a iosa sulle mani questa cloud di molecole remote Più si aggregano e più vanno disfacendomi Qualcosa è accaduto tra il sonno e la veglia e l’ho già dimenticato Eppure risorgere dalla lenzuola è già ricordare Vorrei essere semplice nel dirmi come tutto è stato un sottrarsi per somigliarmi Per non essere di nessuno Si paga cara l’abiura all’appartenenza il non abitare l’umana suburra lo stringere il feticcio dell’infanzia stando sola sulla stessa soglia una vita intera Jeff Beck ha lasciato a terra le dita ma le corde ancora vibrano Come si sta da dio a vivere ingannati Ecco forse avrei dovuto lasciarmi ingannare Forse sono in tempo sotto il sole pallido di Gennaio a sbottonare un caldo agostano Addomesticare i pori avrei dovuto prima del grande freddo della notte più buia.