di Biagio Liberti

Non saprei cosa fare
lungo i moli del porto
di Buenos Aires/in questi giorni
di mezza estate/(nemmeno so far l’amore
con le rose sbarcate da Burgas
per i negozi d’entroterra dispersi
fra probabili amanti di mezzacollina)è che qui
mancano i tuoi gesti bianchi
quel nervoso andare ovunque.
IL VUOTO RIEMPIRE UN SILENZIO SENZA FORMA
Che cos’è un ricordo? Non è soltanto un fotogramma del passato. Ė qualcosa di più ineffabile che si rivela in tutta la sua significativa esperienza quando del vissuto la nostra mente e i nostri sensi intuiscono il potenziale emotivo. Dare forma al ricordo sulla pagina per poi svestirlo dello spazio e del tempo convenzionale, liberarlo in una dimensione di sola evanescente percezione, evocare ed esorcizzare le sensazioni che suscita: seguiamo dunque il poeta in questo suo creare febbrile , visivamente sulla pagina e metaforicamente nella sua sfera mentale associativa, cogliendo nella tecnica cinematica le inquadrature che si susseguono.
Il ricordo sembra delinearsi come un ricordo femminile associato ad una città cosmopolita, piena di vita, moderna. Un colpo d’occhio ampio, uno spazio fisico esteso, esotico, un luogo lontano da qui, remoto come i ricordi che immagazziniamo nell’inconscio. La prospettiva si sposta quindi su di una parte della città nel tentativo di isolare il ricordo e forgiarne la presenza nei meandri dei ricordi: “i moli del porto”, metafora della vita con i suoi arrivi e partenze, nuove opportunità e opportunità che si lasciano andare via.
Un breve intermezzo, due versi tra barre per definire il tempo del ricordo e per riempire l’assenza di lei, “/questi giorni di mezza estate/”, al culmine della bella stagione, quando la vita è in pieno rigoglio e il caldo ci rende indolenti o l’arsura del desiderio è colma. Ma è anche “mezza”, incompiuta, la stagione con lei è rimasta così. L’immagine si ricollega agli “amanti di mezza collina” della successiva strofa, i cui versi sono racchiusi tra parentesi quasi a rappresentare visivamente un processo associativo di idee e il mondo stesso degli amanti che è un mondo a parte, ripiegato su stesso. Qui la telecamera insegue il ricordo nelle stradine della città adiacenti i moli, nei negozi complici degli amanti. “Dove sei?” sembra chiedere il poeta a questo mondo dell’amore. Ma il ricordo si “disperde” nei labirinti della mente umana e l’inseguimento irrequieto – senza pause di punteggiatura eccetto le barre e le parentesi menzionate – ci conduce nell’entroterra per poi iniziare passi verso l’alto, sulle colline dove, tra i “probabili amanti”, il suo amore traspira ed evapora a mezz’aria con il profumo delle rose e va a perdersi. Il senso dell’assenza che non da senso alcuno all’agire di lui – se non la sensazione di inedia, di indolenza, di inutilità – è creato dall’uso di verbi fattivi preceduti da negazione: “non saprei cosa fare”, “nemmeno so fare l’amore” o insita nel “mancano i tuoi gesti bianchi”.
Il punto è che lei fisicamente non c’è e la realizzazione della separazione è rappresentata visivamente, sulla pagina bianca, nella disposizione delle persone: nella prima strofa il poeta stesso è il soggetto sottinteso, negli ultimi tre versi è lei; lo spazio fisico che separa i due è il mondo degli amanti a cui non appartengono più. Al rosso delle rose e simbolo della passione amorosa si contrappongono i gesti “bianchi” disegnati nell’aria che scompigliano quanto appena creato dalla poesia –lo spazio del ricordo nel tentativo di dare forma alla presenza di lei. Il vuoto dell’assenza è il suo silenzio; il parlare è ricordato in gesti e, se cogliamo tra i versi immagini visive, tattili e olfattive, sono invece assenti le immagini uditive. I gesti sono “bianchi” perché disegnati nell’aria, perché fantasmi oramai. La telecamera si sofferma appena su di un’inquadratura delle mani di lei soltanto immaginate e,infine, il poeta dissolve il ricordo. I gesti dissolvono con stizza quasi liberatoria la pienezza del ricordo: la sua presenza è ovunque ma, “ovunque”, è da nessuna parte.
Sulla pagina bianca l’alternarsi di segni, parole, versi: ma che mondo invisibile quasi, tra le righe e gli spazi!
– Ameo’è 18/12/2007 17:52 #60576