Commentari – Sull’alterazione e il consumo delle ‘voci’, nell’arte

di Paolo Marzano
“Ragioniamo”, disse Guglielmo. “Cinque stanze. Quadrangolari o vagamente trapezoidali, con una finestra ciascuna, che girano intorno a una stanza eptagonale senza finestre a cui sale la scala. Mi pare elementare. Siamo nel torrione orientale, ogni torrione dall’esterno presenta cinque finestre e cinque lati. Il conto torna. La stanza vuota è proprio quella che guarda a oriente, nella stessa direzione del coro della chiesa la luce del sole all’alba illumina l’altare, il che mi sembra giusto e pio. L’unica idea astuta mi pare quella delle lastre di alabastro. Di giorno filtrano una bella luce, di notte non lasciano trasparire neppure i raggi lunari. Non è poi un gran labirinto. Ora vediamo dove portano le altre due porte della stanza eptagonale. Credo che ci orienteremo facilmente.”
Tratto da Il nome della rosa cap. II
di U.Eco, Bompiani, Milano 1980
Questi miei appunti traggono nuovi motivi di ricerca, da alcune considerazioni già trattate che, in altre pubblicazioni, hanno trovato sviluppo, ma non l’effettiva completezza. Ne è conseguito un necessario approfondimento, utile ad arricchire e allo stesso tempo, integrare le tesi esposte, secondo un procedimento di confronto e deduzione, unicamente diretto a tratteggiare quel complesso approccio dell’individuo alla comprensione e all’interpretazione dell’opera d’arte. Nella serie di ‘incursioni’ descrittive e ri-descrittive che ho ritenuto adeguato, recuperare e ri-aggiornare, prendo in considerazione tutte quelle componenti adatte a costituire uno strumento di accesso, all’argomento oggetto dello studio (l’opera d’arte), per ricavarne motivo di maggiore ponderazione e di ulteriore ragionamento, nel dibattito su degli episodi artistici intorno ai quali (secondo me) c’è ancora troppo silenzio. La forma di comunicazione scelta, espone la ricerca seguendo brevi trattazioni, discutendo il tutto, come fosse il ‘corpo’ di ben circostanziati “commentari” contemporanei. Sono dunque frammenti, tessere, piccoli brani di “storia delle arti” (come sostengo da tempo si possano chiamare le argomentazioni affrontate e dibattute) che qui distinguo come un insieme di chiare ‘voci’, appartenenti a quel paesaggio, un tempo identificato, con il nome di “Terra d’Otranto”. Continua a leggere “Saxa Loquuntur: Le pietre parlano”
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