Cultura salentina, Recensioni

Su Apocalisse apocrifa, di Giuseppe Semeraro

di Luca Crastolla

Secondo il biblista francese Paul Beaushamp tutta “la letteratura apocalittica nasce per aiutare a sopportare l’insopportabile”. Forse tutta la poesia, l’arte tutta, in tal senso può essere definita apocalittica. Lo possiamo affermare con Shiller il quale in Sul fondamento del piacere prodotto dagli oggetti tragici sostiene che il fine dell’arte è il piacere, dove il piacere non è ridotto al godimento, alla semplice sensazione, ma si eleva al grado di riflessione. È questa accezione del piacere a placare le ansie in momenti di estrema crisi, questa accezione a fornire una speranza e un indirizzo. Continua a leggere “Su Apocalisse apocrifa, di Giuseppe Semeraro”

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Recensioni

Eleonora Marangoni: E siccome lei

di Elena Tamborrino

Ho letto un libro molto carino.
Chiunque abbia amato Monica Vitti, i suoi film, le sue interpretazioni, non potrà non apprezzare questo libro di Eleonora Marangoni, “E siccome lei”, una carrellata dei personaggi a cui Maria Luisa Ceciarelli -vero nome della grande attrice romana scomparsa lo scorso febbraio- ha dato vita sul grande schermo.
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Recensioni

Antonio Manzini: “La mala erba”

di Elena Tamborrino

 

Attendo sempre con trepidazione (oddio, che frase fatta!) ogni nuova uscita di Antonio Manzini, sia che si tratti di una nuova storia di Rocco Schiavone, il burbero vicequestore romano in servizio ad Aosta, sia che si tratti invece un romanzo che con le vicende investigative di Schiavone e della sua squadra non c’entra niente.
È il caso di questo “La mala erba”, uscito per Sellerio lo scorso 27 settembre, subito acquistato a scatola chiusa.
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Recensioni

Antonella Caputo: “Quando saremo grandi”

di Elena Tamborrino

 

Credo che per uno scrittore, che all’esordio ha ottenuto un buon riscontro tra i lettori, sia difficilissimo uscire con una seconda prova. Immagino che possa essere relativamente facile mettere insieme per la prima volta un po’ di sensazioni raccolte nel tempo, situazioni di cui direttamente o indirettamente si è stati protagonisti, episodi passati a cui si è assistito, idee collezionate in attesa di una collocazione narrativa, persone incontrate che sono diventate personaggi. Continua a leggere “Antonella Caputo: “Quando saremo grandi””

Poesia, Recensioni

La poesia della denuncia: Cartolina del Salento di Cristina Carlà

di Mimì Mastria

Ogni volta che si parla del Salento non si può fare a meno di vederlo rappresentato secondo un modello “inflazionato” de “lu sule lu mare lu jentu”. Un’immagine creata per un turismo di massa desideroso di immergersi nelle acque del mare, nei canti delle piazze e nella pizzica che di tradizione hanno ormai poco e lontana dalla grande arte e cultura che ne sono i fondamenti della sua civiltà.
Le “Cartoline dal Salento” di Cristina Carlà avvicinano il lettore ad un’immagine ben diversa, quella che vivono i cittadini di questa terra che sulla loro pelle hanno vissuto e vivono condizioni di fatica e di dolore che tante volte li hanno costretti a fuggire via, lontano “addù nc’ete la fatìa”, mantenendo negli occhi e nell’animo i colori, gli odori e i sapori che in ogni modo hanno cercato di conservare e ritrovare.
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Recensioni, Scrittori salentini

Giuseppe Semeraro: Da qui a una stella

di Luca Crastolla

Ho lasciato decantare a lungo questi versi di Giuseppe Semeraro (che io sia lento, poi si sa), contenuti nella silloge Da qui a una stella, e mi piace l’idea di una restituzione di quanto mi hanno lasciato, di quanto mi ha invitato tornare e a ritornare munito di matita e temperamatite. Continua a leggere “Giuseppe Semeraro: Da qui a una stella”

cultura meridionale, Recensioni

Due parole sulla poesia di Alfonso Guida

di Luca Crastolla

Edward Hopper, 1927

I versi che seguiranno sono di Alfonso Guida e ritengo compongano uno dei suoi testi più complessi e affascinanti; ne faccio occasione per parlare della figura del poeta e della poesia.

Non sono un critico, sono uno che tenta versi nel duplice significato che possiamo rinvenire nel verbo “tentare”: il primo mette al riparo dal prendermi troppo sul serio; il secondo dice della relazione seduttiva che ho con la parola, del tentativo che faccio di portarla dalla mia parte.

Non sono un critico e non posso nemmeno dire che questa poesia l’abbia analiticamente fatta mia (poco male), tuttavia mi accompagna da un po’. Del resto credo che la parola poetica non debba essere una parola di facile consumo ma una parola con cui cimentarsi (se ci ammalia/ammala). Credo che, in questo nostro tempo in cui tutto si consuma in fretta, la poesia debba essere la sospensione, l’arresto, il sabot. Continua a leggere “Due parole sulla poesia di Alfonso Guida”

Cultura salentina, Recensioni

La poesia colloquiale e persistente di Marirò Savoia

di Anna Stomeo

Una raccolta di poesie densa di suggestioni inattese, di evocazioni e di metafore che, sin dall’immagine di copertina, introducono ad un percorso riflessivo giocato sulle stagioni della vita e della parola poetica come ‘fatto esistenziale’. Continua a leggere “La poesia colloquiale e persistente di Marirò Savoia”

Recensioni

I settant’anni del poeta salentino Giuseppe (Peppino) Conte: la poesia come incanto e come relazione

di Anna Stomeo

Lo scorso 26 maggio il poeta salentino Giuseppe (Peppino) Conte, ideatore e direttore artistico per oltre 25 anni della manifestazione l’Olio della Poesia, ha compiuto settant’ anni e li ha festeggiati con un prezioso libretto di poesie stampato in una tiratura limitata di settanta esemplari, numerati a mano e dedicati ad personam, che ha consegnato (personalmente) a settanta amici: Giuseppe Conte, La vita, aprila in un canto, Edizioni minime del pescecapone, Serrano (Le), 2022. In copertina un altrettanto prezioso  acquerello del 2010 dell’artista salentino Sandro Greco raffigura un vaso da fiori e una farfalla. Continua a leggere “I settant’anni del poeta salentino Giuseppe (Peppino) Conte: la poesia come incanto e come relazione”

Recensioni

Un romanzo ancora attuale: il “DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA”

di Dino Licci

Salvator Dalì: Don ChisciotteIl “Don Chisciotte” di Cervantes nasce come critica alla mania invalsa alla fine del ‘500 in Europa e soprattutto in Spagna di immergersi nella lettura dei romanzi cavallereschi importati dalla Francia. Il fenomeno dei “Lettori impazziti” veniva così sottolineata da Cervantes che, inventandosi questo strano personaggio, voleva appunto fare uno spaccato della società del tempo. Ma il personaggio acquista valore e spessore quando l’autore, forse suo malgrado, ne fa l’emblema della capacità tutta umana di compendiare realtà e fantasia, quella fantasia che interviene a correggere i mali di una realtà a volte troppo cruda per essere accettata supinamente. Così il lettore viene trascinato dalla simpatia che il personaggio ispira, seguendolo nei suoi voli pindarici, che gli fanno scambiare i mulini a vento per malefici giganti o un branco di pecore per un esercito nemico. Il suo fido scudiero Sancho Panza lo riporta continuamente a scontrarsi con la realtà in un gioco apparentemente semplice ma carico di significati psicologici di alto valore morale. Il romanzo risente inoltre delle disavventure del suo autore e, come sempre accade, acquista un vago sapore autobiografico. Cervantes infatti aveva partecipato alla battaglia di Lepanto e, pur essendosi comportato da eroe, era stato dimenticato da tutti finendo in carcere gli ultimi anni della sua vita. Nel “Don Chisciotte” quindi egli volle evidenziare l’assurdità invalsa in quell’epoca, di glorificare gli eroi immaginari della letteratura cavalleresca, dimenticando la realtà quotidiana di chi valorosamente compiva semplicemente il proprio dovere. Ma se queste erano le intenzioni iniziali dell’autore, il suo romanzo acquisisce sempre maggiore spessore ed il personaggio grottesco dell’anziano hidalgo, presto si trasforma in una tragica parodia dell’umanità delusa da una realtà tanto penosa da costringerlo a rifugiarsi nel sogno o nella pazzia. Continua a leggere “Un romanzo ancora attuale: il “DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA””

Recensioni

Introduzione alla raccolta di poesie GIACULERIE di Paolo Vincenti

di Cristina Martinelli

…perch’io, che nella notte abito solo, / anch’io di notte, […] anch’io scrivo / e riscrivo in silenzio e a lungo il pianto / che mi bagna la mente… (G. Caproni, Poesie 1932-1986, Milano 1989, Garzanti, p. 195).

Come in questi versi di Giorgio Caproni, sembra lavorare Paolo Vincenti. Questo racconta il suo lavoro di creazione in Giaculerie, titolo che condensa il nucleo tematico, tra soliloquio e dialogo. Poesia notturna, nell’accezione di solitudine dell’io, solitudine interiore e analisi esistenziale alla ricerca di senso e di una via per il superamento della sofferenza che, pur nel colmo del conflitto tra reale e utopia (Repleto), traguarda la capacità di reagire alle cose che accadono, mediante il significato da dare alla propria vita. Si tratta di trasformare la morte in vita, in poesia, la vita della poesia: è risaputo che Sofferenza e Bellezza sono le due esperienze decisive di ogni esistenza umana. Continua a leggere “Introduzione alla raccolta di poesie GIACULERIE di Paolo Vincenti”