“Che senso ha dimenticare,/se poi alla fine si muore?” -Iosif Brodskij in A Song, 1989-
qui dove il vento balla la pizzica è un prisma la luna sulla lavagna notturna del mare quando alzandosi un po’ dall’acqua colpendo alle spalle come una zanzara sorseggia e rimescola i grani consumati -maledizione! quanti balzi in gola non abbiamo più rivisto!- immaginatevi in processione quello che tutto sommato rifaremmo
Maje se stenne sutta a la funnina Tutta ianca e nc’è ntornu l’ulivetu; lu campanaru a l’aria alabastrina spicca; luce la cocula; de retu comparisce la chioppa verdulina Continua a leggere “Maje (Maglie)”
Teoria di spine dorsali esauste nella fossa delle Marianne
Ci sarebbe da fare un lavorio nel cavo dell’onda nell’oscuro intervallo tra due creste preparare gli attendamenti, i vessilli che si vedano da lontano dai fari lungo le coste
uno stacco dalle babilonie, le sacre scritture metropolitane
la provvisorietà dei riti la loro infinita stanchezza appena nati.
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Pratiche mediche
Quest’asma angelico ossessivo della ricerca di tombe
questo spiluccare di pennelli sui teschi, sui femori, sui canini del gelada baboon affastellamento maniacale negli archivi di denti di piuma in piuma
come se la ferocia della penisola di Valdes risuonasse negli ascensori di Pechino
cosa mai ce ne faremo del midollo ritrovato di Gengis, degli ori se non una scintigrafia.