La cultura non si eredita, si conquista. (André Malraux)
In questi anni trascorsi a cercare di descrivere il Salento, le sue bellezze, le sue criticità, la sua storia, il suo derma intellettuale, Cultura Salentina ha sempre ribadito un concetto importante: la conoscenza di un territorio è fondamentale non solo per viverci bene e consapevolmente, ma anche per migliorarlo, e questa è solo una premessa.
Augurarsi e augurare che l’anno nuovo risulti migliore del precedente è consuetudine antica. E significativa. Ci dice come in tutta la storia dell’umanità non ci sia mai stato un anno così ben riuscito da chiedergli il bis.
Pino Caruso (Ho dei pensieri che non condivido, 2009)
Pettirosso nella Riserva Naturale Le Cesine (®Agnese Bascià)
Invitare qualcuno a pranzo vuol dire incaricarsi della felicità di questa persona durante le ore che egli passa sotto il vostro tetto. Anthelme Brillat-Savarin
Henri Frédéric Amiel, Diario intimo, 1839/81 (postumo, 1976/94)
Uno scorcio del viale che porta al Bosco di Cerano
Questo articolo è frutto di una passeggiata nel Bosco di Cerano, di una riflessione, di tanta passione per il Salento e per le bellezze ambientali che lo caratterizzano, ma anche della rabbia per tutto quello che lo deturpa e di sconforto di fronte a quante volte la necessità di lavoro ha fatto sì che interi territori si svendessero a colossi industriali privi di scrupoli nei confronti dell’ambiente. Continua a leggere “I numeri e la realtà”
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
In alcune giornate terse, quelle di tramontana che diradano le nebbie in mare, dalle coste salentine si vedono i monti dell’Albania: tanto è vicina geograficamente questa terra, tanto è sconosciuta nelle vicende storiche e culturali, che pur tuttavia si sono intrecciate con quelle italiane prima e dopo la caduta del regime comunista. Continua a leggere “Il colore del melograno: la disfatta dell’ideologia albanese dietro la rinascita di un uomo”
Mentre in filosofia — dai greci come Aristotele a scienziati come Newton — e nel campo artistico, da Kandinsky a Dubuffet, si discuteva su cosa fosse il colore e se fosse giusto miscelarlo, senza che perdesse la sua anima, la natura ha scelto per sé una tavolozza impossibile da riprodurre, uno spettacolo difficile da spiegare.
Opera di Kandinsky
“Sostanze semplici, vegetali, minerali e viscose. Lasciate sobbolire nel crogiolo del cuore dell’artigiano ben nato, mescolate a fondo e servite fiammeggiante”: così descriveva i colori G. Duthuit, nella sua opera del 1950 The Fauvist Painters. Ed è, a mio avviso, forse colui che si è avvicinato di più a ciò che nella realtà materiale può riassumere l’essenza del “colore”.
Tempo fa un’amica settentrionale mi disse: “Beati voi (salentini) che avete il mare a pochi chilometri, noi qui abbiamo solo il Seveso e le pantegane”. Forti di questa manna dal cielo, ieri mattina, dopo un giro di telefonate nel tentativo vano di prenotare un ombrellone con spiaggine presso qualche lido, zaini in spalla, abbiamo deciso di trascorrere comunque l’ultimo giorno di ferie sulla costa compresa fra S. Isidoro e Santa Caterina, giusto per cambiare versante e salvarsi dalla tramontana battente, che ha sconvolto spiagge e piani vacanzieri sull’Adriatico.
Ph. di Gianfranco Budano
La litoranea è intasata: sarà l’ora di punta o la giornata caldissima, una colonna di macchine ci costringe ad avanzare a passo d’uomo; quasi un’ora per andare da Lecce a S. Caterina, poi la ricerca affannosa di un parcheggio a incastro e infine la discesa al mare.
Una giornata di jogging in campagna è come investire del tempo su se stessi: il fisico si riprende, si sveglia dal torpore della scrivania di fronte alla quale si lavora tutti i giorni; gli occhi si lasciano rapire da tutto ciò che c’è intorno e gli odori coprono quelli spesso medioevali e inquinati delle città.
Foeniculum vulgare (ph. Wikipedia)
La campagna salentina offre un piccolo cesto di aromi, erbette quasi insignificanti, spesso snobbate, ma che se ben sfruttate possono lasciare a bocca aperta per intensità di profumi e di sapori. In mezzo a ciuffetti di ortica, ai margini di campi di grano ormai mietuti e avvizziti, si trova un alto fusto verde con fiorellini gialli: è il finocchietto selvatico, un vero e proprio microcosmo di virtù.
Illustrazione di R.officinalisSi cammina spesso a occhi chiusi: si percorrono sempre le stesse strade, si respira per anni la stessa aria, senza accorgersi di nulla, perché l’abitudine ci rende cattivi osservatori e la distrazione ci sottrae alle riflessioni.
Eppure, fra la macchia mediterranea che copre le dune, spesso si possono intravedere cespugli odorosi di rosmarino, quell’arbusto che portato al naso fa venir voglia di arrosto: il suo nome deriva dalle parole latine ros (rugiada) e maris (del mare) e si è acclimatato nelle zone litoranee, fra sassi cotti dal sole o mimetizzato sotto alberi e cespugli, dal livello del mare fino alla zona collinare. Continua a leggere “Profumi del Salento: il rosmarino”