Arte, Recensioni

La passione di costruire velieri in miniatura

 di Lucio Causo

Fernando Pino, artigiano in pensione di Tuglie (Lecce), non è più tra noi; non costruirà più velieri in miniatura. Dopo una lunga malattia ci ha lasciati, per sempre, con la sua bontà, la sua modestia, e il suo mite sorriso di persona sofferente e bisognosa di aiuto. Continua a leggere “La passione di costruire velieri in miniatura”

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Arte, Storia

LA MADONNINA DEL GRAPPA

di Lucio Causo


 

Nel 1938 il dott. Cesare Vergine, medico-soldato di Tuglie, riunì i reduci, combattenti, mutilati, madri e vedove della Grande Guerra per progettare la costruzione della chiesa di Montegrappa sulla collina di Tuglie (Lecce). La chiesa a forma di sacello fu costruita nel 1940 senza il campanile dall’impresa De Salve Vincenzo. Il campanile, su progetto del geom. Ernesto Gatto, fu costruito, dal 1951 al 1953, dall’impresa Toma Elio fu Pietro ed inaugurato nell’agosto del 1954. La chiesa fu definita Santuario di Montegrappa, per le finalità storiche e religiose che rappresentava, nel Bollettino Ufficiale della Diocesi di Nardò nel Novembre del 1953.

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Architettura, Arte

Saxa Loquuntur: Le pietre parlano

Commentari – Sull’alterazione e il consumo delle ‘voci’, nell’arte

copertina

di Paolo Marzano

 

“Ragioniamo”, disse Guglielmo. “Cinque stanze. Quadrangolari o vagamente trapezoidali, con una finestra ciascuna, che girano intorno a una stanza eptagonale senza finestre a cui sale la scala. Mi pare elementare. Siamo nel torrione orientale, ogni torrione dall’esterno presenta cinque finestre e cinque lati. Il conto torna. La stanza vuota è proprio quella che guarda a oriente, nella stessa direzione del coro della chiesa la luce del sole all’alba illumina l’altare, il che mi sembra giusto e pio. L’unica idea astuta mi pare quella delle lastre di alabastro. Di giorno filtrano una bella luce, di notte non lasciano trasparire neppure i raggi lunari. Non è poi un gran labirinto. Ora vediamo dove portano le altre due porte della stanza eptagonale. Credo che ci orienteremo facilmente.”

Tratto da Il nome della rosa cap. II

di U.Eco, Bompiani, Milano 1980

 

Questi miei appunti traggono nuovi motivi di ricerca, da alcune considerazioni già trattate che, in altre pubblicazioni, hanno trovato sviluppo, ma non l’effettiva completezza. Ne è conseguito un necessario approfondimento, utile ad arricchire e allo stesso tempo, integrare le tesi esposte, secondo un procedimento di confronto e deduzione, unicamente diretto a tratteggiare quel complesso approccio dell’individuo alla comprensione e all’interpretazione dell’opera d’arte. Nella serie di ‘incursioni’ descrittive e ri-descrittive che ho ritenuto adeguato, recuperare e ri-aggiornare, prendo in considerazione tutte quelle componenti adatte a costituire uno strumento di accesso, all’argomento oggetto dello studio (l’opera d’arte), per ricavarne motivo di maggiore ponderazione e di ulteriore ragionamento, nel dibattito su degli episodi artistici intorno ai quali (secondo me) c’è ancora troppo silenzio. La forma di comunicazione scelta, espone la ricerca seguendo brevi trattazioni, discutendo il tutto, come fosse il ‘corpo’ di ben circostanziati “commentari” contemporanei. Sono dunque frammenti, tessere, piccoli brani di “storia delle arti” (come sostengo da tempo si possano chiamare le argomentazioni affrontate e dibattute) che qui distinguo come un insieme di chiare ‘voci’, appartenenti a quel paesaggio, un tempo identificato, con il nome di “Terra d’Otranto”. Continua a leggere “Saxa Loquuntur: Le pietre parlano”

Arte, Storia

Il ventaglio (quando non c’erano i condizionatori per l’aria fresca)

di Lucio Causo

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Edoardo Tofano (1838-1920): Donna con ventaglio olio su tavola, 30 x 25. Collezione privata.

L’uso del ventaglio è giunto dall’Oriente. Si tratta di un oggetto che agita l’aria e la spinge contro il viso per rinfrescarlo. Lo si usa anche per cacciare gli insetti. E’ formato di stecche di legno, avorio, madreperla, tartaruga ed altri materiali, incernierate a un’estremità e riunite insieme tramite lembi di stoffa o carta, che si chiudono e si aprono con le stecche. Continua a leggere “Il ventaglio (quando non c’erano i condizionatori per l’aria fresca)”

Saggio

Giuliano d’Elena: Cristocentrismo (parte 3/3)

di Stefano Previtero

Giuliano d'Elena: L'urlo
Giuliano d’Elena: L’urlo

Cristocentrismo: la Teologia della Madre

Il volume, pubblicato nel 2006, raccoglie per la prima volta in un unico testo, tutti i contributi di riflessione teologica e filosofica, a firma di Giuliano D’Elena, apparsi sulla rivista mensile “Nuovo Spartaco” a partire dal 2001 per cinque anni (oltre al “numero unico” della stessa rivista edito nel 1990). Continua a leggere “Giuliano d’Elena: Cristocentrismo (parte 3/3)”

Saggio

Giuliano d’Elena: il filosofo del pennello (parte 1/3)

di Stefano Previtero

Giuliano D’Elena ritratto nel suo studio (metà anni ‘90)

Giuliano D’Elena, pseudonimo di Giuliano Chetta, (Taviano, 1947), si laurea e conclude i suoi studi pedagogico-filosofici presso l’Università di Lecce con la tesi sul “Singolarismo nell’arte”, compendio di estetica ed esistenzialismo. Esordisce artisticamente nel 1966 con una scenografia sul “Giulio Cesare” al teatro Tito Schipa di Gallipoli, e si afferma come uno dei maggiori rappresentanti della “neo-figurazione” esistenzialista. Le sue opere sono in collezioni di Gallerie d’Arte e Pinacoteche pubbliche e private, molti sono stati i critici che lo hanno valorizzato. Ha realizzato opere d’arte sacra di grandi dimensioni e molti suoi quadri sono stati scelti per illustrare le copertine di vari libri; egli è stato ideatore e Direttore Artistico della “Biennale d’Arte” città di Gallipoli ed è fondatore della corrente artistico-culturale denominata “Normalismo”. Continua a leggere “Giuliano d’Elena: il filosofo del pennello (parte 1/3)”

Architettura

Il vuoto e l’eccedente (seconda parte)

“filosofale”… è la pietra che significa

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“Se tu potessi entrare in una bella cittade

o in uno bello palagio agevolmente,

e tu non volessi, grande negligenza sarebbe questa.”

 

                                                                                                                                Giordano da Pisa

                                                                                                                               (Pisa 1260 – Piacenza 1311)

La frase che ho scelto per introdurre queste mie riflessioni è di Giordano da Pisa. Una breve ma intensa citazione riportata con lo scopo di preparare ed avvicinare il lettore ad un concetto importante legato a quello che può identificarsi come un vero e proprio ‘percorso’. Osservare un’opera d’arte è come esplorare una bella città o come scoprire lentamente le stanze di un palazzo di cui ci sono letteralmente spalancate le porte. La curiosità di entrare e di vedere corrisponde all’azione fondamentale di accedere ad un linguaggio nuovo e pretende un’attività di grande coinvolgimento che si realizza predisponendosi ad indagare quella città, quell’edificio, quelle stanze e dunque quell’opera d’arte. Continua a leggere “Il vuoto e l’eccedente (seconda parte)”

Cultura salentina

Davide Ronzino, l’argentiere di Dio

La croce pettorale-reliquiario per mons. Edoardo A. CerratoNon è di “DR Arte Orafa”, l’atelier di preziosi presente a Nardò fin dal 1992 che qui si intende parlare. Sicuramente l’esercizio è tra le più prestigiose botteghe orafe della provincia di Lecce, ma di gioiellerie è pieno il Salento, tantomeno mancano validi maestri orafi che alla vendita al dettaglio di prodotti dei grandi marchi abbinano le proprie creazioni artigianali. Continua a leggere “Davide Ronzino, l’argentiere di Dio”

Architettura, Arte, Cultura salentina

Il vuoto e l’eccedente

Note intorno all’equivoco ‘barocco’ nel Salento (parte prima)  1 LECCE

… il barocco leccese è un tema eccezionale, o eccentrico, ma paradigmatico: l’argomento si presta all’analisi di una produzione di tipo artigianale e di senso collettivo nonché a lumeggiare il meccanismo storico per il quale solo nel Settecento e riformisticamente si produce il passaggio – altrove in atto da tre secoli – dalla vecchia situazione alla nuova che è caratterizzata dal distacco tra attività di progettazione ed esecuzione materiale dell’opera. Questo ritardo ha l’effetto di saldare la parabola storica moderna attraverso un lungo medioevo baroccheggiante, senza percorrere i passaggi del rinascimento, del manierismo e del barocco stesso linguisticamente inteso nel senso più proprio”.

(In Strutture e personalità del Barocco leccese, cap. I, pag. 11, in Architettura Barocca a Lecce e in terra di Puglia, Maurizio Calvesi e Mario Manieri-Elia, Carlo Bestetti – Edizioni D’Arte, Milano-Roma. Fotografie di Maurizio Puolo, Dicembre 1970). Continua a leggere “Il vuoto e l’eccedente”

Arte, Pittura

Uscita provvisoria

Giuliano d'Elena: Davanti all'infinito
Giuliano d’Elena: Davanti all’infinito

Giuliano d’Elena: Una lunga giornata di memorie

 

Parole vive.

 La nostra vita di tutti i giorni è tarata sul disincanto e cose come la compassione sono merce scaduta. Continua a leggere “Uscita provvisoria”

Arte, Pittura

Per i 75 anni di un artista

Omaggio al pittore Ernesto De Donno

Il maestro Ernesto De Donno nel suo studio di Maglie (maggio 2014)
Il maestro Ernesto De Donno nel suo studio di Maglie (maggio 2014)

Quando si parla di “salentini” non ci si riferisce semplicemente ad una provenienza geografica. La salentinità è un habitus, un modo d’essere, una conformazione di mente e di cuore. La stessa precisazione vale per i “pittori salentini”. Tra questi ultimi, un posto d’onore spetta certamente ad Ernesto De Donno. La sua tavolozza è autenticamente colorata di salentinità e dal suo pennello gocciola un amore viscerale per la sua terra, vera musa ispiratrice della sua arte. Continua a leggere “Per i 75 anni di un artista”

Cultura salentina

La paura dello specchio nelle credenze popolari del Salento

Caravaggio, Narciso (1594-'96). Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica

Eisoptrofobia. È questo il complicatissimo vocabolo clinico che indica la paura degli specchi, quella persistente e ingiustificata fobia dell’oggetto in quanto tale e del vedere la propria immagine riflessa in esso. Naturalmente presente in qualche soggetto, può però derivare anche da una particolare esperienza traumatica vissuta nel corso della fanciullezza. Questa stravagante patologia, infatti, si configura assai spesso come il punto di convergenza tra psicosi e superstizione, proprio come si può riscontrare in un’antica credenza popolare salentina. Continua a leggere “La paura dello specchio nelle credenze popolari del Salento”