Fernando Pino, artigiano in pensione di Tuglie (Lecce), non è più tra noi; non costruirà più velieri in miniatura. Dopo una lunga malattia ci ha lasciati, per sempre, con la sua bontà, la sua modestia, e il suo mite sorriso di persona sofferente e bisognosa di aiuto. Continua a leggere “La passione di costruire velieri in miniatura”
‘Tycoon’: termine di origine giapponese derivante da ta ‘grande’ e chun ‘dominatore’. Tradotto assume il significato di ‘magnate, personaggio di potere e autorità’. Così viene definito Donald Trump, il nuovo presidente degli Stati Uniti. Facoltoso imprenditore, attivo promotore dell’economia statunitense che, nella sua personalissima ed originale campagna elettorale, ha saputo prendere ‘per la gola’ milioni di lavoratori e disoccupati con promesse di roseo futuro e celestiali guadagni. Demagogia? Continua a leggere “L’ideologia ostile”
Come ogni anno. A fine gennaio si commemora la più grande carneficina della Storia. L’eccidio degli ebrei: un popolo contro il quale si sono scagliati i regimi nazisti e fascisti, colpevole solo di far parte di una ‘razza’ da estinguere. E basta. Bambini, donne uomini, anziani. Senza eccezione. Di fame, di freddo, di follia, senza ripensamenti: dovevano morire. Continua a leggere “Memoranda”
Note intorno all’equivoco ‘barocco’ nel Salento (parte prima)
“… il barocco leccese è un tema eccezionale, o eccentrico, ma paradigmatico: l’argomento si presta all’analisi di una produzione di tipo artigianale e di senso collettivo nonché a lumeggiare il meccanismo storico per il quale solo nel Settecento e riformisticamente si produce il passaggio – altrove in atto da tre secoli – dalla vecchia situazione alla nuova che è caratterizzata dal distacco tra attività di progettazione ed esecuzione materiale dell’opera. Questo ritardo ha l’effetto di saldare la parabola storica moderna attraverso un lungo medioevo baroccheggiante, senza percorrere i passaggi del rinascimento, del manierismo e del barocco stesso linguisticamente inteso nel senso più proprio”.
(In Strutture e personalità del Barocco leccese, cap. I, pag. 11, in Architettura Barocca a Lecce e in terra di Puglia, Maurizio Calvesi e Mario Manieri-Elia, Carlo Bestetti – Edizioni D’Arte, Milano-Roma. Fotografie di Maurizio Puolo, Dicembre 1970). Continua a leggere “Il vuoto e l’eccedente”
Non perché tu non abbia studiato o non ti sia fatto una cultura. Forse solo perché non hai avuto amica l’esperienza, non l’hai avuta maestra, i libri sono stati solo un mezzo per istruirti restando, tuttavia, lontano dalla realtà, senza masticarla e assimilarla, né condividerla per ‘crescere con’.
Caravaggio, Narciso (1594-'96). Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica
Eisoptrofobia. È questo il complicatissimo vocabolo clinico che indica la paura degli specchi, quella persistente e ingiustificata fobia dell’oggetto in quanto tale e del vedere la propria immagine riflessa in esso. Naturalmente presente in qualche soggetto, può però derivare anche da una particolare esperienza traumatica vissuta nel corso della fanciullezza. Questa stravagante patologia, infatti, si configura assai spesso come il punto di convergenza tra psicosi e superstizione, proprio come si può riscontrare in un’antica credenza popolare salentina. Continua a leggere “La paura dello specchio nelle credenze popolari del Salento”
Testimoni silenziosi delle prime espressioni del sentimento umano, di un passato che ancora non conosceva la civiltà messapica, i dolmen (dal bretone “tol”, piatto, largo e “men”, pietra) e menhir (dal bretone “men”, pietra e “hir”, lungo) sono costruzioni megalitiche, disseminate lungo la penisola salentina, la cui origine e funzione restano avvolte da un’aura di mistero. Continua a leggere “Pietre antiche: dolmen e menhir del Salento”
di Paolo Marzano Place Publique de la Ville de Nardò (Neretum), Abraham Louis Ducros, acquerello, 1778
“Place publique de la ville de Nardò (Neretum)”. E’ titolato così l’acquerello di Abraham Louis Ducros del 1778. La scoperta di nuove tracce che testimoniano il passato di una città, affascinano e incuriosiscono, specialmente, gli appassionati di queste tematiche. D’altronde, rappresentano visioni, ma anche prove di una storia che con il tempo, stratifica modi di vivere, emozioni, usi, costumi e sensazioni che la città regala.
Si tratta di un disegno importante e carico di informazioni che coincidono, in parte, con la realtà odierna, e che, se analizzato a fondo, evidenzia particolari molto interessanti.
L’arcivescovo Cornelio Sebastiano Cuccarollo resse l’arcidiocesi di Otranto tra il 1930 e il 1952, nel difficile arco temporale che abbraccia gran parte dell’era fascista e il primo dopoguerra. Il suo lungo episcopato è uno dei più contraddittori nella plurimillenaria storia dell’arcidiocesi idruntina. Uomo di santa vita, fra Cornelio da Mussolente era un cappuccino di origine veneta, traslato a Otranto dalla diocesi dauna di Bovino. Una caratteriale impulsività lo condusse in più occasioni a scelte pastorali discutibili e a contrasti interni ed esterni alla sua sede.
Una delle questioni più scottanti è quella riguardante la lotta del Cuccarollo all’impiego religioso di manufatti artistici in cartapesta leccese. Il suo manifesto programmatico è contenuto nella disdicevole lettera inviata nel 1933 a mons. Spirito Chiappetta, presidente della Pontificia Commissione centrale per l’Arte Sacra. È alle porte la 1ª settimana d’Arte Sacra per il clero, organizzata a Roma per l’ottobre dello stesso anno. Continua a leggere “L’arcivescovo Cuccarollo. Il primate del Salento che fu nemico della cartapesta”
Checché se ne dica, la civiltà contadina del Salento è tramontata per sempre. E non c’è niente da fare! Anche a voler forzare la realtà, insistendo su certi tratti estremi del folklore di Terra d’Otranto – ormai ridotto a taranta e pizzicate – la quotidiana genuinità della vita dei nostri nonni sembra inesorabilmente essere andata a farsi benedire. Nel giro di pochi anni sono cambiate le coordinate esistenziali: il troppo è divenuto nulla, il superfluo indispensabile, l’assoluto relativo. Continua a leggere “Non solo taranta! Riflessioni sul Salento di una volta”
Muro Leccese, Chiesa di Santa Marina di Miggiano, affresco del XVI sec. con la Vergine di Costantinopoli
Poco fuori dall’abitato di Muro Leccese, a circa un chilometro, procedendo verso ovest lungo la strada che conduce a Scorrano, si può scorgere sulla sinistra una piccola deviazione. Addentradoci lungo questa tortuosa, ma ben percorribile, stradina si penetra per poco più di 600 metri sino a giungere di fronte ad un crocevia (siamo sulle coordinate 40°05’41.27” Nord – 18°19’43.60” Est).
Il tacco e la punta dello stivale italico, secondo l'antica ripartizione geografica
Cercare di determinare con rigore storico tempi, modalità e vicende riguardanti la prima diffusione del Cristianesimo in Terra d’Otranto certo non è impresa facile. Se infatti, per la scarsità di testimonianze archeologiche e documentarie, ben poco conosciamo delle comunità pugliesi dei primi tre secoli dell’era cristiana, ancor più oscuro appare il processo di cristianizzazione della penisola salentina.
Sono gli atti di tre concili a fornirci le prime notizie circa l’istituzionalizzazione della Chiesa pugliese. Da essi sappiamo che al Concilio di Arles, nel 314, partecipò un tale Pardo, vescovo di Salpi, città dauna a sud di Siponto, per discutere sulla questione donatista. Nel 325, invece, a Nicea, nel tentativo di arginare l’eresia di Ario, abbiamo notizia della presenza di un tale Marcus Calabriae, secondo alcuni vescovo di Brindisi e per altri di Otranto. Continua a leggere “Le origini del Cristianesimo in Terra d’Otranto”