Cultura salentina, Racconti, Scrittori salentini

Racconti salentini: Quella matinée al “Santalucia”

di Rocco Boccadamo
Pasquale Urso: acquaforte

Zio Donato, oltre ad aver sposato una sorella di mia madre, era anche mio padrino di battesimo, per tale ragione gli ero affezionato, diciamo così, in modo particolare e pure lui aveva un occhio di riguardo per me.

Contadino dalle fasce, sin da piccolo si era speso totalmente nel lavoro, sia al paesello, sia e specialmente in prolungate campagne di attività a Brindisi, presso una famiglia di proprietari terrieri, in seno alla quale, gradualmente, era divenuto collaboratore di fiducia per svariate funzioni: assistenza ai vigneti, raccolta e trasformazione dell’uva, conservazione del vino, cura degli uliveti e molitura dei frutti.
Insomma, zio Donato, pur essendosi formata una famiglia e arrivato ad avere un discreto numero di figli, passava la maggior parte dell’anno nel capoluogo messapico.
A parte la sede del suo mestiere di contadino, agricoltore, frantoiano, va rilevata la grandissima mole di operosità cui egli si assoggettava, senza orari, di la’ da ogni logica misura; d’altro canto, in quei tempi, non esistevano i mezzi moderni che alleviano molto le fatiche nei campi: in sintesi, il buon uomo, si “ammazzava” di lavoro.
E non è che, in caso di qualche acciacco, di cui, purtroppo, iniziò a essere toccato già da giovane, si recasse dal medico o in farmacia, i malanni, così come venivano, dovevano passare, da soli, ma, conseguentemente, col procedere, il suo fisico prese a risentirne.
Cosicché, saltuariamente, cadeva, addirittura, in pesanti debilitazioni, che lo costringevano a sottoporsi a serie terapie e cure.
Sotto questo regime di vita e di attività lavorativa, in pratica già prima dei cinquant’anni, le sue forze finirono col ridursi e, di conseguenza, zio Donato arrivò a scontare l’eccessiva operosità tenuta da ragazzo e da giovane, sotto forma di riposo impostogli.

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Racconti, Scrittori salentini, Scrivere il Salento

Il vento lo aveva detto

di Lorenzo De Donno

Ieri si era alzato, improvviso, un inaspettato maestrale che ha spazzato il caldo asfissiante dei giorni precedenti. Credevo che fosse una benedizione, in realtà qui quando si alza il vento, in particolare nei giorni della Festa di San Costantino, è presagio di fatti nefasti. Eppure, in questa stagione, le valli fra le colline di Sedilo si infuocano e l’aria diventa densa per l’evaporazione del lago Omodeo, che si distende sotto la cattedrale rupestre del Santo. Continua a leggere “Il vento lo aveva detto”

Cultura salentina, Racconti, Scrittori salentini

Il bambino adottato

di Lucio Causo

Claude Monet: ‘Promenade’ – olio su tela, 1875

Un giorno, quand’ero ragazzo, arrivarono a casa dei nonni, in campagna, Antonia e Marco, sfollati dalla città a causa dei bombardamenti aerei. Erano sposati da poco più di un anno, ma non parlavano mai d’avere figlioli. Continua a leggere “Il bambino adottato”

Racconti, Scrittori salentini, Scrivere il Salento

Il fantasma di Don Giovanni

di Lucio Causo

Emil-Claus- El Granja, Affresco 1904

Una volta anche nel mio paese si vedevano i fantasmi. Apparivano all’improvviso, nelle notti di luna piena, sui muri di cinta e sulle terrazze dei palazzi e delle vecchie ville di campagna, oppure lungo i “vati”, viottoli che, ancora oggi, percorrono e delimitano i vigneti e gli uliveti del nostro salento. Continua a leggere “Il fantasma di Don Giovanni”

Cultura salentina, Racconti, Scrittori salentini

UNA VERA AMICIZIA

di Lucio Causo

“Une salle de classe” – Robert Doisneau, 1957

Colpiva, in quella stanza che fungeva da salotto-tinello, una grande fotografia incorniciata sul caminetto: non era che uno dei soliti gruppi di laurea o di ultimo anno di collegio, un po’ sbiadito perché risaliva ad oltre cinquanta anni, ma in vistosa cornice. Continua a leggere “UNA VERA AMICIZIA”

Racconti, Scrittori salentini

L’ultima corsa

di Lucio Causo

da-ladri-di-biciclette

Dietro il paese, lungo la via provinciale, c’è Villa Isabella, in fondo a un vecchio giardino di conifere. Questa villa apparteneva ad una nobile e ricca famiglia di origine spagnola, molto rispettata dai compaesani.

– Chi ci abita ora? – chiese Anselmo alla signora Maria, proprietaria di un negozio di merceria all’inizio del paese.

– Più nessuno. Non sapete che sono tutti morti? La villa è chiusa – Continua a leggere “L’ultima corsa”

Architettura, Arte, Cultura salentina

Il vuoto e l’eccedente

Note intorno all’equivoco ‘barocco’ nel Salento (parte prima)  1 LECCE

… il barocco leccese è un tema eccezionale, o eccentrico, ma paradigmatico: l’argomento si presta all’analisi di una produzione di tipo artigianale e di senso collettivo nonché a lumeggiare il meccanismo storico per il quale solo nel Settecento e riformisticamente si produce il passaggio – altrove in atto da tre secoli – dalla vecchia situazione alla nuova che è caratterizzata dal distacco tra attività di progettazione ed esecuzione materiale dell’opera. Questo ritardo ha l’effetto di saldare la parabola storica moderna attraverso un lungo medioevo baroccheggiante, senza percorrere i passaggi del rinascimento, del manierismo e del barocco stesso linguisticamente inteso nel senso più proprio”.

(In Strutture e personalità del Barocco leccese, cap. I, pag. 11, in Architettura Barocca a Lecce e in terra di Puglia, Maurizio Calvesi e Mario Manieri-Elia, Carlo Bestetti – Edizioni D’Arte, Milano-Roma. Fotografie di Maurizio Puolo, Dicembre 1970). Continua a leggere “Il vuoto e l’eccedente”

Cultura salentina

La paura dello specchio nelle credenze popolari del Salento

Caravaggio, Narciso (1594-'96). Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica

Eisoptrofobia. È questo il complicatissimo vocabolo clinico che indica la paura degli specchi, quella persistente e ingiustificata fobia dell’oggetto in quanto tale e del vedere la propria immagine riflessa in esso. Naturalmente presente in qualche soggetto, può però derivare anche da una particolare esperienza traumatica vissuta nel corso della fanciullezza. Questa stravagante patologia, infatti, si configura assai spesso come il punto di convergenza tra psicosi e superstizione, proprio come si può riscontrare in un’antica credenza popolare salentina. Continua a leggere “La paura dello specchio nelle credenze popolari del Salento”

Racconti, Scrittori salentini

Le (dis)avventure di Maddalo, agricoltore di Uggiano La Chiesa

La calabrese (Pasquale Urso: incisione su rame)
La calabrese (Pasquale Urso: incisione su rame)
Questa storia è dedicata al mio amico Maddalo, nel ricordo di una memorabile cena (si era giovani e forti, a quei tempi!), durante la quale, in tre (il terzo era Totò) divorammo quattro chili di bucatini all’amatriciana (con tanto di scarpetta finale)… Continua a leggere “Le (dis)avventure di Maddalo, agricoltore di Uggiano La Chiesa”
Arte, Cultura salentina, Storia

L’arcivescovo Cuccarollo. Il primate del Salento che fu nemico della cartapesta

Mons. Cuccarollo in una foto d'epoca
Mons. Cuccarollo in una foto d’epoca

L’arcivescovo Cornelio Sebastiano Cuccarollo resse l’arcidiocesi di Otranto tra il 1930 e il 1952, nel difficile arco temporale che abbraccia gran parte dell’era fascista e il primo dopoguerra. Il suo lungo episcopato è uno dei più contraddittori nella plurimillenaria storia dell’arcidiocesi idruntina. Uomo di santa vita, fra Cornelio da Mussolente era un cappuccino di origine veneta, traslato a Otranto dalla diocesi dauna di Bovino. Una caratteriale impulsività lo condusse in più occasioni a scelte pastorali discutibili e a contrasti interni ed esterni alla sua sede.

Una delle questioni più scottanti è quella riguardante la lotta del Cuccarollo all’impiego religioso di manufatti artistici in cartapesta leccese. Il suo manifesto programmatico è contenuto nella disdicevole lettera inviata nel 1933 a mons. Spirito Chiappetta, presidente della Pontificia Commissione centrale per l’Arte Sacra. È alle porte la 1ª settimana d’Arte Sacra per il clero, organizzata a Roma per l’ottobre dello stesso anno.
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Racconti, Scrittori salentini

Alla fortuna e al vecchio nel bar

di Lele Mastroleo

Francisco de Goya: Il bevitore

Tra i marciapiedi della stazione sorseggiavo triste l’ultimo goccio che permette ad una bottiglia di essermi ancora utile. Scolata finiva tra i binari ed in faccia ad un pulcioso randagio. Tiravo su con il naso impietrito da un inverno ghiaccio, tiravo giù il berretto a coprirmi anche gli occhi e speravo in una evasione definitiva della cirrosi per prendere sonno. Continua a leggere “Alla fortuna e al vecchio nel bar”

Racconti, Scrittori salentini

Nino, la Strega e l’arte del tombolo

di Lorenzo De Donno

tombolo

– Insieme a te non ci sto più, guardo le nuvole lassù…, quell’estate le stazioni nazionali trasmettevano ripetutamente questa canzone, che risuonava in tutte le case, con la pessima qualità consentita dai piccoli altoparlanti delle radio casalinghe, nell’era prima dell’avvento dell’Hi-Fi. Continua a leggere “Nino, la Strega e l’arte del tombolo”