Cultura salentina

Culto della Madonna del Pozzo

di Lucio Causo

Statua Madonna del Pozzo, Chiesa del Crocifisso, Parabita ( Foto di Daniele Di Fronzo)

La chiesetta (cripta) di Tuglie dedicata alla Madonna del Pozzo si trova in Via delle Anime e vi si accede da un piccolo portale sul quale si vede una croce ed una specie di arco in pietra leccese che protegge l’ingresso. Ai lati vi erano due nicchie, successivamente murate. La sua costruzione risale, più o meno, ai primi anni dell’Ottocento ad opera di Mesciu Peppe Miggiano, noto muratore dell’epoca. Si trattava di una cripta molto semplice, piccola, con la volta bassa a stella; di fronte alla porta vi era l’altare con le colonnine che servivano per sorreggere i candelabri; alcune colonne laterali, complete di capitelli, rendevano l’unica navata molto accogliente. Tipico esempio di arte edilizia locale. Nel 1850 la cripta fu messa in disuso per dare inizio ai lavori di costruzione della chiesa più grande, denominata delle Anime, che si trova nel piano superiore, con accesso dalla Via Trieste. Fino al 1932 la chiesetta fu chiusa ed usata per deposito di attrezzi e materiali di edilizia. Il 16 luglio 1992, completamente restaurata, venne restituita al culto della Madonna del Pozzo, alla quale era stata sempre dedicata. La statua della Madonna del Pozzo che c’era nella nostra cripta ha una certa rassomiglianza con la statua della Madonna del Pozzo venerata nella chiesa del Crocifisso, detta di S. Pasquale, ubicata all’ingresso di Parabita, entrambe realizzate intorno agli anni 1830/1850.

Nel 1705, il sacerdote Don Domenico Tanzella dichiarò di essere guarito da un male terribile dopo aver bevuto l’acqua di un pozzo che gli aveva indicato la Vergine in una apparizione. Il 30 agosto, Don Domenico volle rendersi conto del miracolo recandosi col fratello e due amici a visitare il pozzo dell’acqua miracolosa, distante mezzo miglio dall’abitato di Capurso. Scesero per la scaletta a pioli che conduceva al pozzo in parte prosciugato.  Nella discesa, le candele che avevano tra le mani caddero nell’acqua e continuarono ad ardere e a fare luce. Incuriositi, cominciarono a perlustrare la parete e videro un dipinto della Beata Vergine Maria con il Bambino Gesù. Le cronache del tempo narrano che l’immagine sacra si staccò dalla parete del pozzo e si posò nelle braccia di Don Domenico Tanzella. Il sacerdote, allora, si affrettò a ritornare con l’affresco della Vergine in paese per depositarlo nella chiesetta di San Lorenzo che stava costruendo a sue spese in un podere di sua proprietà. La Madonna nella visione al pio sacerdote aveva chiesto che fosse eretta una chiesa in suo onore, affidata alla custodia dei frati francescani alcantarini.

I francescani giunsero a Capurso il 5 novembre 1737 e si deve proprio a loro la diffusione  del culto della Madonna del Pozzo nei paesi vicini  e in tutto il Regno di Napoli.  Il maggiore diffusore del culto della Madonna del Pozzo, fu un  frate alcantarino di Taranto, fra Egidio Maria che nel 1759,  prima del suo trasferimento a Chiaia si fermò presso il convento di Capurso e rimase incantato dalla bellissima immagine della Madonna del Pozzo. Si fece dipingere una copia della stessa e poi riprese il suo viaggio verso il convento di S. Pasquale a Chiaia, dove inserì una miniatura raffigurante la Vergine di Capurso. Fra Egidio Maria morì nel 1812 ma il culto della Madonna del Pozzo ancora oggi non si è spento a Chiaia. Luoghi di culto ne sorsero tanti dopo la restaurazione dei  Borboni sul trono del Regno di Napoli nel 1815. I frati alcantarini erano molto legati alla famiglia reale borbonica, che li sostenne in ogni senso. Questo Ordine Religioso, nato in Spagna, ebbe larghissima diffusione nel Regno di Napoli, dove godette di grandi privilegi. Come sede della Provincia Monastica di San Pasquale fu scelta la città di Lecce, da cui dipendeva la comunità di Capurso. Nel Salento leccese sorsero altre comunità devote alla Vergine del Pozzo nei Conventi di Galatone, Squinzano, Martano e Parabita.

Statua Madonna del Pozzo Chiesa San Francesco di Gioia del Colle (foto di Francesco Vallarella)

Il Convento di Parabita, fuori dell’abitato e sulla strada per Tuglie, fu fondato nel 1731 e nel giro di pochi anni raggiunse grande importanza nell’ambito del territorio. Gli alcantarini costruirono anche l’annessa chiesa del Crocifisso, detta di S. Pasquale, con la cappella dedicata alla Madonna del Pozzo. Sull’altare, in una nicchia muraria, si venerava la statua della  Madonna del Pozzo  che ora si conserva in una nicchia della parete laterale destra della navata centrale. Al centro della cappella e al centro del pavimento maiolicato dell’800, compare un Pozzo, simbolo del culto a Santa Maria del Pozzo. Alla metà del secolo XI questo culto si diffuse nelle chiese alcantarine del Regno di Napoli e di Spagna. Nell’ultima domenica di agosto si celebra la festa in molte città meridionali come Lecce, Taranto, Oria, Barletta, Parabita, Martano, Squinzano ecc. Con la stessa rapidità e intensità, sempre grazie ai frati alcantarini, il culto si diffuse nella penisola salentina, dove venivano dedicate alla Madonna del Pozzo cappelle, strade dei paesi, statue e festeggiamenti civili e religiosi come quelli di Capurso.

Il culto della Madonna del Pozzo a Tuglie giunse da Parabita dai frati alcantarini, data la vicinanza del loro convento all’abitato di Tuglie. Inoltre, essi avevano ampia facoltà di questua nei paesi limitrofi ed ebbero frequenti contatti con le famiglie tugliesi, che si recavano al convento di Parabita per la confessione e comunione pasquale. Non è escluso che in quel convento poteva dimorare qualche frate di Tuglie. Nell’agosto del 1815 si annoveravano 14 persone tra frati e novizi. Anche il convento di Parabita ebbe alterne vicende: fu soppresso per la prima volta con l’editto napoleonico del 1806 e ripristinato con la restaurazione borbonica di Ferdinando IV di Napoli, divenuto poi Ferdinando I, Re delle Due Sicilie. Il convento fu definitivamente soppresso nel 1866 dopo la definitiva cacciata del Re borbonico da Napoli.

Durante i lavori di restauro della nuova chiesa delle Anime di Tuglie, con ingresso da Via Trieste, la statua della Madonna del Pozzo venne relegata nella cripta sottostante dove rimase abbandonata per anni, fino alla totale perdita della stessa. La statua apparteneva alla famiglia Toma, così almeno si diceva, successivamente fu prelevata dalla cripta da un membro della famiglia per conservarla in privato. Dopo di ché la statua andò perduta senza lasciare alcuna traccia.

Nei nostri giorni tanti devoti con la loro personale iniziativa hanno contribuito a diffondere il culto della Madonna del Pozzo in varie parti del mondo: in Canada e negli Stati Uniti d’America, grazie agli emigranti d’Europa, poi in Svizzera, in Libano, in Costa Rica. In Italia, il culto si è diffuso nella zona di Licata, in Sicilia, in Calabria e tanti altri luoghi, specialmente in Puglia. Dal 1705, ogni anno, il culmine del Santuario della Vergine è la grande festa di fine estate dove convergono migliaia di pellegrini. Alle 4 del mattino la Basilica spalanca le porte  per abbracciare i devoti giunti da tanti paesi vicini e lontani. Nella mattinata, per le vie di Capurso,  si snoda sotto il sole di agosto la lunga processione con i ceri che precedono il Simulacro della Vergine. Nella tarda serata, trainato a mano dai pellegrini, si svolge il lungo corteo del suggestivo Carro Trionfale che accoglie la venerata statua della Madonna del Pozzo per le vie del paese. La banda suona l’inno della Madonna e le ragazze vestite di angeli fanno la scorta alla sacra immagine della Madonna che troneggia dall’alto. I frati francescani  consapevoli della missione ad essi affidata si prodigano per custodire e promuovere il culto della Madonna del Pozzo.

Riferimenti bibliografici: Edoardo Novelli, La Madonna del Pozzo, Capurso, Edizioni LMP, 1980; Emilio Mazzarella, La sede Vescovile di Nardò, Galatina, Editrice Salentina, 1972; Carmela Casole, Il Monastero delle Carmelitane Scalze di Gallipoli, Gallipoli, S. Teresa, 1992; Liana Bertoldi Lenoci, Le Confraternite Pugliesi in età Moderna, Fasano, Schena, 1988; Enzo Pagliara, Iconografia Sacra in Piccolo Formato, Comune di Tuglie, 1990; Enzo Pagliara, Mons. Nicola Tramacere, Arciprete Parroco Chiesa Maria SS. Annunziata in Tuglie, 1952-1992, Tuglie, 1903. Enzo Pagliara, La Chiesa e la Confraternita delle Anime in Tuglie, Manduria, Barbieri, 1993; F. A. Panico, Tuglie, il paese e la vita, Galatina, Congedo Editore, 1993. Cinzia Campobasso e Daniele Di Fronzo, Viaggio alla scoperta del culto della Madonna del Pozzo, Edizioni Fondazione P. Battista, 2023.

30 maggio 2024 – Lucio Causo

Lascia un commento