di Mimì Mastria
Secondo il Liber pontificalis e La vita beati Sylvestri, Silvestro era figlio di un certo Rufinus, romano, e Justa.
Continua a leggere “Ultimo dell’Anno: San Silvestro – Usi e tradizioni”
Rivista di pensiero e cultura meridionale
di Mimì Mastria
Secondo il Liber pontificalis e La vita beati Sylvestri, Silvestro era figlio di un certo Rufinus, romano, e Justa.
Continua a leggere “Ultimo dell’Anno: San Silvestro – Usi e tradizioni”
di Giuseppe Cambò
E’ difficile truare le parole
Pe’ spiecare la festa de Natale.
Anzi: Natale lu poi sulu ssapurare!
Natale è lu ‘ndoru ca te ccoje
Continua a leggere “Natale”
di Lucio Causo
Nel pomeriggio della vigilia di Natale i ragazzi venivano incaricati di portare gli auguri alla comare e alle famiglie verso le quali ci si sentiva obbligati. Ovviamente bisognava portare un dono altrimenti, diceva la nonna “l’auguri senza cistu nu li riceve mancu Cristu” (gli auguri senza il cesto in dono non li riceve nemmeno Cristo) e “l’auguri senza sporte nun li ole mancu la sorte” (gli auguri senza sporte piene non li vuole nemmeno la sorte). Finite tutte queste incombenze natalizie, la sera ad una certa ora tutta la famiglia si riuniva a tavola. Continua a leggere “La vigilia di Natale”
di Rocco Aldo Corina
Parlo di Rosaria e dico di lei pensando alle favole dei poeti antichi, fitte di speranza – quelle – per i popoli desiderosi di luce nelle notti insonni, seducenti a volte nelle lunghe ore fatte di spasimi e non solo di amarezze. Sì, a volte coi suoi gridi l’alba diventa per lo spirito linfa vitale per cui vive di lucenti meraviglie nella solitudine che cancella ombre. Faville dunque di sole nei versi che conducono lontano dal sogno, colori di azzurre lune splendenti appaiono nel rifugio d’una speme controllata dagli ardori che come uva dolce fluiscono nel cuore di Rosaria, l’amica che mi piace vedere nella palpabile sua meditata funzione di poeta negli intenti della sua indicibile vaghezza. Continua a leggere “Una poesia per la vita: Rosaria Rita Pasca”
di Franco Albani
Se oggi il problema principale di un genitore è quello di trovare un posto di lavoro per il proprio figlio, svariati decenni fa era quello di accasare la figlia. E poiché secondo il detto popolare:
La uagnona è comu la sita
quantu cchiù cara la tieni, cchiù cara la indi,
non era facile per i giovanotti di allora avvicinare una ragazza e quando era fattibile si poteva semplicemente parlare sulla soglia di casa o scambiarsi qualche furtivo e innocente bacio. Continua a leggere “L’amore secondo il dialetto”
di Elena Tamborrino
Capita di rado, ma capita. Capita di leggere 480 pagine in quattro giorni nei quali vorresti dimenticare di avere una vita, la tua, immaginandoti in quella di un altro. In quattro giorni si fanno tante cose, io le ho anche fatte: ho cucinato, lavato piatti e caricato lavatrici, ho steso e raccolto e piegato biancheria, ho rifatto letti e sono anche uscita per sbrigare commissioni, sono andata un paio di volte al mare, ho visto persone, ma ho soprattutto letto questo romanzo bellissimo in ogni momento che ho potuto sottrarre alle incombenze quotidiane, in questa estate di vacanze strane. Continua a leggere “Valérie Perrin, “Cambiare l’acqua ai fiori””
“ Non me ne curo, ché se moro, moro da regina”
In questa breve ma significativa frase, è racchiusa tutta la personalità di Maria d’Enghien, che potremmo definire sposa devota, madre affettuosa, o piuttosto contessa, regina, guerriera, mecenate e oculata amministratrice della giustizia e della cultura salentina. Un modello femminile di straordinaria vitalità dotata di un carisma tale da consentirle di essere amata e ammirata anche fuori dei propri feudi quando, divenuta sposa di Ladislao, come fra poco vedremo, si trasferì a Napoli dove riuscì, ad onta di quanti la descrivono schiava e succuba del marito, a godere di una certa libertà ed avere anche una certa influenza sulla politica partenopea, almeno finché Ladislao visse. Continua a leggere “Maria d’Enghien”
di Franco Melissano
– Ragazzi, quest’anno sarà durissima – disse Rocco alla riunione convocata sul fondo incolto dal quale venivano sparati i fuochi artificiali per la festa del santo patrono. – Tre famiglie con un sacco di figli maschi si sono trasferite nel rione Casenove. Non lo so se possiamo farcela.
Per qualche istante non fiatò nessuno. A me quel breve silenzio sembrò durare un’eternità. Era come se una cappa di scoramento e di rassegnazione fosse calata di colpo sul fondo, togliendoci il respiro. Continua a leggere “La fòcara di Santa Lucia”
di Mimì Mastria
Secondo quanto riporta Jacopo da Varagine, frate domenicano (sec. XIII), nella sua Leggenda aurea, compendio delle biografie dei santi, Lucia nacque a Siracusa intorno al 283 da un nobile di origine romana che morì quando la bambina aveva cinque anni. Continua a leggere “Santa Lucia: culto e tradizioni”
di Pina Petracca
Stride
l’inquieto filo
tra la calce e il cemento.
Guardo il tetto
Continua a leggere “Questione di tempo”
di Elena Tamborrino
Andavo in Salento in vacanza, da nonna Consiglia e zia Maria. Appena finiva la scuola, la zia veniva in Toscana a prendermi e mi portava giù, a casa della nonna, dove trascorrevo due mesi pieni di sole e di mare, con la controra afosa che trascorrevo leggendo di nascosto, perché in famiglia si sosteneva che dopo mangiato si dovesse dormire. Per forza. Io non ci riuscivo, per quanto mi concentrassi sul frinire delle cicale, ma non c’era nulla da fare: allora sgattaiolavo fuori dal letto sistemato ai piedi del lettone della nonna e della zia e mi rifugiavo nella sala da pranzo, su un divano, dove mi stendevo con un libro tra le mani. Poi la zia si alzava e dalla cucina sentivo diffondersi l’odore del caffè. La casa si risvegliava dal sonno pomeridiano, troppo presto ancora per sperare che l’aria rinfrescasse con il calar del sole e così si restava ancora, per almeno un’altra ora, nella penombra delle serrande a metà. Continua a leggere “Il pane e la puccia salentina”
di Francesco Pasca
Persevera il cuore.
Lo sento?
Saltella in umore.
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