Il cielo si è schiarito da poco. In attesa della partenza di un treno, ogni tanto guardavo in alto, nella striscia di spazio vuoto fra il tetto del vagone e la pensilina. Il nero si era diluito, ma non in modo uniforme: un grigio azzurro, a chiazze, che si rimescolava al passaggio veloce delle nubi, spinte dallo scirocco. Ho abbracciato mio figlio e l’ho tenuto stretto per qualche secondo. I suoi capelli sapevano di shampoo ma a me hanno ricordato ancora l’odore di latte e di vaniglia che avevano quand’era bambino. Continua a leggere “Un’alba”
tirata a riva con corde d’orfici émpiti maculate nel baratro sospingi l’oblìo con lo scatto del tuo tratto icastico coltro encaustico e alatoContinua a leggere “Sulla soglia”
La pioggia leggera è complice degli innamorati, sgombra le strade di Otranto dai perditempo e dalle persone non realmente interessate.
Un gruppo di ragazzi di colore si è disposto in cerchio sul lungomare, presso la scalinata che conduce al molo. Battono le mani a tempo, incuranti della pioggia, provando e riprovando per trovare la giusta sincronia. Cantano un motivo della loro terra, un ritmo quasi tribale con echi arabi, che non ha nulla di nostalgico. Una sorta di rituale che rievoca, e forse rafforza, la loro precisa identità. Otranto, da sempre, abbraccia i popoli. Continua a leggere “Mare d’inverno”
Edward Hopper: “Le Bistro”, 1909. Whitney Museum of American Art
Come quando ti tagli le unghie cortissime. Perché si è spezzata quella del pollice e allora devi per forza accorciarla e poi, non si capisce come, si spezza anche quella dell’indice e neanche fosse un’epidemia, ti sembra che tutte siano lunghe in modo irregolare, antiestetico. Continua a leggere “Come quando”
diGiuseppeSantoro
(stralcio dal romanzo in fase di ultimazione “LA TERZA LUNA DI MARZO”)
Tu eri sempre presente, già da prima, prima che ti conoscessi, prima che Otranto scrivesse la sua Storia, prima che qualcuno, in un’era lontana, si avventurasse ai piedi di quel mare dal colore cobalto e dopo soffrire unitamente agli Ottocento Martiri; e quando te ne avevo fatto un accenno di ciò che avrei scritto, tu mi avevi catalogato tra quegli eroi a combattere ed a resistere contro gli invasori, niente meno mi avevi scoperto alla loro testa. Continua a leggere “Tu eri sempre presente…”
Lacasa del nonno Vito, quando veniva qualche giornata di sole, sul calare dell’inverno, splendeva sulla parete rivolta a mezzogiorno. Dalla finestra si vedeva il verde del campo di frumento che fremeva di crescere nell’attesa del calore. Continua a leggere “La casa del nonno Vito”
“Cara Se credi che abbia sofferto abbastanza sono pronto a darti quello che mi resta della mia vita Vieni a vedermi, ti prego tuo Dino”
– Campana alla Aleramo. Manicomio di S. Salvi, Firenze 17/01/1918 – Continua a leggere “Sibilla a Sorrento”