Esattamente quattro anni fa moriva Aldino De Vittorio, scultore, pittore, poeta, maestro della cartapesta e del restauro, incisore; artista poliedrico, autentico, intenso e raro, tra i maggiori di Gallipoli, anzi forse l’ultimo vero artista di quella cellula di miele, di muffa e salnitro dalla fragili architetture ch’era un tempo Gallipoli, città sognata e mai veramente esistita. Continua a leggere “Aldino de Vittorio, L’ultimo artista di Gallipoli”
Mese: Maggio 2012
Alessandro Faino: L’Imperfetto amore
La vita familiare e professionale del diabetologo Alessio Epifani scorre tranquilla e ordinata nella routine quotidiana della capitale. La ricezione di un misterioso biglietto postale, otto giorni prima del suo sessantesimo compleanno, è destinata a sconvolgere quell’ordine costituito. Continua a leggere “Alessandro Faino: L’Imperfetto amore”
tata Rocco
di Lucio Causo
Vi racconto la storia dell’incontro di un vecchio e di un fanciullo avvenuto tanti anni fa al mare. Una storia vera, come vera è oggi la vita che scorre fra le bianche case di Torre Muzza, un piccolo borgo che sorge sulla nostra costa, proprio di fronte al mare azzurro dello Ionio.
Potrei cominciare come nel racconto delle fiabe:
C’era una volta un vecchio pastore che si chiamava Tata Rocco. Continua a leggere “tata Rocco”
Quello stemma di Maglie nella cappella di Sant’Isidoro
In passato le regole per la composizione di uno stemma erano stabilite dalla Consulta Araldica ovvero da quell’organo governativo nato nel 1890 che disciplinava l’assegnazione di titoli nobiliari, di pubbliche onorificenze e di stemmi. Maglie, in concomitanza con il riconoscimento del titolo di città, ottenne l’ufficializzazione del suo stemma con regio decreto del 2 febbraio 1890: Continua a leggere “Quello stemma di Maglie nella cappella di Sant’Isidoro”
Alle otto meno un quarto
di Lele Mastroleo
Per questa volta non parlerò di poesia nè di incanto, di alcun racconto e di nessuna magia. Per una volta vorrei parlarvi del dolore. Dolore di quelli grandi, dolore enorme, dolore infinito, quello di un padre che perde un figlio o una figlia. Dolore amplificato dal fatto che quella figlia aveva solo sedici anni. Continua a leggere “Alle otto meno un quarto”
BOOM!
Nella sua casa, completamente nudo e sudato si gettava sulla poltrona.
Era appena rientrato, il cuore gli batteva a mille, gli occhi allucinati, un tam tam in testa. Continua a leggere “BOOM!”
Silenzio. Ma non solo un minuto
Chiedo al silenzio di scendere a placare il nostro dolore che stenta a convivere con l’“inumanità”di uomini incapaci di provare qualsiasi sentimento che possa definirli tali. Continua a leggere “Silenzio. Ma non solo un minuto”
Vado a fare un giro in cielo
di Lele Mastroleo
…vado a fare un giro in cielo,
porto con me un sasso,
lo lancerò contro la luna,
se faccio centro
vinco un altro sorriso. Continua a leggere “Vado a fare un giro in cielo”
Voi siete qui. Le parole per dirlo
di Alessandro Robecchi
Falcone, Morvillo, scuola, ragazzi, mattina, cassonetto, bomba, bombe, schegge, sangue, Continua a leggere “Voi siete qui. Le parole per dirlo”
Le bambine di Brindisi
Alcuni crimini sono più efferati di altri e, per quanto la mafia ci abbia abituati a tutte le nefandezze possibili, stentiamo a credere che la tragedia di Brindisi possa essere seriamente attribuibile a una strategia premeditata per creare caos in un Paese prostrato dalla crisi e arrabbiato con i politici.
La strage di Brindisi
Dipinsi questo quadro, io agnostico, non ricordo più dopo quale evento, ma certo uno dei più terrificanti degli ultimi decenni per esprimere, attraverso l’icona di un Cristo sofferente, tutto l’umano dolore. Ma l’afflizione e il tormento che ho qui raffigurato, sono ancora poco, troppo poco per descrivere l’angoscia, il disgusto, l’incredulità di fronte ad un atto di tale vigliaccheria, di tale brutalità, da essere nei secoli dei secoli ricordato come la massima espressione della nefandezza cui l’animo umano può giungere. Continua a leggere “La strage di Brindisi”
Don Peppino la pinna po
Nell’ambito della periodica rotazione, non gli era toccata la leva del 1941, ovvero la mia, e, però, lo conoscevo bene, al pari dell’intera scolaresca, sin dal debutto fra i banchi, come l’insegnante, il maestro per antonomasia del paese, il più vecchio. Continua a leggere “Don Peppino la pinna po”