Mese: ottobre 2010
Tito Schipa su Lineablu di Raiuno

Si comunica che sabato 30 ottobre 2010, in occasione del programma LINEABLU, in onda su RAIUNO alle ore 14.30, nell’ambito di un servizio su NARDO’ e le sue marine, verrà intervistato l’Ing. Gianni Carluccio, Responsabile dell’Archivio Tito Schipa, che parlerà dell’imponente residenza che Schipa aveva acquistato alla fine degli anni ’30 nel territorio di Nardò: si tratta della Masseria Console (attualmente di proprietà della famiglia Muratore). In questa residenza abitò saltuariamente, oltre al tenore leccese, anche l’attrice Caterina Boratto, grande amore di Schipa, recentemente scomparsa. Riferisce l’attuale proprietaria della residenza, Sig.ra Muratore, che nella stessa masseria, in anni più recenti, sono state girate le immagini del film “Le farò da padre”, con la presenza della stessa Boratto. Continua a leggere “Tito Schipa su Lineablu di Raiuno”
Edoardo De Candia: “Sembra Quasi Che Il Sole Tramonti” (Ultima parte)

di Augusto Benemeglio
Edoardo fu il primo figlio dei fiori del Salento, uno di quelli che fate l’amore non fate la guerra… (“Solo amore amore, niente altro, solo amore. Senza amore noi muti rabbrividiamo”), ma non ha mai mosso un dito per fare qualcosa di concreto, con costanza, con applicazione, con serietà. Niente. “Solo pittare, sempre pittare, e lavorare mai”?, gli dicevano padre e madre. Ha fatto di tutto per annientarsi…Alla fine i genitori lo hanno fatto rinchiudere in manicomio e così sono riusciti a fargli perdere quel minimo di contatto con la realtà, realtà che non capiva e non amava (“I miei genitori erano colpevoli, ma i medici erano ancor più fessi e colpevoli di loro”).
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Edoardo De Candia: “Sembra Quasi Che Il Sole Tramonti” (Prima parte)
di Augusto Benemeglio

Sono pochi, sono rari, i creativi. E lui, Edoardo De Candia, l’Anglo, Odoacre, il Vikingo, il Cavaliere della Notte, il Santo bevitore, il Matto di Lecce, lui lo era davvero. Una via di mezzo tra Ligabue, (lo scemo del villaggio, grezzo, istintivo, infantile) e Van Gogh, uno che intingeva i pennelli nel proprio sangue, pittore per disperazione, emblema del dramma dell’artista che si sente escluso dalla società. E De Candia, come Van Gogh, come Ligabue, fu escluso dalla società e, come loro, morì pazzo senza che la sua arte sia stata riconosciuta in vita.
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Una foto e una storia

Osservare una vecchia foto è come isolarsi dalla realtà del momento per proiettarsi in un fugace attimo della vita che all’improvviso è sembrata fermarsi. La forza della comunicazione visiva di una foto sollecita anima e mente facendo rivivere, con la stessa intensità di un tempo, quei momenti immortalati. La narrazione trova nella fotografia il suo naturale sfogo poiché essa diventa immagine reale, tangibile e percepibile.
Questa premessa per descrivere il mio stato d’animo quando ritrovai tra le vecchie foto di mia nonna quella di un militare. Ingiallita dal tempo e abrasa sui lati, presentava un bel giovane in divisa di una ventina d’anni circa, dalla folta capigliatura nera e dall’espressione serena e un po’ romantica. Continua a leggere “Una foto e una storia”
Passeggiando con Gino per la Lecce sparita
di Federico Capone
Una lunga passeggiata con Gino Ingrosso per le vie di Lecce mi ha fatto meglio comprendere il significato della musica folk e del rapporto che lega Gino a Lecce ed ai leccesi. “La canzone popolare -afferma- è l’espressione più naturale dell’animo umano e, quindi, la canzone leccese altro non è se non l’espressione più genuina della salentinità. Il successo di una canzone, in generale, è dovuto al fatto che questa altro non è se non una pagina di poesia in musica”.
È vero, una poesia in musica; ma perché utilizzare il dialetto? Continua a leggere “Passeggiando con Gino per la Lecce sparita”
Dai vassalli dell’Impero Ottomano agli stati barbareschi
di Vincenzo Scarpello
L’estrema disgregazione politica degli stati del nordafrica e la decadenza ormai irreversibile degli Almohadi aveva creato negli stati magrebini una situazione di conflitto e di dissidio, nella quale sorgevano e si disfacevano potentati più o meno forti, gli uni contro gli altri in perenne scontro.
Di questa situazione estremamente destabilizzata seppero approfittare i corsari, in particolare il Barbarossa, vero e proprio padre fondatore di Algeria, Tunisia e Libia, che progressivamente sostituì, con l’aiuto e sotto l’egida dell’Impero Ottomano, stanco dell’impossibilità di continuare relazioni diplomatiche con regni effimeri, le dinastie con un governatorato istituzionalmente vassallo di Solimano il magnifico.
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Antonio Leonardo Verri, Pensionante de’ Saraceni: Vi lascio la città
di Augusto Benemeglio

Sa che deve lasciare tutto, e lo dice, con la sua lingua di carta, Vi lascio la città, proprio non mi va di scrivere, non posso continuare a concepire nelle immensa bocca di questo libro, vi lascio la città, è tutta vostra, una volta era rossissima, porosa e si rifletteva nel mio occhio strabico, nelle mie misurazioni, nelle mie balbuzie, nelle mie ire orgogli, brutture, timori pianti…Vi lascio la città, consumate quel che vi pare, non ci sarà più pomeriggio né domenica sul mio declaro, non ci saranno più le mie grida, né le vostre, ora non ci possiamo più capire.
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Noi non amiamo la nostra terra
dai ragazzi di Repubblica Salentina
Non è vero che amiamo il Salento
amiamo la nostra casa, il nostro giardino
amiamo la nostra cucina, le nostre camere
amiamo persino il nostro …cesso
MA NON AMIAMO LA NOSTRA TERRA!
…altrimenti non saremmo capaci di fare questo: Continua a leggere “Noi non amiamo la nostra terra”
Lettera a Sussi!
di Jose Pascal
Comuncè, 13 maggio 2010
… mia cara. Dove sei? Quando verrai a trovarci?
Devo confidarti che a volte sembra che tu non ci sia mai veramente stata. Ormai sei solo un bel ideale mai realizzato. Parrebbe proprio che il nostro caro signor Bene Comune interessi a pochi, quasi a nessuno, affogati come siamo nell’indifferenza individualista. Continua a leggere “Lettera a Sussi!”
Forbici, Streghe, incantesimi
di Vincenzo Scarpello
Tra le più insolite superstizioni del mondo contadino vi è quella di appendere al di fuori della propria abitazione, ai lati della porta, una o due paia di forbici.
Chi volesse ricercare una spiegazione e un significato simbolico in tale pratica apotropaica, deve necessariamente ritornare nell’ambito delle credenze rurali salentine, la cui origine e spiegazione molto spesso si perde nell’origine dei tempi.

Fiaba: “La canzone del menestrello” (II parte)
Saputa la terribile notizia, la principessa voleva salvare ad ogni costo la vita del suo amato e così, all’imbrunire del giorno assieme ad una sua fidata ancella, si camuffò da popolana ed uscì dal castello. Le due erano dirette verso la casa di una vecchia strega e quando vi giunsero, la principessa gli parlò della sciagura accorsa al suo amato menestrello.
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