Cronaca locale, Scrittori salentini

Gino Metto e la sua incancellabile autenticità

di Umberto Marsella

Qualcuno dice che le biografie più vere sono inventate. Può darsi, ma sono esistiti uomini che hanno impresso su un’immagine incancellabile la loro stravagante autenticità e anche per questo meritano di essere narrati.
Provo perciò a raccontare il mondo di Gino Metto attraverso aneddoti divertenti e fantasmagorici, le sue piccole e grandi cose.
A me è sempre sembrato che Gino vivesse fuori dal tempo, addirittura che tornasse alla giovinezza invecchiando: un po’ come la medusa Turritopsis, considerata immortale, che come lui frequentava il mare. Gino, però, ci andava non per pescare ma per dare vere e proprie lezioni magistrali di pesca.
Solo presenziare al suo “rito” era di per sé un gran dono, un privilegio.
E allora appena l’auto si fermava, bisognava restringersi fino a diventare invisibili, attraversare la gariga del percorso costiero arrancando e incespicando sui “cuti” e nelle chiazze salmastre per guadagnare le “poste”, i luoghi prescelti dal maestro. Lì , celati dagli scogli, tutta una serie di gesti, quasi un cerimoniale celebrato in operoso silenzio perché i pesci…non chiudono gli occhi nè si tappano le orecchie.
Nella massima compostezza avrebbe provveduto al richiamo delle vittime sacrificali, approntato la giusta esca affidandola agli ami dal calibro perfetto già annodati con cura… chirurgica.
A questo punto il nostro rischio pìù grave sarebbe stato cagionare la fuga del malcapitato dall’amo: il cefalo avrebbe avvisato i suoi simili e mandato in fumo tutto, esponendoci alla sua asperrima invettiva.
Nell’auto del ritorno si intrecciavano i pensieri e si ripassavano le boutades da “consegnare” agli amici in allegra attesa.
Gino era così: assoluto e anticonvenzionale in tutto, proprio fore de capu!
Notissima la sua passione esclusiva per la squadra di calcio brasiliana, che dirompeva quando il suo avversario era la Nazionale bianca, rossa e verde. Chiunque restava sorpreso e trascinato dai suoi commenti.
Non si trattava di banali considerazioni, ma vere e proprie rappresentazioni teatrali nelle quali il maestro si immedesimava un po’ nel pallone un po’ nei campioni carioca . E dentro una pantomima imbastiva un “dialogo” tra palla e giocatore, tra giocatore e avversario con una capacità mimica esilarante.
Una forza espressiva che raggiungeva l’apice nell’ affiorare dell’altra passione: Cassius Clay. Sull’ immaginario ring, da attore consumato rubava le movenze al grande pugilatore e “avvoltolandosi” in una figura danzante diventava…l’altro.
Senza remore, davanti all’improvvisata platea di amici estasiati, ritornava… bambino!
Era raro che un uomo visibilmente maturo si esponesse così in … pubblico!
Ho sempre sospettato, però, che il Gino pubblico non collimasse con quello privato. La sua estroversione da un lato e , di contro, un diario intimo riservato, indecifrabile. Così i suoi dati anagrafici, le sue passate attività lavorative (ACI esclusa), la sua anamnesi sanitaria, i suoi affetti passati e presenti.
Ma in fondo in fondo ci piaceva supporre , presumere, immaginare, non chiedere. Ci incuriosiva il personaggio. Ci stupiva vederlo passare in una delle sue particolarissime auto vero oggetto di attenzione e di cura maniacale . Era sempre pronto a rilevare ogni anomalia perchè pregiudizialmente convinto dell’inaffidabilità delle case produttrici del mezzo .Di conseguenza provvedeva a “serrare” manualmente le centinaia di bulloni esistenti, controllare con la prova della “bottiglia” (tenuta da Giorgio e Marco fuori dal finestrino) il consumo di carburante e, penso unico al mondo, verificare, ebbene si, la lunghezza dell’auto. Puntualmente, dopo le tante lagnanze, desolato, avrebbe cambiato mezzo…tra la contentezza dei concessionari! Era così… schiettamente eccessivo.
Da qualche tempo si è assentato. Ancora non ci liberiamo della nostalgia delle sue “fissazioni”, del suo fiero rifiuto della piaggeria e della sua distanza dal conformismo insomma del suo modus vivendi.
Di sicuro continua ad intrattenere e a sorprendere; ad effettuare lo “stop” della monetina, a distribuire ricci a signore divertite, ad essere elogiato per le sue “imperfezioni” e a ricevere forti strette di mano come quelle che noi seppur idealmente continuiamo a dargli.

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