… Chi può aver reso necessario parlare di un’isola senza tener conto che, qualsiasi isola per avere ragione di esistere presuppone il continente? Del mare non occorre precisare quale, solo avere la certezza che, se non vi è continente non può esservi isola. Dal dubbio di una chiara risposta ecco apparire la categoria di pensiero e a palesarsi e ad opporsi con la possibile spiegazione e nell’individuazione del colpevole. Continua a leggere “Cronaca”
… beata leggerezza. Di chi esce da un garbuglio di parole senz’anima e si arrende al silenzio di un racconto; di chi fa della musica l’antidoto per ogni prigione; di chi smette di essere e cerca di diventare; Continua a leggere “Virgolette”
– “L’intervista chi facisti supra ‘u ggiurnali l’hanno letta tutti”
– “E c’era bisogno di guardare il giornale per sapere come la penso?”
– “Chi tti mintisti in testa? Hai perso un figghiu. Che bisogno c’è di fare tutti ‘sti sceneggiati ch’i giornalisti? I figghi morti si piangono con dignità, lontano dalla gente”
– “E quale fusse la ddignità? Stare chiusa a casa a piangere sapendo che Giuseppe me l’hanno ammazzato? Me’ figghiu unn’é mmortu ‘i malatia. L’ammazzaru’ i mafiusi” Continua a leggere “Felicia”
La filosofia m’affascina perché m’invita a pensare, a dialogare, a dire. È fitta di grovigli, di inestricabili umani particolarismi e riferimenti a ideali tradizionali venuti meno col subentrare dell’uomo moderno che – per effetto di una logica astratta – lascia cadere nel vuoto il mondo dei supremi valori che considera del tutto superati, movimento «inarrestabile» per Nietzsche, anche perché il filosofo s’affida a una concezione secondo la quale l’uomo «conosce abbastanza per non credere più in nessun valore»1. Per il filosofo, dunque, l’uomo non può non errare in un nulla rovinoso, in un’ebbrezza – insomma – che suscita affanni. Concezione inconcepibile, priva di senso, oltretutto legata a un messaggio sbagliato che purtroppo ovunque trovava accoglimento. Continua a leggere “Poesia nell’infinito”
Devo dire che poesia, per essere poesia, deve suscitare emozioni. E questo perché è anima, spirito, pensiero, è insomma bellezza interiore, bellezza priva di ornamenti superflui, pura, perciò figlia di amore. E amore è gioia e amore è bellezza, bellezza divina. Continua a leggere “Cos’è poesia”
Stamane, al risveglio, ho iniziato a pensare a cos’è “comprensibile”. Sono giunto al determinato, cioè a come può essere riconfigurato, a come con il “vedere” e la ricerca dei fondamenti si giunga al ruolo dialogico di un’idea, a come “prendere” una qualsiasi forma e attivarne la vivacità dell’attenzione, “trasformare”. Un esempio? Continua a leggere “Stamane al risveglio…”
Analisi sulle riflessioni di E.M. Cioran in tema di “malinconia e tristezza
di Pierluigi Camboa
Fausto Nazer
In un giorno di pioggia come quello odierno la greve pressione sulla psiche del grigiore diffuso del cielo mi spinge a fare un’analisi profonda sulle differenze e sulle analogie tra la malinconia e la tristezza, partendo dalle stupende riflessioni di Emil Cioran su questi due diffusi stati d’animo: “Se la melanconia è uno stato di trasognamento diffuso che non giunge mai a una grande profondità né a un’intensa concentrazione, la tristezza presenta, al contrario, una sorta di serietà ripiegata su se stessa e un’interiorizzazione dolorosa. Si può essere tristi da qualsiasi parte; ma mentre gli spazi aperti acuiscono la melanconia, quelli chiusi fanno aumentare la tristezza. Nella tristezza la concentrazione deriva dal fatto che essa ha quasi sempre una ragione precisa, mentre per la melanconia la coscienza non saprebbe individuare nessuna causa esterna. So perché sono triste, ma non saprei dire perché sono melanconico. Prolungandosi nel tempo senza mai raggiungere un’intensità particolare, gli stati melanconici cancellano dalla coscienza ogni motivo iniziale, presente invece nella tristezza”. Continua a leggere “Stati d’animo in un giorno di pioggia”
Cosa resterà di treni mai più presi, di aerei che non sono decollati, di baci mancati, di abbracci slegati, di mani slacciate?
Cosa resterà delle parole che non abbiamo detto, dei pensieri sfuggiti, delle carezze non date? Continua a leggere “Cosa resterà?”
Giovanni Pagliarini: Madonna col Bambino, 1854, Olio su tela, cm 126 x 92
Anche se può sembrare strano il testo dell’Ave Maria non è stato creato prima o dopo o in contemporanea al Padre Nostro, anzi un primordiale testo, padre di quello che conosciamo noi, non esiste affatto.
Il testo che noi oggi recitiamo tutti a memoria oltre ad essere lineare, sinuoso, melodico e a realizzarsi sulle nostre labbra senza che ce ne rendiamo conto è composto di tre parti, che sono
1. il saluto dell’ Arcangelo Gabriele: “Ti saluto, piena di grazia, il Signore è con te”, così come lo riporta Luca 1,28;
2. il saluto di Elisabetta: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”, così come lo riporta ancora Luca 1,42;
3. l’aggiunta di una intercessione: “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”. Continua a leggere “La Salutatio angelica o Ave Maria”
di Niccolo’ Ruberti
Rimembro ancora quando in secondo liceo mi approcciavo allo studio dei tragediografi greci. Lì per lì ricordo che non mi entusiasmarono, ma principiai ad apprezzarli solo col passare degli anni. Eschilo è il primo che si suole studiare di quel trittico magico (Eschilo-Sofocle-Euripide che risuona poetico quasi come il Triplete dell’Inter del 2010 Coppa Italia-Campionato-Champions League): ebbene, il leitmotiv delle sue tragedie era un gesto tracotante da parte dell’uomo (ah la famosa ὕβϱις…) che scatenava l’ira degli Dei, e da ciò scaturiva per l’uomo stesso un processo di πάθει μάθος (pathei mathos), apprendimento con la sofferenza, locuzione a mio avviso bellissima e quasi onomatopeica, perché l’allitterazione della theta è esegetica dello sforzo che deve compiere l’uomo per espiare le proprie colpe; che poi, in visione un po’ meno pagana, non è tutto così diverso dalla concezione dantesca: Dante che deve attraversare tutto l’inferno ed il Purgatorio per giungere alla Salvezza Eterna della propria anima, potendo finalmente mirare Dio in tutta la sua grandezza, in un susseguirsi di avventure ed incontri caratterizzati tutti dal fenomeno del contrappasso. Continua a leggere ““Ognuno di noi, da solo, non conta niente””
Non è ancora giorno ma sono già sveglio, e ho una strana agitazione addosso. Provo a scrivere con la stilografica sul mio taccuino. È da troppo tempo che il numero delle pagine bianche è invariato e da altrettanto tempo ho scoperto che un taccuino da scrittore fa scena ma non è, di per sé, un catalizzatore di buone ispirazioni. Ascoltare il pennino che graffia la carta, lasciando inciso il suo segno nero, però fa compagnia. L’odore di tipografia dell’inchiostro liquido è evocativo, quasi inebriante. Continua a leggere “Non è ancora giorno, non è ancora tempo.”