Architettura, Arte, Cultura salentina

Il Green Man di Santa Croce a Lecce

di Paolo Marzano

All’interno della Basilica di Santa Croce a Lecce ho individuato un “Green Man” (volto fogliaceo e/o bocciolo) che, rispetto alle decine e decine di diversa grandezza dell’esterno, ritengo sia troppo vicino al luogo più importante dell’intera chiesa per non essere stato scelto a tale proposito per quel posto e dunque “caricato”, di un messaggio fondamentale da scoprire e tradurre, come concetto di un discorso più ampio.

il volto del Green Man
il capitello col Green Man

Da tempo cercavo di comprendere il complesso messaggio della facciata di una delle chiese più strepitose d’Italia e non soltanto. Arrivai, circa due anni fa, ad una probabile ipotesi, quella che in effetti allineava diversi dettagli secondo una visione teologicamente ben coordinata. Cominciai allora ad analizzare ogni minimo particolare, in quanto ero ancora più sicuro della continuità di questo linguaggio (di matrice romanica) tra l’esterno e l’interno del tempio.
Alcune conclusioni tratte mi convinsero di insistere e cercare un’indicazione più chiara magari figurata e non solo simbolica, un elemento, un particolare, un dettaglio all’interno della chiesa che avvertisse del semplice ma determinante messaggio deciso dai celestini e rappresentato secondo le regole che avevano selezionato per suggerire la strada migliore per la salvezza dell’anima. Non era solo un’indicazione, veniva infatti descritto da alcuni indizi, che leggevo chiari, un percorso suggerito al fedele, solo se predisposto a seguirlo.

Dopo due anni di indagini bibliografiche e di ricerca sull’estesa letteratura, durante alcuni rilievi fotografici utili ad aggiornare gli studi fatti, trovai il dettaglio tanto atteso. Mi soffermai su un volto tra i tanti. Era della stessa grandezza però differente dagli altri che rappresentano gli apostoli sui capitelli delle 12 colonne e che guardano il centro della navata.
Tale volto ha lo sguardo invece diretto verso l’uscita, dunque volge le spalle all’altare. Infatti, posto proprio alla soglia del transetto, a ridosso della serie binata di colonne con impressi i simboli degli evangelisti, assume una posizione per nulla marginale; può essere visto da tutti i fedeli; così volevano e avevano predisposto (a quanto pare) i celestini.
Il volto del “Green Man” celestino non possiede un’aureola come è evidente con i volti degli apostoli, ma una corolla. E proprio come da una corolla/corona più grande, è cinta tutta la sua testa. Il volto non è simmetrico; il suo baffo sinistro, ormai visibilmente tramutato in foglia, scende verticalmente arricciandosi e diventando anch’esso un tralcio unito alla foglia laterale della testa. L’occhio corrispondente, se si osserva bene, è più aperto o più grande, comunque soggetto a mutazione. Dunque fugge lo sguardo dall’altare esattamente come fanno i sei grandi ‘profili/bocciolo’ dolenti, all’esterno che a loro volta fuggono dal guardare il rosone centrale.
Se mancasse qualche indizio in più sulla veridicità della scoperta, una molto probabile conferma del particolare trattamento di questo originale capitello, è data anche dalla serie di cherubini alla sua base che prepara quel singolare “segnale”. Osservando bene, posseggono anch’essi, invece delle aureole, delle elementari, fogliacee, curiose corolle.
La ricerca continua…
per approfondimenti:
P. Marzano, Santa Croce a Lecce. Dall’esorcismo ‘meridiano’ all’emblematico fasto antiquario di ‘buona maniera’, in RICCHE MINERE – Rivista trimestrale di Storia dell’Arte, Scripta Edizioni, Anno IX n.18, Cannaregio (Ve), 2022.
V. Cazzato, M. Cazzato (a cura di), Atlante del Barocco in Italia – Lecce e il Salento, Roma 2015.
A. Cassiano, V. Cazzato (a cura di), Santa Croce a Lecce – Storia e Restauri, Galatina 1997.

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