Architettura, Cultura salentina

Il Palazzo Ducale di San Cesario di Lecce (Parte II)

di De Florio Pietro

Fig. 8 – Portale

Il Portale 

In stile rinascimentale è la parte più significativa dell’intero edificio, iniziando dal basso, i quattro basamenti delle colonne sono alti sette moduli, le corrispondenti colonne binate corinzie ne misurano venti (un modulo corrisponde al raggio della colonna, secondo il trattato del Vignola) [Barozzi detto il Vignola 1565, in Laudisa 1969, II, p. 141 – 143], per 1/3 sono rudentate e scanalate (fig. 8).

Cinque plinti sorreggono il balcone di cui quattro poggiano sugli abachi dei capitelli, il fregio è liscio, mentre la modanatura nella prima fascia evidenzia una decorazione a dentelli, ovoli e a modiglioni fogliati. Tra le due coppie di colonne si apre il portale archeggiato a tutto sesto impostato su semplici piedritti (fig. 9). Una testa di leone prominente (fig. 10), alla chiave d’arco, sostiene simbolicamente abaco e plinto centrale, una trovata originale, vale a dire la potenza e la forza del leone che preserva il palazzo contro il male che “si annida nelle pieghe della città” [Marcucci 2009, p. 174]. Più in su al centro si nota un putto con le braccia alzate che dispiega alle spalle un panno (fig. 10), iconografia rara, ci si azzarda a pensare alla tunica di Giuseppe macchiata di sangue e mostrata a Giacobbe [Genesi 37, 31 vedere relativa nota], forse simbolo di buon viatico (ma solo un’ipotesi suggestiva).

Fig. 9 – Balcone centrale e portale

Al centro del balcone si apre la grande porta – finestra a timpano lineare (fig. 16) e proseguendo con lo sguardo verso l’alto, spicca l’emblema araldico dei Marulli raffigurante un leone posto sotto la croce di Malta. Il blasone viene esaltato da una cornice a festoni, simbolo di abbondanza e da 4 putti di cui 2 reggono l’emblema gli altri la corona ducale che disinvoltamente interrompe la preesistente sequenza degli archetti pensili (di derivazione stilistica romanica, citazione esemplare dalla vicina chiesetta di San Giovanni evangelista)

(fig.1).

Fig. 10 – Putto e testa leonina prominente

Il sistema portale, secondo il Laudisa [Ivi pp.142 -146],  ha dei precedenti illustri e fonti di ispirazione tratti dal Rinascimento italiano metropolitano, ma senza andare tanto lontano, un rapporto più immediato si può avere con l’Arco di Trionfo di Carlo V a Lecce, opera di Gian Giacomo Dell’Acaya che mostra alcune somiglianze con San Cesario: colonne binate, arco a tutto sesto e complessiva impostazione strutturale, sebbene a Lecce le dimensioni siano monumentali.  Può darsi che il sistema portale del palazzo dei Marulli sia servito da prototipo, pur con diverse configurazioni, per Porta Rudiae e, in misura minore, per quella di San Biagio agli inizi del ‘700 a Lecce. Nel primo caso viene mantenuto lo schema delle colonne corinzie binate su alti basamenti e plinti terminali sporgenti su abaco, nel secondo le colonne diventano doriche e la trabeazione viene scandita da un fregio con triglifi, il tutto dal gusto neoclassicheggiante.

 

L’Androne

Fig. 11 – Volta androne e articolazione lunettata

Dal portale si accede al grande androne voltato a botte, risulta impostato su cinque lunette per lato a sesto acuto e cadenzato morbidamente da chiaroscurati archi di volta sfaccettati [Ivi I, p.19] poggianti su peducci, capitelli a foglia d’acanto e trabeazione (fig. 11).

Fig. 12 – Volti nella pietra

L’androne che conduce al cortile è percorso in senso longitudinale da tre file di festoni vegetali, quello principale corre al colmo dell’intradosso della volta, gli altri due paralleli, uno per lato, scorrono più in basso lungo i fianchi (fig. 11). Questo motivo decorativo e strutturale, di origine riccardiana tardo cinquecentesco, si può notare in Santa Croce a Lecce e in altre chiese salentine posteriori fin dai primi ‘600. Calvesi e Manieri Elia [1971, p.24], secondo quanto riporta dal Laudisa [1969, II, p.147], avanzano l’ipotesi che il palazzo di San Cesario fosse opera di Giovan Battista Genoino [De Pascalis 2001, p.81], in quanto esisterebbe una correlazione stilistica con i festoni assiali della volta nella cattedrale di Gallipoli, da lui realizzata, ma nel palazzo ducale di San Cesario, l’impaginazione decorativa magico – simbolica del soffitto a botte, genera un qualcosa di diverso e originale. Inserito tra la vegetazione dei festoni si snoda un mondo scolpito di volti di donne, uomini con le più disparate espressioni, si vedono anche “mostri”, fanciulli, demoni, pigne e altri frutti dal benefico simbolismo propiziatorio (fig. 12). Le fasce decorative laterali procedono lungo i conci alle reni degli archi, cioè nel punto strutturalmente più critico della copertura arcuata, insinuandosi tra le unghie delle volte (fig. 11), in altre parole, il simbolismo positivo delle figure sarebbe un rinforzo allegorico a garanzia della stabilità dell’intera struttura.

Fig. 13 – Dioniso – Bacco

Tra la schiera di guardiani della soglia, cioè di coloro che proteggono l’edificio dagli spiriti nefasti e dal caos esterno, spicca la maschera di un possibile Dioniso/Bacco (fig. 13), cioè il dio della fertilità, dell’ebbrezza e della forza vitale. L’antico mume veniva venerato in forma di toro o capro (infatti si notano accennate le corna come i satiri), qui ha la testa teriomorfa raggiata inserita in un fascio di foglie, il volto vagamente somiglia a un sole (era figlio di Zeus), la bocca aperta sta significare che divora l’uomo per farlo rinascere, (un po’come le maschere sputaracemi) e, i denti in evidenza, simboleggiano morte e rinascita, perché sono la parte più duratura del corpo dopo la morte [Marcucci 2009, p. 92]. Un’altra maschera (fig. 12) con tratti simili alla precedente è, invece, un mostro – diavolo o, meglio, il guardiano della soglia che incute timore e tiene lontano il maligno, si susseguono volti di uomini, giovane donna, bambina e, considerate le espressioni, potrebbero essere persone vere, forse della cerchia del palazzo, nel ricordo adibiti a svolgere magicamente su pietra, la funzione apotropaica di ausilio ai guardiani della soglia (fig.12).

Fig. 14 – Blattmaske occhialuta

Queste figure, per così dire, dai tratti realistici mostrano una qualche comunanza con il monacello o lauru che nella tradizione antropologico – culturale salentina era il padrone fantastico della casa, deputato alla sua protezione, risaliva al lares domestico romano, cioè il buon genio tutelare della famiglia. Il monacello o lauru è uno spirito familiare, compie le proprie gesta all’interno dell’abitazione, ma può essere dispettoso, pertanto, eventualmente va tenuto a bada con amuleti e talismani [Gigli 1893; La Sorsa 1945, pp. 210-211; De Martino 1959, pp. 72 -80, vedere la relativa nota di approfondimento].

Fig. 15 – Pozzo nel cortile

Tra pomi e foglie spunta anche una testa fogliata barbuta, digrignante e occhialuta, esibisce la bocca “degli inferi aperta”, ma è anche una bocca capace, con denti e lingua in evidenza, di giudicare (fig.32). È la sapienza del diavolo capace di soggiogare il mondo (dopotutto Dio è il bene e il mondo nulla, perché corruttibile è giusto allora che questo rimanga nelle mani del diavolo. Una certa tradizione letteraria e filosofica esaltava l’intelligenza del diavolo e la sua eccezionale abilità. Per esempio molte costruzioni come ponti del diavolo, torri come il campanile di Soleto ecc. sembrano superare le capacità dell’uomo, quindi frutto di attività diabolica) [Kolakowski 1978, IV, pp. 710 – 711, 721], un demone intellettuale (di platonica memoria) [Platone Simposio, pp. 201d – 2012c] che qui assume l’aspetto di blattmaske (fig.14), poiché ha il capo coperto di foglie, simbolo di rigenerazione e rinascita. Inoltre, come sostiene la Marcucci, la presenza degli occhiali va letta in chiave alchemica, poiché maghi e alchimisti medievali cercavano di trasformare i metalli in oro, così per analogia, l’uomo – materia si potrebbe trasformare in oro, vale a dire in essere spirituale e solare [Marcucci 2009, p. 238], basti pensare alla diffusione di figure occhialute nelle sculture barocche salentine a cominciare da quella più antica scolpita sulla guglia di Soleto del 1367.

Comunque una tradizione alchemica nel sud e nel Salento era presente nei sec. XV e XVI (da derivazione rinascimentale, come prerogativa demiurgica dell’uomo, quando si pensava che da un’unica materia aristotelica, sarebbe bastato rimuovere certe forme, per ottenere l’oro) [Rossi 2006, I, pp. 31-34], con Matteo Tafuri a Soleto e il napoletano Raimondo Sorgi [Marcucci 2009, pp.197-200]. Gli occhiali sono il simbolo della sublimazione (concetto chimico), in altre parole il guardiano occhialuto di San Cesario è un essere in possesso del sapere magico – sapienziale e, al contempo, elemento propiziatorio [Biedermann 1991, p. 331].

 

Il Cortile

Superato l’androne, nel cortile si incontra un grazioso ed elegante pozzo d’ispirazione rinascimentale, un oggetto dalla linea sobria, coperto da un cupolino a padiglione decorato a foglie e sormontato da una statua femminile datata 1719 (fig. 15).

In contrasto alla semplicità della vera, sul fregio rivolto verso l’entrata si vede scolpita la figura di un demone – mostro a bocca aperta, denti canini appuntiti in evidenza, occhi cerchiati e minacciosi, orecchie a punta. Ai lati del volto si sviluppano, con un andamento serpeggiante, delle semigirali a foglie d’acanto e rosette floreali, formando all’estremità due pesci che si inarcano verso l’alto (fig.16). Questa volta il guardiano – demone – mostro non sputa o infagocita ghirlande e foglie, bensì l’elemento vegetale nasce spontaneamente, come un prolungamento ai lati del volto, in una specie di gemmazione. Le sue orecchie appuntite ricordano il dio Pan e i satiri del corteo che accompagna il Bacco/Dioniso, dopotutto l’orecchio nell’ottica cristiana, ode il verbo della creazione e avverte il soffio vitale penetrante nelle creature [Cooper 1987]. Lo sviluppo decorativo termina nei due pesci disposti l’uno opposto all’altro, sono simbolo di fertilità (in quanto fallici), anche per la vicinanza del benefico influsso delle acque. Sono pesci alati, quindi tendono verso l’alto, ciò sta a significare l’innalzamento della materia verso lo spirito, in  termini strettamente cristiani il pesce significa resurrezione (episodio biblico di Giona) e il  Battesimo [Hall 1981]. Insomma il mostro si purifica (avendo già in sé la potenzialità di astergersi nel pozzo) e diventa, in questo frangente, il guardiano della soglia e delle acque.

Fig. 16 – Fregio figurato del pozzo

Nel fregio di destra, da una conchiglia vengono fuori, disposti simmetricamente, due draghi e, come nell’episodio precedente, si avvera l’atto purificativo e detergente. Il drago nella tradizione cristiana è associato al diavolo e al maligno, ora, però, viene esorcizzato dalla potenza vivificatrice della conchiglia.

 

Bibliografia e note

  • Giacomo Arditi, La Corografia Fisica e Storica della Terra d’Otranto, Stabilimento Scipione Ammirato, prop. Leonardo Cisaria, 1879 – 1885.
  • Vincenzo Cazzato, Dal Castello al Palazzo Baronale: Casistica delle Trasformazioni e Urbanistiche , in Dal Castello al Palazzo Baronale. Residenze Nobiliari nel Salento dal XVI al XVIII secolo, a cura di Cazzato, Vita Basile, Congedo Galatina, 2001.
  • Luigi Carducci, Storia del Salento, vol. II, Congedo Galatina, 2006.
  • Andrea Palladio, I Quattro Libri dell’Architettura (1570) a cura di Licisco Magagnato, Ediz. Polifilo Milano, 1980, libro I cap. XXIII, XXI.
  • Cosimo De Giorgi, Bozzetti di Viaggio nelle Province di Brindisi, Lecce e Taranto, edizione a cura del “Quotidiano di Puglia”, Grifo Editore Lecce, 2023
  • Heinrich Wölfflin, Concetti Fondamentali di Storia dell’Arte (1929), presentaz. di Nicco Fasola, traduz. Rodolfo Paoli, Neri Pozza Editore, Vicenza, 1999.
  • Giulio Laudisa, Il Palazzo Ducale di San Cesario di Lecce I, II,“La Zagaglia”, n. 41, Marzo, 1969.
  • James Hall, Dizionario dei Soggetti e Simboli nell’Arte,  Longanesi Milano, 1983
  • Marosa Marcucci, Civiltà della Pietra Leccese, Congedo, Galatina, 2009.
  • Platone, Opere Complete, Simposio, traduz. Piero Pucci, Laterza Bari – Roma, 1981
  • Ovidio, Le Metamorfosi, introduz. Giampiero Rosati, traduz. Giovanna Faranda Villa, note Rossella Corti, BUR Rizzoli, 1997, VI, 70 – 85, in cui si dice che davanti al giudizio degli dei Nettuno / Poseidone fece scaturire dalla terra dell’acqua di mare, mentre Minerva /Atena produsse un albero d’ulivo segno di pace e prosperità guadagnandosi la vittoria
  • Michel Foucault, Storia della sessualità, (1976), traduz. Pasquale Pasquino, Giovanna Procacci, Laura Guarino, Feltrinelli , Milano, 1994. Cfr. Alfonso De Liquori, Istitutio catechistica, Opere, vol III, Torino, in M. Foucault, cit.
  • Michel Foucault, Storia della sessualità, (1976), traduz. Pasquale Pasquino, Giovanna Procacci, Laura Guarino, Feltrinelli Milano, 1994. Cfr. Alfonso De Liquori, Istitutio catechistica, Opere, vol III, Torino, in M. Foucault, cit.
  • Girolamo Marciano, Descrizione, Origini e Successi della Provincia d’Otranto con l’aggiunta del filosofo e medico Domenico Tommasi, Napoli, Stamperia dell’Iride, 1885.
  • Jacopo Barozzi, detto il Vignola, Regola delli Cinque Ordini d’Architettura (1565)
  • Genesi, 37, 31. Fatto interpretato dalla Chiesa, come la prefigurazione della venuta di Cristo e, nell’episodio di Giuseppe venduto dai fratelli, è auspicio di buon viatico, considerata la collocazione del simbolo
  • Maurizio Calvesi, Mario Manieri Elia, Architettura barocca a Lecce e in Terra di Puglia, Bestetti Roma, 1971, p. 24 (Evidentemente il Laudisa si riferisce a uno scritto precedente del Calvesi e Manieri, tuttavia la questione è riportata anche nella pubblicazione del 1971)
  • Donato Giancarlo De Pascalis, L’Arte di Fabbricare e i Fabbricatori, Besa Nardò, 2001, p.81
  • Giuseppe Gigli, Superstizioni Pregiudizi e Tradizioni in Terra d’Otranto (1893), A. Forni Edizioni, Bologna, 1970.
  • Saverio La Sorsa, Reviviscenze Romane, Casa Editrice Gioconda, Bari, 1945, pp. 210 – 211.
  • Scrive Ernesto De Martino in Sud e Magia (1959), Feltrinelli Milano 1976, pp. 72 -80 : “Questi spiriti non sono moralmente aberranti né invadono la presenza individuale lasciandola praticamente senza margine, come si verifica per la possessione: al contrario sono spiriti benevoli intervengono nella vita familiare per ammonire e avvertire, e si atteggiano in tutto come veri e propri spiritelli domestici, e si atteggiano zelanti”. Riguardo alle figure mostruose e teriomorfe, riproponendo e adattando lo schema antropologico interpretativo demartiniano si potrebbe dire che gli esseri negativi, nella nuova veste di guardiani svolgono una funzione di protezione magica o “metastorica” in cui l’individuo o la propria abitazione non sono in balia del nulla, ma rientrano in un ordine superiore, appunto metastorico. Quindi i guardiani agiscono “così come” era la loro originaria funzione malefica, però, ribaltata o risolta in protezione magica attuale, una specie di riconversione, impedendo al negativo di espandersi e penetrare. Si attua così la “destorificazione del divenire”, ovvero un regime protetto di esistenza consentendo all’individuo di “stare nella storia come se non ci stesse”.
  • Leszek Kolakowski, Diavolo, “Enciclopedia Einaudi” Vol. IV, 1978
  • Paolo Rossi, Il Fascino della Magia e l’immagine della Scienza, in Storia della Scienza, a cura di Rossi, vol. I, Le Rivoluzioni Scientifiche: dal Rinascimento a Newton, Utet, 2006, pp. 31-34.
  • Hans Biedermann Enciclopedia dei simboli, Garzanti Milano 1991, p. 331
  • Campbell Cooper, Dizionario dei Simboli, “Orecchio”, traduz. Silvia Stefani, Franco Muzzio Editore Padova, 1987
  • James Hall, Dizionario dei Soggetti e dei Simboli nell’Arte, “Pesce”, introduz. Kenneth Clark, traduz. Mary Archer, ediz. ital. a cura di Nello Forti Grazzini, Longanesi, Milano, 1981

 

Elenco foto con didascalie.

Fig. 1 Veduta generale e ripartizioni in rettangoli della facciata.

Fig. 2 Doccione terminale e statua di uomo illustre

Fig. 3 Bordo pavimento balcone centrale e balcone lato sinistro

Fig. 4 Balcone facciata laterale, telamone – mensola – arpia

Fig. 5 Balcone facciata laterale maschere – guardiano..

Fig. 6 Ercole e Venere – Afrodite

Fig. 7 Nettuno – Poseidone e Minerva – Atena

Fig. 8 Portale

Fig. 9  Balcone centrale e portale.

Fig. 10 Putto e testa leonina prominente

Fig. 11 Volta androne e articolazione lunettata.

Fig. 12 Volti nella pietra

Fig. 13 Dioniso – Bacco.

Fig. 14 Blattmaske occhialuta

Fig. 15 Pozzo nel cortile

Fig. 16 Fregio figurato del pozzo.

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