Recensioni

Su Michela Murgia: Il mondo deve sapere

di Elena Tamborrino

A marzo scorso è uscito un articolo di Gianni Bonina su Doppiozero, che -generando molte polemiche- ha assimilato un nutrito gruppo di scrittrici (Alessia Gazzola, Cristina Cassar Scalia, Nadia Terranova, Stefania Auci, Melissa Panarello, Catena Fiorello, Viola Di Grado, Veronica Tomassini, Elvira Seminara, Francesca Maccani, Costanza DiQuattro, Simona Lo Iacono, Tea Ranno, Silvia Avallone, Chiara Valerio, Chiara Gamberale, Michela Murgia, Federica Bosco, Viola Ardone, Erin Doom, Felicia Kingsley, Hazel Riley, Bianca Marconero quelle citate da Bonina) alla frequentazione di un solo genere: “la differenza tra autori e autrici è in ciò, che i primi frequentano più generi, perlopiù il thriller, mentre le seconde si sono ancorate a uno solo: appunto il romance”.
Non mi voglio accodare alle critiche mosse all’autore di questo articolo davvero discutibile, soprattutto per il tono perentorio di certe affermazioni, ma siccome vedere accostato il nome di Michela Murgia al genere romance mi ha fatto sorridere, se non proprio ridere, ho pensato a lei, a quello che ha scritto, alle molteplici attività scrittorie in cui è stata impegnata.
Michela Murgia esordisce nel 2006 con “Il mondo deve sapere” e la sua carriera la vede scrivere non solo narrativa, ma anche saggistica e teatro; è stata attivista e autrice di podcast, opinionista e critica letteraria, sempre impegnata in prima linea sui temi sociali di più stretta attualità. Pensare a lei come a scrittrice di genere romance, non è neanche riduttivo, è semplicemente falso.
Ciò detto, mi preme proprio scrivere due parole sul suo libro di esordio, che non si può definire un romanzo: si tratta della raccolta dei post che Michela inizia a scrivere sul suo blog, per raccontare in tempo reale la sua esperienza di telefonista e procacciatrice di appuntamenti di vendita per una società americana che vendeva un aspirapolvere dalle mirabolanti funzioni, il famoso Kirby. Il sistema di vendita della società Kirby è il classico multilevel, piramidale: dall’ultimo telefonista al Presidente della società, tutti devono ricavare un guadagno. E poco importa se l’ultimo telefonista riesce a racimolare un misero stipendio sulla base delle telefonate fatte a ignoti potenziali clienti, sugli appuntamenti per la vendita che vanno a buon fine, sulle vendite stesse. Chiunque abbia fatto esperienza di un call center, anche solo per sentito dire, sa benissimo quanto può essere frustrante fare centinaia di telefonate, nella maggior parte delle quali ti chiuderanno la cornetta in faccia. Ma il sistema di vendita della Kirby prevedeva un addestramento specifico per i telefonisti, fatto di tecniche di persuasione e di trucchi per raggirare il cliente: di tutto questo Murgia fa la cronaca, in tono ironico e spietato, descrivendo tutto il mondo che ruota intorno al “mostro” Kirby (“Ma cosa fa il Kirby con esattezza? Per esempio aspira la polvere. Ma fa anche i massaggi alla cervicale, stura i lavandini, tinteggia i muri e igienizza il cane e il gatto”), intorno a tutti quei precari che si giocano le giornate di lavoro sul filo di un sì o di un no, intorno a improbabili “capi” sull’orlo di una crisi di nervi. E se il tono in cui Murgia racconta giorno per giorno gli aspetti più inquietanti del suo lavoro, strappando al lettore dei sorrisi anche amari, molto diverso è quello che usa nella prefazione all’edizione del 2016, dove fa una riflessione su quanto ancora ci sia da fare sul tema del lavoro precario, sul tema della flessibilità, che lei definisce a giusta ragione termine ambiguo, sul tema delle pensioni che non arriveranno mai per le nuove generazioni.
Da questo libro Paolo Virzì ha liberamente tratto il suo film “Tutta la vita davanti” (2008), una bella prova attoriale per Isabella Ragonese, Sabrina Ferilli, Valerio Mastandrea ed Elio Germano.
Un libro da leggere, anche perché davvero “il mondo deve sapere” ciò che succedeva quasi venti anni fa e che succede ancora nel mondo del precariato.


Michela Murgia, “Il mondo deve sapere”, Einaudi 2006-2017, €12,00

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