Saggio

Elementi di magia popolare nel mondo contadino del Salento e della Puglia. (Parte prima)

di Gianfranco Mele

“La tarantata Maria di Nardò durante la cura domiciliare”. Quel che vide Ernesto De Martino a Nardò nel pomeriggio del 24 giugno 1959. (Da: Danzare col ragno - Musica e letteratura sul tarantismo dal XV al XX secolo, di Brizio Montinaro, Argo, Lecce)
“La tarantata Maria di Nardò durante la cura domiciliare”. Quel che vide Ernesto De Martino a Nardò nel pomeriggio del 24 giugno 1959. (Da: Danzare col ragno – Musica e letteratura sul tarantismo dal XV al XX secolo, di Brizio Montinaro, Argo, Lecce)

Introduzione

Nel mondo contadino salentino e pugliese sono sopravvissuti una serie di elementi di tipo magico che hanno una diretta derivazione da antiche pratiche pagane. Depositarie di queste pratiche sono “masciàre” e guaritrici che ereditano per via iniziatica antichi rituali tramandatisi in un continuum storico che attraversa secoli e millenni, resistendo ai cambiamenti di tipo sociale e religioso. La maggior parte dei riti è di stretta competenza di queste figure nella loro esecuzione, mentre ve ne sono alcuni esemplificati ed “allargati” alla possibilità d’utilizzo di chiunque, come nel caso del pellegrinaggio oracolare-augurale verso le edicole votive dei santi, che sostituiscono nella devozione e nei rituali magico-oracolari collegati, gli antichi “enodii”.

Masciàre e tarantate

Il fenomeno del Tarantismo, al momento è il più noto e il più studiato e descritto rituale di tipo magico-popolare, pertanto non mi soffermerò in questa sede sulla sua descrizione se non per evidenziarne alcuni aspetti poco considerati in relazione alla “stregoneria” locale. La tarantata è “poseduta” dal ragno e, pur nell’ambito di un rituale di tipo adorcistico, non ha il controllo sull’ elemento magico. Non possiede alcuna conoscenza iniziatica, si manifesta come “tarantata” dopo il morso dell’animale mitico e ne è vittima benchè il rituale musico-terapeutico abbia sostanzialmente la funzione di riconciliarla con l’animale. Non possiede una conoscenza esoterica e non esercita un “potere” derivante dal suo status di tarantata per operare cambiamenti nei confronti di persone e cose o di sé stessa. Al contrario, la “masciàra” agisce attraverso una conoscenza di tipo iniziatico influenzando il destino di uomini, cose e animali, operando malefici o guarigioni, manipolando sapientemente erbe e formule al fine di ottenere risultati. In questo caso la “possessione” è consapevole, volontaria, e non, come nel caso della tarantata, casualmente provocata da un “morso” accidentale, ma frutto di un “patto col diavolo” che sancisce l’adesione ad un credo e ad un percorso di tipo iniziatico che la porterà a far parte della “congrega” degli adepti (di un antico culto, di matrice agraria, che seppur diversamente etichettato, è diretto erede degli antichi culti pagani in onore di varie divinità: Diana, Dioniso, ecc.).

Un altro aspetto della iniziazione “stregonesca” (non sempre e non necessariamente prerogativa di tutti gli iniziati al percorso magico come guaritori/guaritrici) è la partecipazione al “ballo” ovvero a danze e rituali orgiastici attraverso il congiungimento carnale con gli altri iniziati.

In entrambi i casi affiora il tema dell’ eros mediato e manifestato attraverso una “possessione” che lo aiuta ad esprimersi: ma nel caso della tarantata si esprime e si manifesta come quella sorta di “mal di madre” che viene curato attraverso il rituale coreutico-musicale (sostanzialmente le pulsioni erotiche vengono reinterpretate, represse e re-incanalate in un’altra manifestazione). Nel caso della partecipazione degli iniziati (masciàre e masciàri) al “ballo” , invece, l’eros si manifesta e si esprime (e viene “sfogato”) attraverso una cerimonia orgiastica presieduta da un “cerimoniere” (uomo o donna a seconda del rito e delle circostanze) tesa a dar libero sfogo ad una sfrenata sessualità di gruppo.

Nel suo saggio “Tarantismo e stregoneria: un legame possibile”, Maria Rosaria Tamblè evidenzia come elementi comuni a stregoneria e tarantismo, oltre al tema dell’eros, la possessione (morso dell’aracnide – patto col diavolo), la cadenza stagionale dei riti di possessione coincidenti col periodo solstiziale (sia nel caso del tarantismo che in quelli “stregoneschi”) e altri che risultano da comparazioni con il rito del tarantismo e altri rituali analoghi.

Il rito dell’ “albume”

Rito dell'allume
Fig.1: Pratica magica dell’ “albume”, foto e ricostruzione Gabriella Lorusso

Il rito dell’ Albume” detto Ooscopia o Oomanzia veniva eseguito alla vigilia dell’ Ascensione intorno alla mezzanotte per interrogare la sorte. In un contenitore ripieno d’acqua si lasciava cadere l’albume e si interpretavano le forme assunte dalla mescolanza . Nella cultura contadina locale sono rimaste tracce di questa antica pratica divinatoria fino ai giorni nostri (fig.1).

“Lu sutazzu”

La Coscinomanzia era la pratica “magica” de “lu sutazzu” (il vaglio – o setaccio – utilizzato per la cernita dei cereali), una forma di divinazione praticata per mezzo dell’osservazione dei movimenti dell’oggetto, posto in equilibrio attraverso le punte delle forbici piantate nel bordo esterno ((fig. 2 ), oppure, in altre varianti, appeso ad un filo.

La “Santa Monica”

Anche qui siamo in presenza di un culto divinatorio di origini pagane, poi cristianizzato. Del paganesimo, il rituale della “Santa Monica” conserva le caratteristiche di antiche forme di divinazione che in questo caso si esprimono attraverso un misto di pratiche interpretative. Altro elemento peculiare e di stretta derivazione dagli antichi riti divinatori è il crocevia utilizzato come luogo d’elezione per lo svolgimento dell’oracolo.

Il rituale si svolgeva alla mezzanotte a un crocevia (un trivio o un quadrivio) rivolgendo una invocazione alla santa e osservando, per l’ottenimento del responso, ciò che accadeva intorno: l’attraversamento di una persona o di un animale, un verso, un rumore, un suono dovevano essere interpretati come significati in relazione con l’oggetto della “domanda”.

Il rituale era destinato ad ottenere notizie dei propri cari partiti un guerra, ma anche per ottenere risposte a domande intorno ad eventi ed aspetti fatidici della vita (riuscita di un matrimonio, di una particolare impresa, notizie sull’amato o sulla sua corresponsione del sentimento, ecc).

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