Racconti, Scrittori salentini

Santu Paolu della pianura

di Lele Mastroleo

Pasquale Urso: A carte (olio su tela - cm 80 X 60 - anno 2002)

Batte sul petto la mano nera del sacrestano,
vestito come tutti i meriggi della novena,
mentre l’arciprete si aggiusta sul cavallo
tutta la miseria di una messa vespertina.

Strappa la linaria dalle ossa dei morti
la tramontana che dal castello della monaca
sbatte le tende di saccone delle stanze acconzate,
con i copriletti di mammata e sorita scantate.

Lucisce la mattina ai comodi di novembre
e non ricorda mai di apparecchiare salute,
l’odore delle chianche spazzate dalla saggina
dipinge le cosce di una donna che si trascina.

Fatemi entrare è la voce del musicante muto
con la pelle dell’asina incinta o vergine badante,
asciugata alla pietra te lu primo sole di giugno
con le anime chine sulla schiena della erzeguvina.

E’ arrivato anche il barbiere che le cose le sa
e quelle che non si possono dire saranno storia,
e balla camicia bianca da sposa nuova
con solo un lenzuolo a fermare il mondo storto.

Dove sei donna d’amore? che strisci la vagina
sulla faccia, dalla vergogna di un morso
o per l’infamia di quel rapimento che fa ciechi,
di quello strozzato grido che ti rimase nei denti?

Dove sei carne di madonne in nero rassegnate
al lutto dei sensi e alle costipazioni delle notti?
quando morirà la taranta che non cresce
e che fa chiudere gli occhi alla Vergine Santa?

Hai mai visto la notte, calare, su uno specchio di terra ricoperto dagli ulivi?

Quando il sole si posa stanco sulla leggera selva,
spina dorsale della penisola del sale?

Guarda tutti gli apostrofi verdi dei rami,
l’ultima goccia tenace allo scirocco,
i cardi di un giallo secolare che si brunano di tramonto.

Ci troverai tutte le stagioni in un solo sguardo,
e quello sguardo, credimi, mi rassomiglia.

Sulla pianura ora vige l’incanto…

4 pensieri su “Santu Paolu della pianura”

    1. …grazie Adriana,detto da una veneziana trapiantata in Brianza,avendo usato delle immagini molto vicine al “modus dialettale”,vuol dire che quello che volevo dire è “riuscito ad uscire” ugualmente…

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    1. …è vero,Gabriele,la frase di Wittgenstein è molto “conforme” ad alcune nostre “realtà”,anche se avrei usato “sottaciuto” più che “taciuto”.anche perchè tu mi insegni che le cose “sottaciute” arrivano più velocemente alle orecchie di chi deve riceverle.un caro saluto…

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