Cultura salentina

Le fonti della cultura nella società dell’era digitale

Pasquale Urso (acquaforte)
Pasquale Urso (acquaforte)
Chi riesce a coniugare presente e futuro, fondendoli in una passione produttiva per le arti, per la letteratura e per la storia, non si è lasciato sfuggire, in questi giorni, una notizia fondamentale che rappresenta una novità epocale nel modo di veicolare la cultura nel terzo millennio: si chiama iTunes U, ovvero registrazioni in audio o in video di lezioni, messe a disposizione on line dalle istituzioni che le producono per i propri studenti, che possono così riascoltarle tramite gli ormai diffusissimi iPod. Gli americani lo definiscono education-mobile learning, letteralmente studiare muovendosi, ovunque ci si trovi, nella sostanza lo si può fare in autobus mentre si va a scuola, o mentre si viaggia o nel traffico mentre si va al lavoro. Riporto alcuni stralci da diverse testate che hanno trattato l’argomento:


Come scrive il Corriere, le migliori università (in gran parte statunitensi, ma non mancano le eccezioni europee) stanno rendendo disponibili online – a tutti – video, podcast e materiale didattico dei migliori corsi. Tra le università americane che hanno scelto di fornire questo servizio troviamo Stanford University, UC Berkeley, Duke University e il MIT

e ancora il Corriere:

Con il software della Apple e un iPod non c’è più bisogno di seguire le lezioni nelle aule. Con «iTunes U» lezioni gratis per tutti Corsi, dimostrazioni in laboratorio, highlights e tour dei campus forniti dai migliori college e università americane e inglesi. L’esperienza italiana…

Sono numerosi gli anni che mi separano dalle belle giornate passate nelle aule dell’Università salentina, ma non tanti da farmi dimenticare che già allora l’informatica aveva raggiunto risultati importanti, e già allora era possibile realizzare contributi multimediali utili ad agevolare gli studenti nello studio delle materie più disparate.

La pagina iTunes U della Stanford University
La pagina iTunes U della Stanford University

Fu così che in qualità di presidente del Consiglio degli Studenti con l’unanime adesione di tutti i componenti, decidemmo di proporre all’amministrazione l’acquisto di attrezzature adatte alla videoregistrazione delle lezioni e alla successiva pubblicazione online sul sito dell’Ateneo. L’acquisto starebbe stato finanziato da uno specifico fondo dedicato al Consiglio degli Studenti.

Nulla di quanto chiedemmo si concretizzò, un resistente muro di gomma impedì la realizzazione di un progetto che, se portato a termine, sarebbe stato uno dei primi esperimenti in assoluto a livello mondiale e, alla luce delle notizie di oggi, con almeno dieci anni di anticipo sulle tanto sbandierate esperienze di università del calibro della Stanford, della Berkeley o del MIT.

Resta il rammarico per le tante occasioni perse, per l’atavica disattenzione alle dinamiche dell’evoluzione tecnologica in settori strategici per la formazione delle società. Resta il rammarico nel notare che nonostante tutte le successive innovazioni sopravvenute nulla è cambiato e nessun supporto ancora oggi viene reso disponibile agli studenti dell’Ateneo salentino.

Certo segna la sua onorevole presenza un  tentativo effettuato qualche anno fa e rimasto, a quanto sembra di capire, allo stadio di puro esperimento visto che, da oltre due anni, non risulta più alcun aggiornamento.

Spiace constatare come sia difficile per i settori che più di tutti dovrebbero veicolare innovazione e conoscenza aderire a quei semplici meccanismi di piena e consapevole presa di coscienza del proprio, fondamentale, unico ruolo: contribuire alla crescita del territorio di riferimento.

Mi rimane il bel ricordo del caro prof. Salvatore Alessandrì e delle sue lezioni di storia romana; le seguivo estasiato, le registravo, e ancora oggi le ascolto con nostalgia; sorrido alle sue battute, come quando trovandosi la scrivania piena di registratori usava paragonarsi a Gorbaciov; quei media sono ancora, oggi come allora, l’unico contributo tecnologico che gli studenti salentini riescono a procurarsi.

2 pensieri su “Le fonti della cultura nella società dell’era digitale”

  1. Caro Gianfranco,
    il motivo è molto semplice ed è questo: le Università degli Stati Uniti, oltre ad utilizzare le più avanzate tecnologie, mettono lo studente al centro dei programmi e dei grandi progetti (anche per la scelta… dei docenti). Concretamente in quelle Università i docenti sono al servizio dello studente e non viceversa come avviene presso l’Università del Salento e in quasi tutte le altre università italiane. Gli orari delle lezioni, i seminari, gli incontri disciplinari vengono concordati con gli studenti e non imposti. E non è questione di risorse. Basta guardare come vengono utilizzati fondi comunitari naturalmente con le dovute eccezioni (vedi ingegneria, biologia..).
    Non hai messo il dito nella piaga ma nelle… piaghe.
    Nei CdA e nei S.A. i rappresentanti degli studenti o dei sindacati contano poco o quasi niente, si mette a verbale il dissenso ma viene approvato sempre e solo quello che decidono i vertici(adesso forse un po diverso). Il Prof. Alessandrì (non per niente allievo del Prof. Nenci) naturalmente costitutisce una eccezione e il prestigio e l’autorevolezza di cui gode non solo nell’Università del Salento non sono bastati per essere eletto Rettore perchè sono prevalsi altri fattori……. e poi le conseguenze si sono viste dopo……
    Un caro saluto.

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    1. Certo le università degli altri sono sempre le migliori; ma questo è vero solo in parte; ho avuto la fortuna di frequentare una facoltà piena zeppa di docenti di grande spessore, non farò altri nomi per non far torto a nessuno, ma posso testimoniare di essere molto soddisfatto della qualità del loro insegnamento, forse meno, molto meno, della qualità dei supporti didattici che gli stessi riuscivano a mettere a disposizione degli studenti, nel migliore dei casi fotocopie e diapositive; ma questa è un’altra storia… quanto meno lì giravano molti meno figli di quanti non se ne vedano oggi in altre facoltà spudoratamente colonizzate

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